martedì 1 marzo 2016

LA MALEDIZIONE DELL'ABBAZIA DI THELEMA (CAPITOLO VI)

  Il Mistretta prese in mano il mazzo di carte e cominciò a mischiarle. La mano precedente l’aveva vinta Nina, forse perché era rimasta concentrata a contare il numero di briscole che uscivano dal mazzo piuttosto che sul racconto della sua amica, o forse perché così doveva andare. E mentre mischiava molto lentamente chiese alle due sorelle se ci credevano veramente, se davvero credevano a quella diceria della maledizione che gravava sul paese e se erano ancora convinte che quell’uomo che sessantanni addietro era stato cacciato dal paese fosse davvero un satanista.
"Io non so se dentro quella casa si facevano riti satanici" rispose Brigida "e nemmeno se quello era il figlio di satana in persona, un adoratore del diavolo o solo un maledetto imbroglione e pervertito, ma di certo sono successe un mucchio di cose strane. Sia quando era abitata, che quando se ne andarono tutti. E saranno pure dicerie di paese" aggiunse "ma una diceria non dura sessantanni, prima o poi finisce. O No?"
"Prima o poi… " rispose Mistretta
"Beh, questa non è finita, né prima né poi"
"Lasciate questa condizione di innumerevoli limiti" disse Peppina "sia così per tutto te stesso, non hai altro diritto che fare la tua volontà"
Ci fu un attimo di silenzio.
"Non guardatemi malamente" aggiunse "non sono diventata allitterata tutto d’un tratto, è scritto in un libro che mi regalò Lea quando lavoravamo insieme, si chiama il libro della legge e pare che l’abbia scritto quell’essere demoniaco. Ma siccome quella frase mi piaceva l’ho imparata a memoria"
Ci fu ancora un attimo di silenzio rotto dalla voce di Brigida che invitò Michele Mistretta a distribuire le carte.

Si ricominciava a giocare sul serio. 
E nessuno aveva fatto commenti sul suo passato da prostituta.

Il romanzo sarà nelle librerie a partire da Aprile 2016
Potete prenotarlo qui: http://www.edizionileucotea.it