mercoledì 7 dicembre 2016

PERCHE' RENZI HA PERSO SUL REFERENDUM?

Perché Matteo Renzi è riuscito a perdere un Referendum che gli italiani aspettavano da decenni? Sfido chiunque a dire che fino a pochi giorni fa non si lamentava dell'alto numero di parlamentari e senatori, che non si lamentava degli stipendi che percepivano, che volevano mandarli a casa per direttissima.
Ebbene, arriva uno che chiede: volete abolire il Senato e averne uno dimezzato che non percepisce quegli stipendi? E quasi il 60% risponde NO.
Beh, qualcosa non quadra!
Ovviamente, tutti a citare la Costituzione, la Resistenza, i padri fondatori ma pochi a leggere quello che la Riforma proponeva. Perché, in fondo, non gliene fregava niente a nessuno, era solo l'occasione per mandare un segnale forte all'ex sindaco di Firenze che dopo una campagna pubblicitaria orchestrata ad hoc su alcuni giornali quando era sindaco (intervistato un giorno si ed uno no, anche senza un motivo reale), prima ha messo le mani sul PD e poi sul Governo.
Il voto era: Renzi SI, Renzi NO, e il premier fiorentino per un eccesso di arroganza ha perso.
Quali sono i motivi? Ve li elenco (ma potrebbe essere incompleto).
Troppa presunzione di onnipotenza nella gestione politica (convinto che essendo Premier e segretario del PD poteva vincere a man bassa) 
Una Lotta Continua all'interno del suo partito (a cominciare dal siluramento di Letta per prenderne il posto), 
La difesa ad oltranza di un Ministro (Boschi) che in un Paese normale si sarebbe dimesso all'indomani dell'inchiesta in cui era coinvolto il padre, 
Il decreto Sala Banche volto a garantire il salvataggio di quattro banche italiane in dissesto (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, CariChieti) fregandosene dei risparmiatori che ancora aspettano il risarcimento,
L'abbandono del fronte dei moderati e dei cattolici che dopo il varo della Legge Cirinnà sulle unioni civili e del cosiddetto divorzio breve (che tanto per cominciare ha spaccato la coalizione di Governo, Pd da una parte e NCD dall'altra) ed ha spaccato il paese in due (con manifestazioni di piazza e scontri) gliel'avevano giurata.
Senza contare tutti quegli italiani che per anni hanno visto la TV senza pagare il canone e un bel giorno se lo sono visti recapitare in bolletta.
E l'occasione l'hanno avuta: il referendum che Renzi, in un eccesso di auto-glorificazione si è intestato.
Il prossimo passo sarà quello di togliergli la segreteria del Partito Democratico dove, con la scusa del dibattito interno i suoi esponenti sparano colpi di cannone a questo e quello dimostrando chiaramente di non avere un'unità di idee e di posizione politica.

Il fatto è che la Politica è una cosa seria, ma da un po' di anni a questa parte si è ridotta a pochi tweet con hastag vari.

sabato 19 novembre 2016

SE IO FOSSI BOB DYLAN....

Il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan ha fatto discutere molto.
Alla notizia, il popolo social che non vede l'ora di esprimere una opinione (come ovvio) si è diviso tra favorevoli e contrari, tra quelli che chiedevano e si chiedevano che c'entra Dylan con la Letteratura e quelli che vedevano nelle canzoni di Dylan un livello “alto” di poesia.
Non voglio soffermarmi su questo aspetto.
Se parliamo di poesia, credo che nessuno meriti il Nobel più di Dylan (peraltro scelse di chiamarsi così in onore al poeta, drammaturgo e scrittore gallese Dylan Thomas). Ma finite le manfrine sul “merito” sono iniziate quelle sulla “presenza” o meno di Dylan alla manifestazione di consegna del premio. Il buon vecchio Bob ha dichiarato che non potrà andarci per “impegni presi in precedenza”.
E sono ricominciate le scaramucce tra guelfi e ghibellini.
Ebbene, se io fossi stato Bob Dylan non sarei andato. E vi spiego perché.
Qual è il motivo che costringe uno scrittore, poeta o musicista (in questo caso) a ritirare il Premio Nobel? Fondamentalmente sono tre:
  1. Il prestigio del premio. Considerato il massimo in questo settore
  2. L'impennata di vendite (che siano essi romanzi o commedie o CD)
  3. Il tam tam mediatico che mi permette di farmi conoscere in tutto il mondo.
Il punto 2 non interessa Bob Dylan visto che non si contano quanti milioni di dischi e libri il cantautore americano ha venduto e continua a vendere ancora oggi e la quantità spropositata di concerti che ancora fa!
Non interessa neppure il punto 3 perché le canzoni di Bob Dylan le conoscono persino i bambini che sono ancora dentro la pancia delle donne. (Pare che fare ascoltare alcune sue canzoni ai feti faccia bene al futuro nascituro). Dylan non ha bisogno dell'articolo sul giornale che annuncia il conferimento del Nobel per farsi conoscere: è già abbastanza famoso di suo.
Sul punto 1 il discorso cambia.
Facciamo l'analisi dei nobel per la letteratura degli ultimi anni.
Ve li elenco in ordine.
Nel 2011 Tomas Tranströmer, nel 2012 Mo Yan, nel 2013 Alice Munro, nel 2014 Patrick Modiano, nel 2015 Svjatlana Aleksievič.
Ora, io non credo che prima del conferimento del Nobel, il grande pubblico dei lettori conoscesse questi autori, come non credo che, ancora oggi, in molti hanno un loro libro nello scaffale di casa.
E' naturale che scrittori come Modiano il quale alla notizia ha onestamente dichiarato «Sono felice, ma trovo tutto questo bizzarro» che documentaristi come la Aleksievic, perseguitata dal regime del suo Paese o la canadese Munro (autrice di racconti) si sentano onorati di ricevere il Nobel e lascino tutti gli impegni per andarlo a ritirare, perché per loro vanno bene tutti e tre i punti analizzati in precedenza. E' un riconoscimento di prestigio, venderà un sacco di copie del suo libro e il nome rimbalzerà nel mondo facendo fare la figura degli ignoranti a chi, fino a quel momento non li conosceva.
Certo, confesso la mia ignoranza (non sono un accademico), a parte Mo Yan (ma solo perché vidi il film “Sorgo rosso” di Zhang Yimou), non conoscevo nessuno di questi scrittori premiati col Nobel.
Buon per loro. Ho comprato un loro libro.

Ma dico, se io fossi Bob Dylan, considerate le precedenti assegnazioni, a che mi serve ricevere un Nobel? Per testimoniare cosa, che non si sappia già? Per farmi conoscere da chi, che non mi conosce già? 
Fondamentalmente non mi serve a niente, quindi... se non ho impegni vado, altrimenti, che lo diano ad un altro illustre sconosciuto.

lunedì 7 novembre 2016

QUALCUNO DA AMARE

Nella vita ci sono gli Amori che vanno e vengono, ci sono i grandi amori e le grandi delusioni. 
E poi ci sono donne con le quali non andrai mai a fare una passeggiata, con le quali non scambierai mai un abbraccio o un bacio, forse solo un semplice saluto. Ma che amerai a prescindere! 
In fondo... ognuno di noi ha qualcuno/a da amare!

sabato 5 novembre 2016

AMORE MIO... VAFFANCULO!

In amore, la differenza fra un uomo e una donna sta nei Tempi.
Quando un uomo e una donna si incontrano e capiscono che c'è quel “qualcosa” che li potrebbe avvicinare, che potrebbe far iniziare una bella storia d'amore, la donna (solitamente) aspetta che sia l'uomo a fare il primo passo e a dire il fatidico “ti amo”.
Al "ti amo" lei solitamente arrossisce e risponde: anch'io!
Anch'io... cosa?
Però l'uomo capisce!
In verità, durante questa attesa, la donna cerca in tutti i modi di farglielo capire. 
Per esempio, risponde sempre alle sue telefonate e dopo ogni frase ride divertita per testimoniare che con lui sta bene. Oppure capita (ma proprio per caso) che si ritrovino assieme nello stesso pub a bere una birra.
Certo, a seconda del soggetto capita che Lui perda tempo a dichiararsi, non è sicuro di essere corrisposto e voglia qualche indizio in più, e allora cominciano i problemi. 
Perché Lei vorrebbe dirglielo (lo ha già detto a tutte le sue amiche che hanno espresso un giudizio positivo), ma non si fa, dev'essere LUI a fare il primo passo. 
E si rimane in attesa, come se fosse a fare la fila alla Posta con in mano il numerino aspettando la chiamata!
Sono io, sono io!”
Quando finalmente LUI capisce che i tempi sono maturi (solitamente maturano un attimo prima di passare per scemo) si lancia nella fatidica sera con contorno di passeggiata romantica mano nella mano e finalmente pronuncia la fatidica frase.
Lei sorride, risponde “anch'io” e pensa: “E che cazzo, ce n'hai messo di tempo”!
Fin qui, i tempi li decide (volente o nolente) l'uomo. Perché non è cosa buona che una donna si lanci in... dimostrazioni palesi di sentimento amoroso!
Ora... però... capita che dopo un po' di tempo i due si lascino (non tutti i grandi amori vanno a lieto fine).
Qui i tempi di attesa si accorciano notevolmente e cade l'opzione uomo/donna.
Per iniziare con le parolacce, i rimproveri, le maledizioni, e per augurare che qualche auto lo/a travolga, un masso le cada sulla testa e sfondi quel suo cervello bacato, un treno lo/a investa in pieno, non bisogna aspettare giorni, settimane, mesi, in attesa del fatidico “Vaffanculo”, bastano pochi secondi dopo il tremendo “ci dobbiamo lasciare”.
Questo perché uno dei due soggetti è colto di sorpresa, non se l'aspetta, aveva già fatto gli inviti per il matrimonio, e allora chiede: 
“Perché?”
E mentre fa questa domanda il soggetto che ha davanti è passato, come per incanto, da “amore mio” a “brutto/a stronza/o”.
Io dico che potrei innamorarmi follemente di una donna che venisse da me e mi dicesse: “Senti, pensala come vuoi, io ti amo!”

martedì 25 ottobre 2016

PER CURIOSITA'... FATE SESSO, OGNI TANTO?

La sensazione che si ha, collegandosi a facebook e leggendo i post in bacheca è che i social network siano un po’ razzisti e che a differenza di quel che si pensi, abbiano notevoli limiti nel campo della comunicazione. E’ vero anche che con la scusa della democrazia e del “scrivo quello che mi pare” il livello linguistico si è assestato verso il basso. Questo perché in molti casi chi scrive i post lo fa solo ed esclusivamente per far sapere agli altri che è vivo. 
A volte scrive solo una frase e la lascia a imperitura memoria per amici mai visti, ma quella frase certifica senza ombra di dubbio che è capace di pensare.
Poi ci sono quelli che per darsi un “tono” e ritagliarsi un ruoloscrivono “frasi intelligenti” alle quali sarebbe da rispondere “ma mi faccia il piacere…” ma siccome usano facebook come se fossero su un palco ed i like come se fosse il loro personale pubblico, rispondergli in malo modo sarebbe un porre fine alla recita.  E al divertimento per chi legge.
Che i social network siano razzisti lo conferma le informazioni richieste dal profilo. Sembra di iscriversi ad una lista che ti offre la possibilità di essere vivo. Sono tali e tanti che se Gesù nascesse adesso avrebbe seri problemi a farsi qualche amico e considerati i tempi dovrebbe stare attento a quello che scrive nella sezione informazioni, quella dove c'è scritto chi sei e cosa fai. 
Gesù aprirebbe la pagina:
Dunque: professione...  disoccupato 
Ha studiato presso: istituto tecnico, scuola di falegnameria ... 
Vive a: un po' qui un po' là, diciamo che sono senza fissa dimora e che mi piace viaggiare
E con questa presentazione avrebbe un sacco di “mi piace”, soprattutto da aspiranti artisti e filosofi. Ma si dovrebbe fermare lì, perché se poi cominciasse a scrivere: 
Genitori: papà falegname. 
Ecco, col papà falegname oggi non hai dove andare, un centinaio di “mi piace” verrebbero cancellati automaticamente.
Madre: uhm... una colomba bianca, si insomma, a casa siamo io, il padre e lo spirito santo, che poi è il nome della colomba.
A questo punto gli amici si dimezzano. Se poi, come fra se di presentazione scrive in un post “lasciate che i fanciulli vengano a me” lo denunciano per pedofilia e la polizia postale gli chiude la pagina. 
Questo perché bisogna stare sempre attenti a quello che si dice, non sai mai come può essere interpretato. Ed io credo che sia per questo, per “l’interpretazione”, che sui social network non si scrive di sesso.
Voglio dire. Se ci fate caso, nella bacheca si legge di tutto.  In questo momento, ad esempio, scorrendola c’è la foto di una bella ragazza, il link di un sito web, una frase di autocelebrazione sul lavoro svolto, sei o sette foto di una città visitata da una che non conosco ma che ritrovo in bacheca perché amica di una mia amica, un commento ad una notizia che porta ad altri commenti alla notizia commentata, una notizia sulla guerra in Siria seguita dagli auguri per il nuovo nascituro, il cantante che posta la sua canzone etc…
Certe volte ci sono anche video di ragazzine che picchiano ragazzine, foto di cani abbandonati condite da male parole verso l’autore dell’insano gesto che deve morire fra atroci dolori e in alcuni casi, foto di parenti deceduti che (chissà perché) i propri congiunti mettono su facebook per far sapere (anche a chi non interessa) a che ora è il funerale e quanto dolore c’è in quel preciso momento e sotto quel post uno  con i cuoricini di due che si amano e fanno effusioni in chat mentre qualcun’altra/o maledice l’ex fidanzata/o.
Insomma c’è di tutto, ma non ho mai letto un post con su scritto: Ieri sera mi sono fatta/o proprio una bella scopataSono soddisfatto/a.
Come mai? Troppo pudichi? Non scopate? Avete paura dei like o di qualcuno che possa chiedere i particolari? Insomma… siete venuti o no? E perché non lo comunicate?
Ora… se c'è qualcuno in questa sala, o in tutto il mondo, che trova questa parola, questo verbo venire, indecente, volgare, osceno, decadente, amorale, immorale, asessuale, se il verbo venire lo mette a disagio, se mi giudica volgare perché lo pronuncio davanti a lui, ebbene, probabilmente costui non riesce a venire.

E allora non serve a niente. Perché questo è lo scopo della vita: ricrearla.
(Lenny Bruce)

mercoledì 21 settembre 2016

PREMIO "IL CONVIVIO" PER LA COMMEDIA "BALLATA PER COMICO SOLO"

Gentile Antonino Accursio Soldano,

la Giuria del Premio “Poesia, Prosa e Arti figurative” e del premio teatrale “Angelo Musco” Il Convivio 2016, presieduta da Carmela Tuccari, dopo aver esaminato  gli elaborati pervenuti, ha l’onore di comunicarLe che la sua Opera dal titolo “Ballata per comico solo” è giunta finalista, ottenendo una Segnalazione d’Onore Con dignità di pubblicazione nella sezione “Teatro inedito”. 

Nel congratularmi con Lei per il risultato raggiunto, Le comunico che la premiazione si svolgerà a Giardini Naxos, in provincia di Messina, domenica 30 ottobre 2016 alle ore 9:30 presso l’hotel Caesar Palace, sito in Via Consolare Valeria 130. Per un’ottima riuscita della manifestazione è gradita la Sua presenza che si prega in ogni caso di confermare entro e non oltre il 18 ottobre

La presente comunicazione vale anche da invito, da estendere ai Suoi familiari. A conclusione della cerimonia di premiazione, quale momento di amichevole incontro, sarà possibile pranzare presso il ristorante dello stesso Hotel Caesar Palace

mercoledì 7 settembre 2016

LUIGI DI MAIO E LE MAIL INCOMPRENSIBILI

La battuta più divertente che ho letto in questi giorni l’ha detta il Vice presidente della Camera dei Deputati, tal Luigi Di Maio che rispondendo a chi gli chiedeva conto della mail del 5 agosto speditagli dalla collega pentastellata Paola Taverna nella quale lo avvertiva che tal Paola Muraro, assessore della giunta Raggi, era indagata per reati ambientali, ha risposto: "Ho letto la mail, ma ho capito male".
Ovviamente (almeno così scrive Di Maio su facebook) su questa risposta che non avrebbe convinto nemmeno Peppino De Filippo mentre rileggeva la lettera che gli dettava Totò «Il sistema dei partiti e dell’informazione legata ad essi ha montato un caso incredibile. E oggi lo sta montando anche su di me».
Ma non solo il sistema dei partiti, anche Pinzarotti, sindaco di Parma (Tu quoque Brute fili mi) si è scagliato contro il povero Di Maio accusandolo di “incapacità ed inesperienza”. Come se a leggere una mail ci voglia esperienza, bah!
Voglio spezzare una lancia a favore di Di Maio così che non s’abbia a dire che il Vice presidente della Camera (non mio nonno che non sa come si accende un Pc) non sia nemmeno in grado di leggere una mail, figuriamoci se dovesse diventare premier pentastellare.
Anche io ho problemi con alcune mail che mi arrivano.
In particolar modo con quelle che mi annunciano di essere stato selezionato ed ho vinto qualcosa (uno smartphone, una caffettiera, un viaggio nei luoghi più inaccessibili e addirittura buoni spesa per anni interi). Ebbene, (a quanti di voi è capitato?) per capire che non ho ancora vinto niente ma che devo partecipare al concorso, ho bisogno di aprire un link e rispondere ad altre domande (come mi chiamo, cosa faccio, dove vado la sera, se faccio la raccolta differenziata, se vado in barca a raccogliere voti… cose del genere). Poi mi scoccio e non lo faccio, ma insomma, la mail iniziale non è chiara, non si capisce bene, può essere tranquillamente fraintesa. Uno pensa di aver vinto e invece è stato solo selezionato.
Lo stesso problema, secondo me, l’avrà avuto Di Maio. Avrà scambiato la mail della Taverna per un concorso a premi nel quale, partecipando, si vince un sindaco a Roma. E siccome il sindaco a Roma i grillini ce l’hanno già, non ha letto attentamente il contenuto. Sono cose che capitano!

Lo capisco, ha la mia solidarietà e mi permetto di dargli un suggerimento: faccia come me, non usi le mail per comunicare, rispolveri la vecchia Olivetti.

lunedì 5 settembre 2016

CHARLIE HEBDO: UNA REDAZIONE (SCARSA) DI PUBBLICITARI

Non ho cambiato la mia immagine nel profilo facebook con la scritta “Je suis Charlie” quando Il 7 gennaio 2015 due uomini incappucciati e armati entrarono nella redazione del giornale #charliehebdo e uccisero 12 persone. Sarò stato uno dei pochi.
Quel giorno fu bollato come un attentato alla libertà di opinione, ma io non credo che si possa definire così. Diciamo che fu un attentato alla libertà di satira. La colpa? Avere offeso con delle vignette il profeta Maometto. 
Per alcuni integralisti musulmani quelle vignette non erano satiriche, ma vere e proprie offese e bestemmie contro il profeta; nella sostanza, c'è chi bestemmia ad alta voce e chi lo fa disegnando.
Quindi, per alcuni, (a differenza di chi sostiene che la libertà di espressione, opinione etc non ha limiti) la satira (che dovrebbe far ridere) ha un limite che non può essere valicabile.
Ora, non volendo scomodare Omero o Aristofane, sennò andremmo troppo indietro nel tempo, con conseguente analisi dei cambiamenti di usi e costumi, è fuor di dubbio che l'ultima vignetta del giornale parigino riferita al terremoto del centro Italia non ha fatto ridere nessuno.
A giudizio di tutti, se il compito della satira è quello di mettere in ridicolo personaggi, ambienti o costumi con toni comici o sarcastici e intenti moralisti, quella vignetta ha fallito il suo scopo e il suo autore ha frainteso il concetto di satira. 
Ma questo, a guardare bene le vignette di Charlie, capita spesso.
Senza contare che anche la satira è un punto di vista (dell'autore) e quindi sottoponibile a giudizi.
Ma una cosa ha funzionato benissimo: il messaggio pubblicitario. 
Quella vignetta, pubblicata su un piccolo giornale parigino si è guadagnata l'apertura di tutti i telegiornali italiani, le dichiarazioni di indignazione di tutti i politici (dal locale al Presidente della Repubblica), le prime pagine di tutti i giornali, gli editoriali di tutti gli editorialisti in circolazione e centinaia di migliaia di post su tutti i social a disposizione del popolo: un successo che ha riportato l'attenzione della gente su quel piccolo giornale parigino che dal 2015, dopo aver incassato la solidarietà da tutto il mondo e milioni di abbonamenti solidali era quasi sparito dalla circolazione (in quanti se lo ricordavano?).
Ma la domanda di un buon pubblicitario è: come fare per attirare l'attenzione su un prodotto?
Nel caso di Charlie, i redattori avranno pensato che era meglio evitare vignette su Maometto, l'esperienza dice che se si incazzano i musulmani integralisti non spediscono un comunicato stampa e non fanno una dichiarazione in TV.
Una vignetta sulla religione cattolica? fatte a centinaia e nessuno si indigna, nemmeno la Chiesa, questo perché Gesù Cristo è a favore della libertà di satira, il Papa è un tipo scherzoso e i preti non leggono Charlie. 
E allora bisogna puntare su un tema di cui si parla spesso, ciò che nell'immaginario collettivo colpisce la coscienza. 
E al momento il soggetto è il terremoto in centro Italia.

Insomma, dal punto di vista satirico i disegnatori di Charlie Hebdo sono proprio scarsi, non fanno ridere, non fanno riflettere, non conoscono il tema e farebbero bene a rileggersi qualche testo di Bergson o qualche performance di Lenny Bruce, ma di sicuro sanno come attirare l'attenzione, anche se...
Lo confesso, ero quasi convinto che i vignettisti di Charlie potessero costituire una buona redazione di pubblicitari per bibite gassate ma poi... un'altra delusione... per rispondere alle accuse piovute da tutto il mondo hanno pubblicato un'altra vignetta in cui si legge (senza nessuna satira e nessun intento dissacratorio) "Non è stato Charlie Hebdo a costruire le vostre case, è stata la mafia".
Non si fa! che succede? Vi siete incazzati?


lunedì 18 luglio 2016

RECENSIONE SU TGCOM24

Cinquantʼanni di misteri riemergono nelle partite a carte di alcune comari siciliane in una sorta di gioco della verità. E lʼombra del satanista inglese Aleister Crowley accompagna le pagine del nuovo romanzo di Accursio Soldano

Occultismo, satanismo condiscono le confessioni intime di un gruppo di comari siciliane che si ritrovano a giocare a carte mezzo secolo dopo la cacciata dal paese della setta esoterica fondata dal satanista inglese Aleister Crowley. E nel mezzo di quelle partite serali riemergono ricordi e segreti, scottanti ma mai rimossi: un omicidio, un passato non limpido, bugie, riti orgiastici.
Tutto troverà giustificazione nell'influsso negativo che l’abbazia di Thelema continua a trasmettere nell'immaginario collettivo. Il tempo non ha spento la paura. Né il senso di colpa, diventato così pesante da essere costretti ad ammettere che è stata vissuta una vita fatta di apparenze e che il male può essere ovunque lo si veda. Sono questi gli ingredienti, inquietanti, che riempiono le pagine del nuovo romanzo di Accursio Soldano, "La maledizione dell'abbazia di Thelema", edizione Project.

martedì 28 giugno 2016

LETTERANDO IN FEST 2016



 Si è conclusa ieri sera la settima edizione del LetterandoInFest 2016. 
Un’edizione molto partecipata e ricca di eventi che ha coinvolto quest’anno direttamente circa  120 persone, impegnate  negli spazi della Badia Grande  tra presentazioni, incontri, dibattiti, reading, workshop, proiezioni, mostre ed eventi con al centro il mondo dei libri.  
Si è detto molto soddisfatto Sino Caracappa, patron della manifestazione e a capo della Vertigo srl, la società che gestisce la multisala Badia Grande a Sciacca e che oltre al Letterando ogni anno organizza
anche lo SciaccaFilmFest.
Presentato ieri sera il libro del giornalista e scrittore Stefano Malatesta  “Quando Roma era un paradiso” edito da Skira ed inserito nella sezione che ha caratterizzato l’edizione 2016 “Storie di città”. Oltre a Malatesta, il Letterando ha avuto come ospiti,  sempre per la stessa sezione, nelle precedenti giornate del festival  anche gli scrittori Paola Caridi e Roberto Alajmo. Folto pubblico anche per il “Caffè Letterando”  che ieri sera ha visto come protagonista il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ha presentato il libro-denuncia “Sottosopra. Come rimettere la Sicilia sulle sue gambe” e sala stracolma per la presentazione de “La maledizione dell’abbazia di Thelema”, curata dalla professoressa Alice Titone e dall’attore Pippo Graffeo. Durante la presentazione, nella quale è stato proiettato un breve documentario di Aleister Crowley, un fuori programma inaspettato con l’artista Angelo Toto che ha voluto regalare allo scrittore un dipinto su legno.





















lunedì 20 giugno 2016

RECENSIONE DI JOSEPH CACIOPPO SU "L'ARALDO"

Usa il bisturi dell’ironia Accursio Soldano per scrivere il suo “la maledizione dell’abbazia di Thelema” (Leucotea editore). Un bisturi affilato per mettere a nudo i vizi, pruriti e convenzioni del bigottismo nostrano.
E lo fa con il distacco scanzonato, ed a volte feroce, che lo caratterizzano. Chi conosce Accursio Soldano, scrittore e giornalista, sa che l’intellettuale non può essere annoverato tra quelli “politicamente corretti”.
In quest’ultima opera supera se stesso. Armeggia con materiale delicato: il sesso, nelle sue varie declinazioni. Non come corollario di un rapporto sentimentale, ma così come anche la tivù comincia a proporcelo anche in fasce orarie di metà giornata: fare sesso a prescindere dell’eventuale coinvolgimento emotivo.
Le “scene” pruriginose del romanzo sembrano avere una funzione specifica: tenere alta l’attenzione del lettore mentre l’autore mette a nudo l’animo umano, fatto di convenzioni ed ipocrisie. Pronto a rifugiarsi sotto improbabili timori divini o maledizioni demoniache.
Accursio Soldano osa rievocare i bordelli. Ma diversamente da Andrea Camilleri invece delle case chiuse nostrane (La pensione di Eva), rievoca quelle parigine, forse perché più intriganti.
E mentre ne la “Memoria delle mie puttane tristi”, il romanzo di Gabriel Garcia Marquez (premio Nobel per la letteratura 1982), la voce narrante è “l’utilizzatore finale”, l’anziano protagonista, nel romanzo di Accursio Soldano a dare uno spaccato sintetico di cosa fossero i bordelli parigini provvede l’anziana protagonista, la “prestatrice d’opera”.
Non manca l’episodio incestuoso. Sempre per la necessità di indagare, con gli strumenti propri della letteratura, sui caratteri di una cultura e di una società, essendo la famiglia un cardine ineludibile di entrambe (nel romanzo siamo in un paese siciliano e siamo nel primo dopoguerra) e l'incesto uno dei canoni più trasgressivi. Tema che si ritrova spesso anche nell’opera di Alberto Moravia.
Ovviamente anche l’amore sentimentale ha il suo spazio riservato.
Il tutto, nel romanzo di Soldano, passa attraverso i ricordi di quattro amici che si ritrovano seduti attorno ad un tavolo per la consueta partita a briscola.
Bravo l’autore a stemperare il dramma dei vari personaggi e le loro pruderie, con i passaggi salienti delle partite a carte.
La penna dello scrittore usa l’inchiostro della benevolenza, ogni personaggio quasi vede giustificato il proprio agire: al sesso deliberatamente praticato nell’abbazia, cioè all’esterno del loro contesto e quindi ripugnato, si contrappone il sesso sostanzialmente ineluttabile della loro vita. Ed è questa la contraddizione che l’ironico Soldano serve su un piatto scanzonato ai suoi lettori.
Accursio Soldano è prudente anche nella descrizione delle scene di sesso. Nulla a che vedere con la narrativa di Mario Vargas Llosa (premio nobel per la letteratura 2010 e premio Giuseppe Tomasi di Lampedusa 2013) nella descrizione delle scene di sesso, per questo non ce la sentiamo di candidarlo al premio margheritese di quest’anno (troppo soft nelle descrizione delle scene erotiche), ma vorremmo almeno proporlo come ospite della “settimana gattopardiana”.
Il libro, per la sua scorrevolezza, si legge … in un sorso.

http://www.laraldo.info/news.php?name=2016061910023923 

sabato 11 giugno 2016

ARTICOLO DI CRISTINA BIOLCATI SU "OUBLIETTE MAGAZINE"

Il giornalista e scrittore siciliano Accursio Soldano, nel suo terzo romanzo La maledizione dell’abbazia di Thelema” (Leucotea Edizioni, 2016), fonde la tradizione esoterica di Sicilia con personaggi frutto della sua fantasia. All’occultista inglese Aleister Crowley si deve il nome di Abbazia di Thelema, ovvero un edificio isolato in località Santa Barbara, presso Cefalù, abitata dallo stesso presumibilmente a partire dall’aprile 1920.
Qui, questo personaggio era solito riunirsi coi suoi adepti durante i soggiorni in Sicilia, dando luogo alla prima congregazione satanista. Una storia vera e documentata, quindi, anche se la popolazione ne parla tuttora malvolentieri.
Crowley serve all’autore da pretesto per giustificare determinati eventi descritti nel romanzo. I personaggi, tutti molto semplici nei loro schemi mentali, sono vittime di credenze popolari e di superstizione. Il cosiddetto “malocchio” arriva a giustificare anche quegli eventi che potrebbero essere ricondotti all’opera dell’uomo, come per esempio un assassinio.
Il 13 marzo 1991 muore l’anziana Peppina, la donna che si pensava fosse in grado di leggere i tarocchi, quando invece non è stata neppure capace di prevedere una rovinosa caduta, avvenuta dieci anni prima, preludio di una morte lenta ed annunciata.
Tutto ciò che, nel tempo, è accaduto all’interno di quell’abbazia, è stato abilmente occultato. A distanza di cinquant’anni, i demoni si risvegliano nella credenza popolare, ogniqualvolta accade un evento nefasto, che fa dubitare della perdita del potere di certi riti occulti. Che la maledizione sia allora reale?
Anche la morte di Peppina mette qualche dubbio. La maledizione diventa quasi un conforto, un “alibi” per sapere di essere sempre nel giusto.
Accursio Soldano
La solita partita a carte fra compaesani attempati, diventa un’occasione volta a confessare segreti di cui nessuno sospetta. Come, per esempio, di quella volta in cui Peppina era andata via dal paese, ed era tornata anni dopo col figlio Nicola. Non in cerca di lavoro, come aveva dichiarato, bensì prostituta in un bordello di Parigi. E questo è soltanto uno dei segreti che si aggirano fra le pagine di questo romanzo.
Accursio Soldano, attraverso uno stile pulito, che mira alla notizia – da buon giornalista –offre uno spaccato di Sicilia. Una terra meravigliosa, ma fortemente legata ad antiche superstizioni, dalle quali sembra non volersi separare, forse perché non ancora del tutto conscia.
Una storia di gente comune, che forse si è trovata a vivere eventi difficili da metabolizzare e fare propri. Un libro consigliato, agli amanti dell’occulto e di antiche leggende, che non perdono di vista una sana ironia.
http://oubliettemagazine.com/2016/05/31/la-maledizione-dellabbazia-di-thelema-di-accursio-soldano-storia-di-superstizioni-in-una-sicilia-esoterica/

martedì 31 maggio 2016

UNA BELLA RECENSIONE SU: ESCAMONTAGE

Copertina-FINALE1
Alexander Edward Crowley fu uno dei più grandi satanisti di tutti i tempi. Negli anni ’20, per un periodo di tre anni, si trasferì a Cefalù, in provincia di Palermo, dove prese una casa che denominò abbazia di Thelema e fu il quartier generale di una setta da lui fondata, a base di riti di magia nera, rossa, alcool e droghe. Questa situazione destò grande scandalo nella Sicilia di allora e fu il nascente partito fascista che pose fine a questa esperienza al limite. Tutti gli adepti del mago vennero rispediti a casa loro, assieme al loro capo.
Accursio Soldano, nel suo terzo romanzo “La maledizione dell’abbazia di Thelema” (Leucotea Edizioni) narra la storia di quattro persone, legate da un appuntamento settimanale con una partita a carte. I protagonisti nascondono dei segreti che, in qualche modo, hanno a che vedere con quella strana abbazia, nella convinzione che tutti gli abitanti di Cefalù subirono le influenze di quel posto maledetto, come se un fluido nefasto si spargesse oltre i confini della proprietà.
accursio soldano
L’autore Accursio Soldano
Ma è davvero così? O la mente dell’uomo cerca sempre un capro espiatorio pur di non affrontare il male e la violenza che ha dentro di sé e che non ha nulla di magico, ma affonda le radici nei rapporti familiari malati, nelle invidie e nei soprusi. Esperienze pesanti inconfessate vengono portate sulle spalle come se niente fosse, perché ciò che importa è che la gente non pensi male non sappia la verità. Come se fossero Dorian Gray, tutti i personaggi hanno un’immagine nascosta mostruosa che distorce i tratti sotto il peso di ciò che non è stato affrontato e risolto, ma semplicemente sepolto nelle pieghe dell’anima, perché additare il demone visibile e manifesto è più facile che affrontare i propri. Così ci si tranquillizza, perché gli altri, tutti gli altri, sono peggio di me.
https://escamontage.wordpress.com/2016/05/01/escarubrica-prosa-blues-la-maledizione-dellabbazia-di-thelema-di-accursio-soldano/

lunedì 16 maggio 2016

CANONE RAI IN BOLLETTA: UNA RAPINA MORALE E MATERIALE

Fra poco, nella bolletta della luce verrà addebitato il costo del canone Rai. L'assioma da cui è partito il Governo Renzi è semplice: se hai la luce hai un televisiore e se hai un televisiore vedi i programmi della Rai, quindi devi pagare il canone.
Ora io credo che questo assioma non sia valido e che la legge sia anticostituzionale. E spiego perché.
Io vado in un negozio e compro un televisiore, ovvero un elettrodomestico atto a ricevere segnali digitali delle TV, lo porto a casa, attacco la presa alla corrente elettrica (che ho) e lo collego ad una antenna che mi serve per captare i segnali video. Sullo schermo di questo elettrodomestico mi appare la scritta “ricerca” e do l'Ok. Il televisiore comincia a fare la ricerca dei canali e me ne trova, ad esempio, 160. Ben centosessanta canali televisivi e fra questi alcuni canali della Rai, ovvero la TV pubblica. Mi dicono che di questi 160 canali che la mia antenna ha captato ed il mio televisiore, quello dentro casa mia, ha memorizzato, bel 154 sono gratuiti, solo 6 sono a pagamento, ovvero quelli della Rai.
Siccome amo un certo tipo di programmazione è ovvio che di 160 TV che trasmettono un segnale e che si sono infilate nel mio televisiore di casa non ci faccio niente. Come fare? Grazie al telecomando ho la possibilità di rimediare a questa invasione.
Fra queste emittenti ce ne sono alcune che io decido di non guardare mai (tipo le tv che trasmettono solo televendite) e le cancello, mentre ce ne sono altre (Rai) che, indipendentemente dal fatto che decido di guardare o di cancellare dalla lista, devo pagare. Tutte le altre sono a gratis.
Insomma, il #GovernoRenzi, considerato che la Rai col suo segnale video arriva pure dentro casa mia e si infila (senza richiesta) nel mio elettrodomestico mi obbliga a pagare per il suo mantenimento (che io segua i suoi canali o decida di cancellarli dalla lista) togliendomi la libertà di scelta e il libero arbitrio.
Questo a me sembra una rapina: morale e materiale.
Sarebbe come se io andassi a comprare un'automobile e il concessionario mi dicesse: “Egregio signore, lei può decidere di mettere la benzina che vuole o lasciare la macchina in garage, ma siccome ha comprato un'auto, deve pagare una tassa fissa alla IP (tanto per fare un esempio).

O sarebbe come dire: “Può votare per il candidato che vuole, ma un voto a Matteo Renzi lo deve dare”

domenica 1 maggio 2016

UNA BELLA RECENSIONE DI ASPETTANDO MR.VOLF

https://escamontage.wordpress.com/2015/06/01/esca-rubrica-prosa-blues-aspettando-mr-woolf/

Dove si risolve il conflitto tra bene e male, tra giusto o sbagliato? E dove alberga la verità?
L’ultimo romanzo di Accursio Soldano “Aspettando Mr. Wolf” (Graphofeel Edizioni) si interroga su questi grandi temi esistenziali, raccontando la giornata particolare di un giornalista siciliano a cui è stato concesso di intervistare in carcere un mafioso, che non si è mai pentito dei suoi delitti.
Ne verrà fuori un dialogo serrato, in cui Aristotele Giordano, un corrispondente per la sezione regionale di una testata nazionale, alla ricerca dello scoop per poter scrivere un libro, si troverà a mettere a dura prova tutte le sue convinzioni, incalzato da Don Fofò Catanzaro, un assassino che sembra avere un concetto di giustizia molto più chiaro di lui.
L’autore utilizza un gergo incalzante, dai dialoghi al cardiopalmo, e manifesta la padronanza del linguaggio teatrale, campo in cui si è distinto come autore.
Il romanzo è anche una dura critica al mondo del giornalismo, un ambito fatto di pezzi cancellati all’ultimo momento perché soverchiati da gossip o da casi più succulenti per la vendita, di bocconi amari da ingoiare, di tentativi di emergere fiaccati dal potere dei raccomandati, che mettono a dura prova l’anelito proprio della professione giornalistica, ovvero la ricerca della verità.
Ed è proprio su questi principi logorati che l’esuberanza e la chiarezza di Don Fofò faranno presa su Giordano, mettendo in crisi le sue idee e lasciandolo debole rispetto alla forza con cui il mafioso ha condotto i suoi delitti.
Il romanzo obbliga ad una verifica anche il lettore che, pur non volendo, si trova a dover guardare i processi del pensiero cosciente sul concetto di giustizia (che mai si ammetterebbe essere a favore della mafia), e, anche non condividendo i metodi, si vede invitato a trovare e fare emergere dalle proprie zone d’ombra, principi ed idee che sembrano essere in perfetta linea col modo di pensare mafioso.
Accursio Soldano
Accursio Soldano
Accursio Soldando è giornalista, scrittore ed autore di teatro. Lavora a Tele Radio Sciacca, città in cui è nato. Ha collaborato con “Repubblica” ed ha vinto premi in campo giornalistico e teatrale.
Il suo primo romanzo è “Il venditore di attimi” (Graphofeel Edizioni) dal quale è stata tratta l’omonima pièce teatrale. E’ autore del saggio “Giuseppe Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti” (Epsylon Editrice), eletto libro dell’anno dall’ Associazione Tradizioni Popolari e di Cultura d’Arte di Sicilia.
E’ autore cinematografico: il suo cortometraggio sui pupi siciliani “Don Turi e Gano di Magonza”, che contiene una delle ultime apparizioni in pubblico del grande Ciccio Ingrassia, ha vinto il Premio Speciale della Giuria per l’eccellenza culturale al Parma International Music Film Festival 2014.
di Laura Bonelli

mercoledì 27 aprile 2016

BALLATA PER COMICO SOLO: SEGNALAZIONE SPECIALE DELLA GIURIA AL PREMIO TEATRO AURELIO

Dicevo ad una mia amica, giorni addietro, che non bisogna mai partecipare ad un concorso dove, negli anni passati si è usciti vincitori. Però ho partecipato lo stesso con questa mia nuova commedia in due atti e devo dire che aver ricevuto la Segnalazione Speciale della Giuria mi inorgoglisce.
"Ballata per comico solo" è una commedia "diversa" con cinque personaggi in scena. Ed io (sarà per un eccesso di campanilismo avevo immaginato nei ruoli gli attori Michele Cirafisi, Pippo Graffeo, Franco Bruno e Salvatore Monte.
Questo perché ognuno di loro ha una gestualità e un modo di stare in scena molto personale.
Il quinto personaggio è una donna... beh, non avevo nessuna idea di quale attrice saccense potesse ricoprire quel ruolo, ma se metteremo in scena questa commedia, una brava la troviamo!

sabato 26 marzo 2016

IO MI CHIEDO...

 Io mi chiedo e chiedo: scoppia la bomba al Bataclan in pieno concerto musicale, scoppia la bomba alla metro di Bruxelles e due all'aeroporto, le chiese sono piene di vittime. Ma è possibile che nessuno di fede musulmana era al concerto, o prende la metro o viaggia in aereo? Non voglio dire che mi auguro che ci fossero, ma vorrei sapere se fra le tante vittime, c'era per sbaglio (almeno per sbaglio) un fratello musulmano fra la folla!
BATACLAN
  • Alexander Nick: di origine inglese di 41 anni, esercitava per gli Eagles of Death Metal che si esibivano al teatro Bataclan;
  • Ayad Thomas: operava per la casa discografica Universal e al momento dell'attentato si trovava al concerto;
  • Ben Khalifa Saadi Halima: di origine tunisina di 36 anni;
  • Ben Khalifa Saadi Houda: di origine tunisina di 35 anni;
  • Decherf Guillaume B.: critico musicale e giornalista;
  • De Peretti Aurélie: di origine francese di 33 anni;
  • Diakite Asta: cugina del giocatore della nazionale francese Lassana Diarra;
  • Dogan Elif: di orine belga, è deceduta assieme al compagno Milko Jozic;
  • DuBois Fabrice: di origine francese;
  • Elodie Breuil: di origine francese di 23 anni;
  • Gil James Michelle: di origine messicana;
  • González Juan Alberto: di origine spagnolo di 29 anni;
  • Gonzalez Nohemi: studentessa della California State University di 20 anni;
  • Hoche Mathieu: di origine francese di 38 anni;
  • Houd Djamila: di origine francese di 41 anni;
  • Jaimez Michelli Gil: di origine messicana di 27 anni;
  • Jozic Milko: ingegnere di origine belga di 47 anni, è morto assieme alla compagnaElif Dogan;
  • Mauduit Cedric: di origine francese;
  • Mosser Marie: operava presso la casa discografica Universal e al momento dell'attentato terroristico si trovava al concerto;
  • Perez Manu: operava presso la casa discografica Universal e al momento dell'attentato terroristico si trovava al concerto;
  • Ribet Valentin: avvocato penalista di origine francese di 26 anni, al momento dell'attentato terroristico si trovava al concerto;
  • San Martin Elsa Veronique Delplace: di origine cilena di 34 anni, deceduta con sua madre, Patricia San Martín Núñez, 58 anni;
  • Salines Lola: di origine francese;
  • Solesin Valeria: di origine italiana di 28 anni, dottorando alla Sorbona;
  • Valle Luis Felipe Zschoche: musicista di origine cileno di 35 anni;