STORIE DI UN GIORNALISTA CON UNA LAUREA IN FILOSOFIA. Assioma di Cole "La somma dell'intelligenza sulla Terra è costante; la popolazione è in aumento"
mercoledì 21 settembre 2016
mercoledì 7 settembre 2016
LUIGI DI MAIO E LE MAIL INCOMPRENSIBILI
La battuta più
divertente che ho letto in questi giorni l’ha detta il Vice presidente della
Camera dei Deputati, tal Luigi Di Maio
che rispondendo a chi gli chiedeva conto della mail del 5 agosto speditagli dalla collega pentastellata Paola
Taverna nella quale lo avvertiva che tal Paola Muraro, assessore della giunta Raggi, era indagata per reati
ambientali, ha risposto: "Ho letto la mail, ma ho capito male".
Ovviamente (almeno così
scrive Di Maio su facebook) su questa risposta che non avrebbe convinto nemmeno
Peppino De Filippo mentre rileggeva la lettera che gli dettava Totò «Il
sistema dei partiti e dell’informazione legata ad essi ha montato un caso
incredibile. E oggi lo sta montando anche su di me».
Ma non solo il
sistema dei partiti, anche Pinzarotti, sindaco di Parma (Tu quoque Brute fili mi) si è scagliato contro il povero Di Maio
accusandolo di “incapacità ed inesperienza”. Come se a leggere una mail ci voglia
esperienza, bah!
Voglio spezzare una
lancia a favore di Di Maio così che non s’abbia a dire che il Vice presidente
della Camera (non mio nonno che non sa come si accende un Pc) non sia nemmeno
in grado di leggere una mail, figuriamoci se dovesse diventare premier
pentastellare.
Anche io ho problemi
con alcune mail che mi arrivano.
In particolar modo
con quelle che mi annunciano di essere stato selezionato ed ho vinto qualcosa
(uno smartphone, una caffettiera, un viaggio nei luoghi più inaccessibili e
addirittura buoni spesa per anni interi). Ebbene, (a quanti di voi è capitato?)
per capire che non ho ancora vinto niente ma che devo partecipare al concorso,
ho bisogno di aprire un link e rispondere ad altre domande (come mi chiamo,
cosa faccio, dove vado la sera, se faccio la raccolta differenziata, se vado in
barca a raccogliere voti… cose del genere). Poi mi scoccio e non lo faccio, ma
insomma, la mail iniziale non è chiara, non si capisce bene, può essere
tranquillamente fraintesa. Uno pensa di aver vinto e invece è stato solo
selezionato.
Lo stesso problema,
secondo me, l’avrà avuto Di Maio. Avrà scambiato la mail della Taverna per un
concorso a premi nel quale, partecipando, si vince un sindaco a Roma. E siccome
il sindaco a Roma i grillini ce l’hanno già, non ha letto attentamente il
contenuto. Sono cose che capitano!
Lo capisco, ha la
mia solidarietà e mi permetto di dargli un suggerimento: faccia come me, non usi le mail per comunicare, rispolveri la vecchia Olivetti.
lunedì 5 settembre 2016
CHARLIE HEBDO: UNA REDAZIONE (SCARSA) DI PUBBLICITARI
Non
ho cambiato la mia immagine nel profilo facebook con la scritta “Je
suis Charlie” quando Il 7 gennaio 2015 due uomini incappucciati e
armati entrarono nella redazione del giornale #charliehebdo e
uccisero 12 persone. Sarò stato uno dei pochi.
Quel
giorno fu bollato come un attentato alla libertà di opinione,
ma io non credo che si possa definire così. Diciamo che fu un
attentato alla libertà di satira. La colpa? Avere offeso con
delle vignette il profeta Maometto.
Per alcuni integralisti musulmani quelle vignette non erano satiriche, ma vere e proprie offese e bestemmie contro il profeta; nella sostanza, c'è chi bestemmia ad alta voce e chi lo fa disegnando.
Per alcuni integralisti musulmani quelle vignette non erano satiriche, ma vere e proprie offese e bestemmie contro il profeta; nella sostanza, c'è chi bestemmia ad alta voce e chi lo fa disegnando.
Quindi,
per alcuni, (a differenza di chi sostiene che la libertà di espressione, opinione etc non ha limiti) la satira (che dovrebbe far ridere) ha un limite che non
può essere valicabile.
Ora,
non volendo scomodare Omero o Aristofane, sennò andremmo troppo
indietro nel tempo, con conseguente analisi dei cambiamenti di usi e
costumi, è fuor di dubbio che l'ultima vignetta del giornale
parigino riferita al terremoto del centro Italia non ha fatto ridere
nessuno.
A giudizio di tutti, se il compito della satira è quello di mettere in ridicolo
personaggi, ambienti o costumi con toni comici o sarcastici e intenti
moralisti, quella vignetta ha fallito il suo scopo e il suo autore ha
frainteso il concetto di satira.
Ma questo, a guardare bene le
vignette di Charlie, capita spesso.
Senza contare che anche la satira è un punto di vista (dell'autore) e quindi sottoponibile a giudizi.
Senza contare che anche la satira è un punto di vista (dell'autore) e quindi sottoponibile a giudizi.
Ma
una cosa ha funzionato benissimo: il messaggio pubblicitario.
Quella
vignetta, pubblicata su un piccolo giornale parigino si è guadagnata
l'apertura di tutti i telegiornali italiani, le dichiarazioni di
indignazione di tutti i politici (dal locale al Presidente della
Repubblica), le prime pagine di tutti i giornali, gli editoriali di tutti gli editorialisti in circolazione e centinaia di
migliaia di post su tutti i social a disposizione del popolo: un
successo che ha riportato l'attenzione della gente su quel piccolo
giornale parigino che dal 2015, dopo aver incassato la solidarietà da tutto il
mondo e milioni di abbonamenti solidali era quasi sparito dalla
circolazione (in quanti se lo ricordavano?).
Ma la
domanda di un buon pubblicitario è: come fare per attirare
l'attenzione su un prodotto?
Nel caso di Charlie, i redattori avranno pensato che era meglio
evitare vignette su Maometto, l'esperienza dice che se si incazzano i
musulmani integralisti non spediscono un comunicato stampa e non fanno una dichiarazione in TV.
Una
vignetta sulla religione cattolica? fatte a centinaia e nessuno si
indigna, nemmeno la Chiesa, questo perché Gesù Cristo è a favore della libertà di satira, il Papa è un tipo scherzoso e i preti non leggono Charlie.
E allora
bisogna puntare su un tema di cui si parla spesso, ciò che nell'immaginario collettivo colpisce la
coscienza.
E al momento il soggetto è il terremoto in centro Italia.
Insomma,
dal punto di vista satirico i disegnatori di Charlie Hebdo sono
proprio scarsi, non fanno ridere, non fanno riflettere, non conoscono
il tema e farebbero bene a rileggersi qualche testo di Bergson o
qualche performance di Lenny Bruce, ma di sicuro sanno come attirare
l'attenzione, anche se...
Lo confesso, ero quasi convinto che i vignettisti di Charlie potessero costituire una buona redazione di pubblicitari per bibite gassate ma poi... un'altra delusione... per rispondere alle accuse piovute da tutto il mondo hanno pubblicato un'altra vignetta in cui si legge (senza nessuna satira e nessun intento dissacratorio) "Non è stato Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è stata la mafia".
Lo confesso, ero quasi convinto che i vignettisti di Charlie potessero costituire una buona redazione di pubblicitari per bibite gassate ma poi... un'altra delusione... per rispondere alle accuse piovute da tutto il mondo hanno pubblicato un'altra vignetta in cui si legge (senza nessuna satira e nessun intento dissacratorio) "Non è stato Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è stata la mafia".
Non si fa! che succede? Vi siete incazzati?
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