martedì 31 maggio 2016

UNA BELLA RECENSIONE SU: ESCAMONTAGE

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Alexander Edward Crowley fu uno dei più grandi satanisti di tutti i tempi. Negli anni ’20, per un periodo di tre anni, si trasferì a Cefalù, in provincia di Palermo, dove prese una casa che denominò abbazia di Thelema e fu il quartier generale di una setta da lui fondata, a base di riti di magia nera, rossa, alcool e droghe. Questa situazione destò grande scandalo nella Sicilia di allora e fu il nascente partito fascista che pose fine a questa esperienza al limite. Tutti gli adepti del mago vennero rispediti a casa loro, assieme al loro capo.
Accursio Soldano, nel suo terzo romanzo “La maledizione dell’abbazia di Thelema” (Leucotea Edizioni) narra la storia di quattro persone, legate da un appuntamento settimanale con una partita a carte. I protagonisti nascondono dei segreti che, in qualche modo, hanno a che vedere con quella strana abbazia, nella convinzione che tutti gli abitanti di Cefalù subirono le influenze di quel posto maledetto, come se un fluido nefasto si spargesse oltre i confini della proprietà.
accursio soldano
L’autore Accursio Soldano
Ma è davvero così? O la mente dell’uomo cerca sempre un capro espiatorio pur di non affrontare il male e la violenza che ha dentro di sé e che non ha nulla di magico, ma affonda le radici nei rapporti familiari malati, nelle invidie e nei soprusi. Esperienze pesanti inconfessate vengono portate sulle spalle come se niente fosse, perché ciò che importa è che la gente non pensi male non sappia la verità. Come se fossero Dorian Gray, tutti i personaggi hanno un’immagine nascosta mostruosa che distorce i tratti sotto il peso di ciò che non è stato affrontato e risolto, ma semplicemente sepolto nelle pieghe dell’anima, perché additare il demone visibile e manifesto è più facile che affrontare i propri. Così ci si tranquillizza, perché gli altri, tutti gli altri, sono peggio di me.
https://escamontage.wordpress.com/2016/05/01/escarubrica-prosa-blues-la-maledizione-dellabbazia-di-thelema-di-accursio-soldano/

lunedì 16 maggio 2016

CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA RAPINA MORALE E MATERIALE

Fra poco, nella bolletta della luce verrà addebitato il costo del canone Rai. L'assioma da cui è partito il Governo Renzi è semplice: se hai la luce hai un televisiore e se hai un televisiore vedi i programmi della Rai, quindi devi pagare il canone.
Ora io credo che questo assioma non sia valido e che la legge sia anticostituzionale. E spiego perché.
Io vado in un negozio e compro un televisiore, ovvero un elettrodomestico atto a ricevere segnali digitali delle TV, lo porto a casa, attacco la presa alla corrente elettrica (che ho) e lo collego ad una antenna che mi serve per captare i segnali video. Sullo schermo di questo elettrodomestico mi appare la scritta “ricerca” e do l'Ok. Il televisiore comincia a fare la ricerca dei canali e me ne trova, ad esempio, 160. Ben centosessanta canali televisivi e fra questi alcuni canali della Rai, ovvero la TV pubblica. Mi dicono che di questi 160 canali che la mia antenna ha captato ed il mio televisiore, quello dentro casa mia, ha memorizzato, bel 154 sono gratuiti, solo 6 sono a pagamento, ovvero quelli della Rai.
Siccome amo un certo tipo di programmazione è ovvio che di 160 TV che trasmettono un segnale e che si sono infilate nel mio televisiore di casa non ci faccio niente. Come fare? Grazie al telecomando ho la possibilità di rimediare a questa invasione.
Fra queste emittenti ce ne sono alcune che io decido di non guardare mai (tipo le tv che trasmettono solo televendite) e le cancello, mentre ce ne sono altre (Rai) che, indipendentemente dal fatto che decido di guardare o di cancellare dalla lista, devo pagare. Tutte le altre sono a gratis.
Insomma, il #GovernoRenzi, considerato che la Rai col suo segnale video arriva pure dentro casa mia e si infila (senza richiesta) nel mio elettrodomestico mi obbliga a pagare per il suo mantenimento (che io segua i suoi canali o decida di cancellarli dalla lista) togliendomi la libertà di scelta e il libero arbitrio.
Questo a me sembra una rapina: morale e materiale.
Sarebbe come se io andassi a comprare un'automobile e il concessionario mi dicesse: “Egregio signore, lei può decidere di mettere la benzina che vuole o lasciare la macchina in garage, ma siccome ha comprato un'auto, deve pagare una tassa fissa alla IP (tanto per fare un esempio).

O sarebbe come dire: “Può votare per il candidato che vuole, ma un voto a Matteo Renzi lo deve dare”

domenica 1 maggio 2016

UNA BELLA RECENSIONE DI ASPETTANDO MR.VOLF

https://escamontage.wordpress.com/2015/06/01/esca-rubrica-prosa-blues-aspettando-mr-woolf/

Dove si risolve il conflitto tra bene e male, tra giusto o sbagliato? E dove alberga la verità?
L’ultimo romanzo di Accursio Soldano “Aspettando Mr. Wolf” (Graphofeel Edizioni) si interroga su questi grandi temi esistenziali, raccontando la giornata particolare di un giornalista siciliano a cui è stato concesso di intervistare in carcere un mafioso, che non si è mai pentito dei suoi delitti.
Ne verrà fuori un dialogo serrato, in cui Aristotele Giordano, un corrispondente per la sezione regionale di una testata nazionale, alla ricerca dello scoop per poter scrivere un libro, si troverà a mettere a dura prova tutte le sue convinzioni, incalzato da Don Fofò Catanzaro, un assassino che sembra avere un concetto di giustizia molto più chiaro di lui.
L’autore utilizza un gergo incalzante, dai dialoghi al cardiopalmo, e manifesta la padronanza del linguaggio teatrale, campo in cui si è distinto come autore.
Il romanzo è anche una dura critica al mondo del giornalismo, un ambito fatto di pezzi cancellati all’ultimo momento perché soverchiati da gossip o da casi più succulenti per la vendita, di bocconi amari da ingoiare, di tentativi di emergere fiaccati dal potere dei raccomandati, che mettono a dura prova l’anelito proprio della professione giornalistica, ovvero la ricerca della verità.
Ed è proprio su questi principi logorati che l’esuberanza e la chiarezza di Don Fofò faranno presa su Giordano, mettendo in crisi le sue idee e lasciandolo debole rispetto alla forza con cui il mafioso ha condotto i suoi delitti.
Il romanzo obbliga ad una verifica anche il lettore che, pur non volendo, si trova a dover guardare i processi del pensiero cosciente sul concetto di giustizia (che mai si ammetterebbe essere a favore della mafia), e, anche non condividendo i metodi, si vede invitato a trovare e fare emergere dalle proprie zone d’ombra, principi ed idee che sembrano essere in perfetta linea col modo di pensare mafioso.
Accursio Soldano
Accursio Soldano
Accursio Soldando è giornalista, scrittore ed autore di teatro. Lavora a Tele Radio Sciacca, città in cui è nato. Ha collaborato con “Repubblica” ed ha vinto premi in campo giornalistico e teatrale.
Il suo primo romanzo è “Il venditore di attimi” (Graphofeel Edizioni) dal quale è stata tratta l’omonima pièce teatrale. E’ autore del saggio “Giuseppe Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti” (Epsylon Editrice), eletto libro dell’anno dall’ Associazione Tradizioni Popolari e di Cultura d’Arte di Sicilia.
E’ autore cinematografico: il suo cortometraggio sui pupi siciliani “Don Turi e Gano di Magonza”, che contiene una delle ultime apparizioni in pubblico del grande Ciccio Ingrassia, ha vinto il Premio Speciale della Giuria per l’eccellenza culturale al Parma International Music Film Festival 2014.
di Laura Bonelli