giovedì 18 dicembre 2014

LETTERA A BABBO NATALE

Caro Babbo Natale,
  capisco che non ho più l'età per scrivere letterine, ma considerato che ormai tutti scrivono mail e sms, magari questa mia sarà una delle poche che ti arriveranno. Sperando, ovviamente, che ti arrivi in tempo. Io in ogni caso, farò un invio con posta prioritaria. Scusa anche per gli errori di ortografia che troverai, ma il fatto è che non sono più abituato a scrivere lettere (pensa che uso una Bic comprata nel 1982 e ancora funzionante) e non compro neanche le cartoline, anzi quelle che mi arrivano a casa insieme ai calendari di santi e frati indovini le butto nel cestino perché con tutto quello che ho da fare non posso mettermi seduto a scrivere pensieri romantici natalizi. Un tempo erano bene accetti, aprivo la cassetta della posta e vedevo tutti quei bigliettini colorati e li leggevo con un senso di felicità perché qualcuno mi aveva pensato. Oggi, a scriverli mi farebbero sentire demodé e non so che reazione avrei a riceverli.
Allora, come ti dicevo (vedi quanto mi sto dilungando?) eccomi qui!
Non voglio chiederti di portare la felicità a tutto il mondo, o meglio, mi piacerebbe, ma so che non è tuo compito e comunque non hai questi poteri, quindi mi evito richieste assurde, e non ti chiedo nemmeno che cessino le guerre perché mica puoi andare lì con le renne e fare un comizio e spiegare la situazione. E comunque, vestito in quel modo ti scambierebbero per l'omino della Coca cola, ti additerebbero come simbolo del capitalismo e rischi di beccarti una pallottola in pieno petto. Non ti chiedo nemmeno di farmi vincere al super enalotto perché quello è compito della fortuna, che devo dirlo, è veramente cieca, visto che a me non mi vede mai.
Insomma, a dirti la verità, nel bene e nel male, io sono felice della mia vita, che è quella che è ed è frutto di tentativi, scelte e scommesse. Certo, non tutto è andato come prevedevo, anzi, qualcosa è andata decisamente storto, ma è la mia vita, ho solo questa e se posso dirtelo, le gioie sono state decisamente superiori ai dolori.
Ecco, insomma, in verità non ho niente di particolare da chiederti, solo il piacere di scriverti.

P.s. Io non ho il camino, quindi se passi dalle mie parti, suona il campanello.

martedì 9 dicembre 2014

IL LIBRO SU GIUSEPPE BELLANCA VINCE IL PREMIO "BUTTITTA"

Il libro storico “Giuseppe Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti” edito dalla casa editrice romana “Epsylon” ha vinto il Primo Premio nella sezione “Saggi di cultura siciliana” alla XVI edizione del premio Arte e Cultura Siciliana “Ignazio Buttitta” organizzato dal centro culturale “Renato Guttuso” di Favara. La cerimonia di premiazione si è svolta presso il castello Chiaramontano. Premio speciale per il suo lavoro nel campo della cultura anche per Sino Caracappa.
Giuseppe Bellanca, ingegnere aeronautico saccense fu uno dei massimi cervelli scientifici che la Sicilia abbia generato. Emigrato in America su pressione di suo fratello Carlo, il giovane Giuseppe cominciò dapprima a dare lezioni di volo e poi a costruire aerei dal disegno innovativo e dalle performance fino a quel momento impensabili. I "Bellanca aircraft" erano diventati famosi in tutta l'America, al punto da meritarsi la copertina di "uomo dell'anno" nella popolare rivista "Time", ma il suo socio in affari
Charles Levine non volle vendere un suo monoplano a Charles Lindberg per la trasvolata in solitario da New York a Parigi mancando quindi l'appuntamento con la storia. Eppure l'ingegnere saccense avrebbe avuto modi di rifarsi in seguito. I documenti sulle sue leggendarie imprese, a cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, sono esposti nell'Archivio del Museo Nazionale dell'Aria e dello Spazio di Washington. Nel 1993 è stato inserito nella Hall of fame dell'aviazione mondiale.

sabato 6 dicembre 2014

SE UNA COSA NON LA CONOSCI, VAI A SCOPRIRLA

Ieri sono andato ad un convegno che si è svolto presso l'ex chiesa Santa Margherita di Sciacca, organizzato da SOLID, un'associazione che, si legge nella pagina facebook è “a vocazione caritatevole ed umanitaria, il cui fine è l'assistenza ed il sostegno a quei popoli in lotta per la propria sopravvivenza, la salvaguardia della propria cultura e la difesa della loro identità”. 
Devo ammettere che di questa associazione non ne conoscevo l'esistenza. Il relatore era Alberto Palladino, dirigente politico di CasaPound. E' bastato citare questa sigla e il nome di Palladino per far storcere il naso a parecchi intellettuali o pseudotali della sinistra cittadina. Ma siccome io seguo il mio personale insegnamento: “se non conosci una cosa vai a scoprirla” ci sono andato, mi sono seduto ed ho ascoltato. Prima la relazione storica del consigliere comunale Francesco Pisano che, devo ammettere è stato chiaro e preciso nei riferimenti storici, e poi del citato Palladino.
Il dirigente di CasaPound si è presentato in giacca e cravatta e con modi gentili ha illustrato quali e quanti sono gli interventi umanitari che Solid porta in giro per il mondo: in Sudafrica, in Kenia, in Siria, nel Kosovo, poi ha chiesto di collaborare donando qualcosa. Ed io ho fatto la mia donazione mentre si preparava un piccolo buffet e ragazzi suonavano qualcosa per intrattenere chi aveva partecipato al convegno.
Per citare Shakespeare, non solo si è fatto “molto rumore per nulla”, ma molti hanno perso l'occasione per fare qualcosa in favore delle popolazioni bisognose evitando a priori, di andare ad ascoltare cosa aveva da dire Palladino. E non credo che, condannando per “partito” preso si possa migliorare.

Un'ultima annotazione. Alla manifestazione di ieri sera c'era più gente di quanta solitamente va alla presentazione di un libro. E questa mi induce ad un'altra riflessione: ma a quale manifestazione va la gente di Sciacca?

venerdì 5 dicembre 2014

LA MANCANZA DI CURIOSITA' GENERA BEST SELLERS

Stamattina sono entrato in una libreria. Mi piace entrare nelle librerie, sia per sentire l'odore dei libri sia per vederli tutti in fila belli colorati. Di solito compro un libro di un autore che non conosco. E' così, per esempio che ho conosciuto Alan Bennett, mi ha incuriosito il titolo “La cerimonia del massaggio” e l'ho comprato. Consequenziale andare a teatro e vedere la divertente trasposizione teatrale fatta da Anna Marchesini. Ed è stata sempre la mia curiosità che da giovane ho comprato “Il maestro e Margherita” di Bulgakov (che a 18 anni non conoscevo). Ma per andare a tempi più recenti ho avuto la fortuna di conoscere e divertirmi a leggere “Triste solitario y final” di Osvaldo Soriano che, a pensarci bene, ha influenzato parecchio il mio modo di scrivere romanzi e la trilogia di Alvaro Mutis. Anche in questo caso sono andato ad intuito ed ho comprato “Un bel morir”.
Insomma, quando entro in libreria vado alla ricerca di un autore che non conosco, certo, mi capita di comprare libri illeggibili, ma quando sono fortunato becco un autore bravissimo.
Ebbene, come dicevo, ieri sono entrato in una libreria e mentre guardavo i libri ed ero indeciso su quale prendere entra un signore e chiede se per “voltagabbana” di Emilio Fede è previsto lo sconto. Accertato che lo sconto c'è, chiede se è arrivato l'ultimo libro di Camilleri.
Ora, io sono dell'opinione che uno è libero di comprare quello che vuole, ma quel signore ha nominato due autori particolari.
Il primo (Emilio Fede) da dieci anni a questa parte scrive sempre il suo lungo editoriale Pro-Berlusconi e sempre nel periodo natalizio. Ormai è un appuntamento imperdibile, come i film di Massimo Boldi, il pandoro e il presepe.
Per quel che riguarda il grande Camilleri è evidente che ormai il suo commissario Montalbano è diventato un personaggio ripetitivo a puntate come il tenente Sheridan, e relegato al ruolo di soap opera. Ma dicevo, ognuno è libero di scegliere di leggere i libri che vuole. 
La cosa che mi ha dato fastidio è che il signore ha chiesto due libri di autori famosi ignorando le nuove uscite e i nuovi autori. E' andato diretto su un presentatore televisivo che da anni conduce un programma e su un autore che dopo aver avuto il grande pregio di inventarsi un nuovo linguaggio si è perso nei meandri dell'economia aziendale sfornando Montalbani a ripetizione.

Mi dispiace. Per lui e per tutti quelli che non hanno nessuna curiosità o voglia di leggere cose nuove.

venerdì 28 novembre 2014

UN ESTRATTO DEL LIBRO SU TGCM24

http://www.tgcom24.mediaset.it/cultura/%E2%80%9Caspettando-mister-wolf%E2%80%9D-di-accursio-soldano-giornalismo-vs-mafia_2081460201402a.shtml



giovedì 13 novembre 2014

PREMIO IGNAZIO BUTTITTA

PRIMO PREMIO alla XVI edizione del premio Arte e Cultura Siciliana “Ignazio Buttitta” organizzato dal centro culturale “Renato Guttuso” di Favara. La cerimonia di premiazione avverrà l'8 dicembre con inizio alle ore 16.30 presso il castello Chiaramontano


mercoledì 29 ottobre 2014

DAL 7 NOVEMBRE IN LIBRERIA

La guardia che per tutto il tempo era rimasta nel corridoio a vigilare dallo spioncino della porta tornò accompagnata dal direttore che teneva fra le dita un pezzo di sigaro spento. A vederlo arrivare da lontano gli tornò in mente Edward G. Robinson nel Piccolo Cesare, stesso modo di camminare e stessa altezza. Quel film non gli era piaciuto, non per la storia in se stessa, ma per l’attore.
Per i suoi gusti, Edward G. Robinson non era adatto alla parte, troppo basso e brutto; poco credibile per essere un boss della mafia americana.

mercoledì 24 settembre 2014

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA "PER L'ECCELLENZA CULTURALE"

La Violetta d'Argento per il miglior film-documentario musicale ha premiato Francesco Guccini. Un premio a Claudio Fava. Il regista di Sciacca Accursio Soldano vince il Premio Speciale della Giuria per l'eccellenza culturale al PARMA INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL con il documentario DON TURI E GANO DI MAGONZA, un omaggio al grande attore siciliano Ciccio Ingrassia, che compare nel film in una della ultime interviste rilasciate prima dell'abbandono delle scene, e all' Opera dei Pupi di Mimmo Cuticchio, iscritta oggi tra i Patrimoni orali e immateriali dell' Umanità dell' Unesco.
Sabato 20 settembre si è conclusa con la cerimonia di premiazione del la seconda edizione del PARMA INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL, l'unico festival cinematografico europeo, e uno dei pochissimi a livello mondiale, dedicato alla colonna sonora. Con una grande affluenza di pubblico, l'evento ha avuto un’ eccellente eco grazie all'attenta selezione dei film in concorso che ha coinvolto e divertito gli spettatori. Il film di Soldano ha destato notevole interesse anche in campo accademico, grazie agli studi di alcuni docenti dell’ Ateneo parmigiano.

La premiazione si è svolta presso il Salone San Paolo del Circolo della Lettura a Parma, con la partecipazione dei candidati ai premi, tra i quali c’era anche Francesco Guccini, e delle autorità della città, nella persona dell’ assessore alla cultura Laura Ferraris. Era presente anche la giuria, formata dal docente di storia del cinema dell'Università di Parma Michele Guerra, che ha personalmente consegnato il premio a Soldano, dal critico della Gazzetta di Parma Filiberto Molossi e dal Vice Presidente della Federazione Italiana Cinema D'Essai Sino Caracappa.
La cerimonia è stata condotta da Eddy Lovaglio di Parma Operart, l' ideatrice ed organizzatrice del festival assieme al Presidente della Giuria, il compositore e docente di musica per il cinema del Conservatorio A. Boito di Parma Riccardo Joshua Moretti, Il premio più importante inerente alla tematica del festival, la Violetta d'Oro per la miglior colonna sonora, è andato al compositore Aleksandar Ilic per il film serbo ICE della regista Jelena Bajic-Jocic, un'opera che ha convinto la giuria grazie alle note indimenticabili che accompagnano le drammatiche e malinconiche immagini del film ambientato nella Serbia degli anni '70.
La Violetta d'Argento per il miglior film-documentario musicale ha premiato FRANCESCO GUCCINI – LA MIA THULE di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, il lungometraggio che racconta la genesi dell'ultimo lavoro musicale del grande cantautore, registrato con i musicisti di sempre nel Mulino di Chicòn a Pàvana, sull' Appennino Tosco-Emiliano, un luogo frequentato da Guccini nell'infanzia, che rappresenta un viaggio nella memoria.

La Menzione d'Onore per la Miglior Sceneggiatura è andata al film L'ASSALTO di Ricky Tognazzi, scritto da Ricky Tognazzi, Monica Zappelli, Claudio Fava e Francesco Ranieri Martinotti. Il film ripercorre in modo realistico e veritiero le vicende di un imprenditore edile del nord, che, tormentato dai debiti a causa della persistente crisi economica, si trova ad accettare un aiuto, apparentemente amichevole, da parte di un boss della 'ndrangheta, che, poco alla volta prenderà potere su di lui, la sua famiglia e la sua azienda.

La Menzione d'Onore per il Miglior Cortometraggio è stata data al film austriaco IN DER STILLE DER NACHT di Erich Steiner, la struggente e drammatica immagine dell'amore e della disperazione di due genitori per i loro tre bambini durante la Seconda Guerra Mondiale.

martedì 16 settembre 2014

PARMA INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL

Parma International Music Film Festival, Ciccio Ingrassia 

e il mondo dei pupi siciliani


Un omaggio al grande attore siciliano Ciccio Ingrassia e al mondo dei pupi di Mimmo Cuticchio. Nel documentario Don Turi e Gano di Magonza, in concorso al Parma International Music Film Festival (leggi), vi è una delle ultime interviste rilasciate da Ciccio Ingrassia, prima dell’abbandono definitivo dalle scene.
L’occasione fu, vent’anni fa, la partecipazione di Ingrassia, in veste di ‘puparo’, alla rappresentazione ‘Don Turi e Gano di Magonza’, una pièce dell’Opera dei Pupi, di cui il film racconta il backstage attraverso le interviste ai protagonisti. Il regista, Accursio Soldano, alterna i filmati di repertorio a immagini dei giorni nostri, e rappresenta una Sicilia poetica e stridente, nella sua infinita bellezza affiancata da mille contraddizioni. Il cortometraggio si avvale della colonna sonora di Ezio Noto.
Accursio Soldano è un giornalista del Tg di Tele Radio Sciacca, ha lavorato per la testata Repubblica ed è scrittore. I suoi ultimi due lavori sono ‘Il venditore di attimi’ e ‘Giuseppe Bellanca e i pionieri delle macchine volanti’. Don Turi e Gano di Magonza verrà proiettato alla Casa della Musica giovedì 18 settembre alle 18. Sarà presente il regista che farà una breve introduzione al film.

Come è nata l’idea del documentario Don Turi e Gano di Magonza?
“Nel 1994 volevo documentare i preparativi della messa in scena della commedia scritta da Vincenzo Licata. Quindi ci recammo a Palermo per parlare con il maestro Mimmo Cuticchio che, gentilmente, ci fece assistere alla preparazione di alcune scene. In quella occasione incontrammo quelli che sarebbero stati i protagonisti. Devo dire, per onestà intellettuale che noi eravamo interessati a quella commedia perché il suo autore era un nostro compaesano, molto conosciuto per le sue poesie dialettali, che recitava anche in Tv a Tele Radio Sciacca, ma poco apprezzato come commediografo anche se ‘Don Turi e Gano di Magonza’ era stata rappresentata dal Gruppo Teatro 13 di Sciacca. Però vedere una commedia di un autore saccense in scena al Teatro Biondo di Palermo, con Cuticchio, Ingrassia, Zappalà e Civiletti era tutta un’altra cosa. E così decidemmo di dedicare a quell’evento, uno speciale da trasmettere in Tv. Quella cassetta con le interviste ai protagonisti l’abbiamo conservata gelosamente per 20 anni io e il mio cameraman Accursio Puleo e, a venti anni di distanza abbiamo deciso di omaggiarli, rimontando il materiale che avevamo a disposizione e avvalendoci della colonna sonora del nostro amico musicista Ezio Noto”.

I Pupi sono una tradizione siciliana che è anche iscritta all’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Che cosa rappresenta questo mondo e che caratteristiche ha?
“Se sono stati iscritti dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, il merito va soprattutto a Mimmo Cuticchio che ha esportato ‘u cuntu’ e l’opera dei pupi in tutto il mondo. I pupi non hanno fili come le marionette, con le aste i pupari li muovono su scenari colorati che ricordano le gesta dei paladini di Francia, i loro eroi ridono, piangono, vanno in battaglia, lottano, tradiscono, e i pupari li muovono al ritmo degli scudi e delle spade. Posso dire che hanno per i i loro pupi lo stesso rispetto che un uomo avrebbe per un suo simile. Assistere ad una rappresentazione dell’opera dei pupi è come entrare dentro un mondo magico, fatto di colori e di rispetto. E come diceva Ciccio Ingrassia, un puparo è prima di tutto un grande attore, perché non è facile far emozionare o ridere o piangere, avendo solo dei ‘pupi’ in scena”.

Nel film c’è anche un’intervista a Ciccio Ingrassia. Tu sei uno degli ultimi giornalisti a cui il grande attore siciliano ha rilasciato un’intervista prima dell’abbandono delle scene. Che ricordo hai di lui?
“Spettacolare e al tempo stesso commovente. Lo vedevo al cinema con Franco Franchi e mai avrei pensato che un giorno l’avrei intervistato. Ingrassia non tornava a Palermo da almeno trent’anni, e l’occasione di rivedere la sua città gliela diede proprio Cuticchio proponendogli il copione di Don Turi e Gano di Magonza. Beh, averlo davanti a me è stato commovente ed emozionante. Umile, divertente, disponibile, una gran bella persona”.

venerdì 5 settembre 2014

SCIACCA FILM FEST 2014


http://www.ansa.it/sicilia/notizie/2014/09/05/sciacca-film-fest-arriva-opera-dei-pupi_e60fc87d-36dc-4f34-a408-626a0d64d08e.html

martedì 15 luglio 2014

LE AMORIZZAZIONI DI SUSE

Ho finito di leggere un romanzo spassoso pubblicato dalla casa editrice siracusana "Verbavolant". Si chiama "Amorizzazioni" ed è di Suse Vertellein. E a dirvi la verità non so se definirlo (come è stato fatto) romanzo surreale o un libro per bambini mascherato da una buona dose di "lezioni private" sul mondo che ci circonda, o una sorta di piccolo saggio di estetica del linguaggio dove si analizza il valore delle virgole e dei punti, oppure la messa in pratica della teoria di Husserl (tedesco come la Vertellein) del concetto di fenomenologia secondo il quale un fenomeno non designa semplicemente il modo di apparire delle cose, ma anche le cose stesse in quanto si danno nei fenomeni; insomma dove la parola fenomeno ha un doppio senso per via dell’ essenziale correlazione fra l’apparire e ciò che appare.
Nel paese montano di “Alpo”, descritto da Suse Vertellein la giovane Mayde esperta suonatrice di campane alla ricerca del grande amore, constata "di persona personalmente" (come direbbe Camilleri) che le cose non sono più “belle bellissime” perché gli asini scioperano, le mucche si ribellano e la crisi è in agguato. Crisi economica e crisi amorosa che investiranno anche Maidy, la protagonista del romanzo.
Parlare del libro è complicato, bisogna leggerlo perché, in mezzo a tanti noiosi scrittori affermati che scrivono romanzi per contratto e volano nelle classifiche per abitudine dei lettori, questo "Amorizzazioni" è veramente carino. Ha un solo difetto, non si può leggere la sera perché i caratteri di stampa sono piccoli, ma questo è un dettaglio da occhialuti.

lunedì 23 giugno 2014

SCIACCA: UNA CITTA' SGARRUPATA, SBIADITA E CADENTE

Ci mancava solo che il giornalista Aldo Cazzullo si facesse un viaggio in Sicilia per ricordarci, a livello nazionale, sul Corriere della Sera (sette del 13 giugno 2014) che tra Ribera e Sciacca il “traffico procede a senso alternato, con code di chilometri, perché da due anni manca il guard-rail di un cavalcavia e nessuno provvede a metterlo
Sapesse il buon Cazzullo quanti articoli giornalistici abbiamo scritto sull’argomento. Ma l’articolo può solo evidenziare una situazione o un problema, a chi gestisce il potere amministrativo il compito di farsi valere e chiedere immediati interventi. Evidentemente tutta questa forza non c’è: siamo potenzialmente forti. Ma se lo diciamo noi giornalisti locali, allora diventa un “attacco personale” se lo scrive Aldo Cazzullo tutti zitti.
E poi nel suo articolo Aldo Cazzullo, che evidentemente ha fatto una sosta nella nostra ridente cittadina a vocazione turistica, scrive delle Terme di Sciacca, “un potenziale gioiello malinconicamente chiuse. Vista dal porto, la città pare la corricella di procida, un angolo stupendo, ma sgarrupata, sbiadita, cadente”. E poi fa una considerazione amara: “la Sicilia ha gli stessi chilometri di costa delle Baleari, e ha undici volte i meno i turisti delle baleari”. Insomma, siamo una città potenzialmente termale. Altro che referendum. Pensa cosa sarebbe successo se fosse entrato in città con la scritta “Sciacca terme” e si fosse trovato davanti lo spettacolo che ha visto. Apriti cielo!

Ora, non serviva certo Aldo Cazzullo col suo editoriale a farci capire che la città di Sciacca non è quella città che “puoi solo amarla” perché il giornalista (che forse non ha visto il cartellone) non sembra l’abbia amata troppo, definendola sbiadita e cadente. Ma possiamo dargli torto? Non sono cose che ripetiamo da anni?
Viviamo veramente in una città sgarrupata che vogliono spacciarci per turistica solo perché abbiamo messo quattro vasi di ceramica nel centro storico?
Per nostra fortuna Cazzullo non se la prende solo con Sciacca, ma anche con Gibellina e si lamenta di uno "straziante colpo d'occhio della valle del Belice" ma alla fine dice che i siciliani sono ospitali.
Beh, è con questo che facciamo turismo, con l'ospitalità, perché se qualcuno si aspetta servizi, strade asfaltate e strutture che funzionino bene, farà meglio a scegliere le baleari.

sabato 21 giugno 2014

UN INVITO A ... VIAGGIARE

"Il venditore di attimi" tra viaggi nella vita e carpe diem. Un libro da leggere
di Joseph Cacioppo

"Quel gran genio del mio amico" molto probabilmente non apprezzerà il parallelo tra "Il venditore di attimi" e Lucio Battisti. L'accostamento, tra la letteratura e le canzonette non gli va a genio. Snobismo da letterato o semplicemente gusto da bastian contrario? Difficile dirlo: per decifrare un letterato occorre un altro letterato. Ed al cronista locale non resta che sorvolare.
Eppure il suo libro è anche un invito a "viaggiare". "Si viaggiare", come canta Battisti. Oltre che un invito a cogliere l'attimo (carpe diem). Certo il mio amico non scrive testi per i carri allegorici di Sciacca, ma ai lettori del suo "Il venditore di attimi", nel finale, uno scherzo lo regala, ancorchè non carnevalesco.
La trama, raccontata con stile sobrio, senza fronzoli, essenziale, è semplice: il dialogo tra due persone. Anche se più che un dialogo sembrerebbe un monologo. In effetti il protagonista (che formalmente non lo è) è quello che parla di più. L'altro, Alfred (il protagonista apparente), ascolta ma a lasciare traccia sul libro sono i suoi pensieri, provocati e sconvolti, dal racconto dei "viaggi" della vita del suo occasionale interlocutore.
"Si viaggiare, evitando le buche più dure, gentilmente senza fumo con amore, dolcemente viaggiare ....", canta Battisti. E con la stessa dolcezza il protagonista (reale) de "Il venditore di attimi" prende per mano il suo compagno "di spiaggia" e lo allontana da quell'attimo che potrebbe essere fatale. Lo fa con garbo, "senza fumo", "con amore". E per ricondurlo al "gusto vero della vita" (non è pubblicità occulta) quasi disturba Lucio Dalla: "l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale". Certo il dialogo tra i due non è così diretto (si danno del "lei", fino a quando non sono costretti a ricorrere al "tu"). E un raccontare di storie finalizzate a dare un pugno nello stomaco dell'ascoltatore da distrarre. E' un modo per fare spostare i pensieri di Alfred, dai suoi propositi di prima mattina, su sua figlia Teresa e sui suoi doveri di padre. Ed anche di marito.
E come per ogni favola che si rispetti arriva il lieto fine. Che ne "Il venditore di attimi" arriva attraverso un originale "biglietto per il viaggio": i libri dai quali sono state tratte le storie di "vita vissuta" e raccontate durante tutto il giorno.
Storie che hanno fatto acquisire al "venditore" l'attimo immediatamente prima di quello che avrebbe potuto essere l'ultimo e gli hanno fatto "vendere" quegli attimi che hanno impedito l'irreparabile.
Chissà se Vitangelo Moscarda (rectius: Accursio Soldano) ci perdonerà per questa chiave di lettura. Speriamo.
("Il venditore di attimi", di Accursio Soldano. Graphofeel edizioni)
http://www.laraldo.info/public/news_singola.asp?id=1177

sabato 7 giugno 2014

L'INVASIONE ALIENA DEGLI SCRITTORI POST-FACEBOOK


Ormai i politici si danno alla letteratura, sia quando sono in carica, ma specialmente quando, per vari vicissitudini, non vanno più in televisione. Non è una novità, Ultimamente, solo per restare ai più noti, l'hanno fatto Walter Veltroni, che da quando ha lasciato il posto di segretario di partito si è scoperto romanziere, Angelino Alfano, Massimo D'Alema, Antonio Di Pietro, il senatore Domenico Scilipoti che ha trovato in Berlusconi il suo editore preferito (dopo il suo famoso voto...) e Matteo Renzi.
Giornalisti che passano al ruolo di scrittore poi non si contano più. La maggior parte dei giornalisti che si dedica alla letteratura scrive libri sulla mafia o contro il potente di turno, qualcuno si occupa di economia, qualche altro scrive romanzi. In questa categoria annoveriamo anche il giornalista catanese Pietrangelo Buttafuoco molto più conosciuto per aver partecipato l'11 febbraio 2011 a fianco di Giuliano Ferrara, alla manifestazione pro Berlusconi del Mutanda Day, a Giovanni Floris, conduttore di Ballarò, il quale ha dichiarato di aver ricevuto una telefonata dalla Feltrinelli che gli chiedeva di scrivere un romanzo sugli anni ottanta. Lui non aveva idea di come fare, ma un invito della Feltrinelli non si rifiuta. 
Questo, tanto per citare i più noti che, ovviamente, trovano grosse case editrici pronte a pubblicarli.
Fra i politici che si avventurano nell'arte del romanzo e della scrittura c'è anche l'ex presidente dell'Ars ed esponente di Fratelli d'Italia Nicola Cristaldi che ha pubblicato “I Traditori”, lo scorso anno, presentato da Gianfranco Fini e “Abitavo alla Maddalena”, entrambi editi da Libridine, una casa editrice di Mazara del vallo, città in cui è attuale sindaco.

Insomma, oggi, in piena invasione di alieni sbarcati su facebook che mettono in mostra la loro capacità di analisi in due righe, un uomo, per poter sopravvivere dev’essere un tuttofare. Politico ma anche scrittore, giornalista ma anche saggista, scrittore ma anche candidato e per finire il candidato scrittore che diventa giornalista. Ma soprattutto deve essere mezzo cieco e leggere solo i caratteri grandi, eliminando a priori le piccolezze postiane dei social network.

giovedì 8 maggio 2014

SACCENSI FANNO ARTE A MILANO, DOVE NON C'E' IL MARE ED IL CARNEVALE

Saccensi a Milano, dove l'arte non conosce confini, non c'è il mare, non organizzano sfilate di carri allegorici e soprattutto non conoscono la storia dei Perollo e dei conti Luna quindi non hanno problemi del "questo si, questo no". Sono Cosimo Barna e Nino Soldano, seppur con due ruoli diversi. Barna espone nella mostra “L’acqua di Leonardo, l’oro di Milano”, una collettiva presso l'ex-Fornace alzaia Naviglio Pavese, e vuole essere essere un momento collettivo di riconoscimento della nostra identità di cittadini delle ”terre d’acqua” in vista di Expo 2015. La mostra crea un percorso attraverso diverse forme artistiche: Trenta immagini fotografiche di grande dimensione di Fabrizio Garghetti, tredici opere di Giulia Alberti tra sculture in vetro massiccio di Murano e “sculture-impronta” in pasta di cellulosa. Dieci sculture luminose di fantastici animali acquatici di Claus Joans, cinque sculture di pietra lavorate dall’acqua di Stefano Zucchi, sette opere di Momò Calascibetta e tre opere di Cosimo Barna che raccontano le correnti marine e i branchi di pesci i cui movimenti a spirale trasformano l’acqua in un caleidoscopio di colori, dove racconta della vita dell’acqua e delle sue correnti attraverso pennellate di colore da cui guizza fuori la luce. 
Ma non c'è solo Cosimo Barna impegnato in questi giorni a Milano. C'è anche Nino Soldano, apprezzato gallerista saccense al quale è stato dedicato il Museo di Gibellina che ha lavorato tanti anni a Milano e che ha messo a disposizione del Mudima, la sua collezione privata di opere di Fabrizio Plessi. Si tratta di un forte nucleo di grandi lavori progettuali, a metà tra un’iconografia pop e il concettualismo successivo, risalenti agli anni che vanno dal 1969 al 1976, esposti prima nello studio milanese del gallerista saccense ed oggi facenti parte della sua collezione. 
Un pittore ed un gallerista saccense che potrebbe esporre la sua collezione privata in un museo di Sciacca ed invece presta le sue opere alle gallerie milanesi ed ha fatto importanti donazioni a Gibellina. Perché qui non abbiamo un museo artistico. Però, abbiamo il museo del carnevale (come a Rio de Janeiro) e un Museo del mare che ricorda tanto la storia del vascello fantasma (se ne parla ma non si vede) e che aspetta l'alta marea per aprire i battenti.
E intanto il tempo passa!

venerdì 11 aprile 2014

LASCIATE IN PACE TURIDDU U MORU!

Le segnalazioni su quello che una volta era il luogo di lavoro di  Salvatore Bentivegna, conosciuto a Sciacca come "Turiddu u moru" e che dopo la sua morte è stato smantellato sono state varie. Prima si segnalava che la zona era sporca, poi è stata ripulita e tolta la baracca, poi si segnalava che c'era una falda acquifera e si cercò qualche rimedio, adesso, sempre a proposito dell'acqua santa che scorga in quel posto arriva un'altra segnalazione dimenticando che siamo vicinissimi alle vecchie terme selinuntine, ovvero dove basta scavare un po' e una vena d'acqua termale la trovi.
Ma cosa fare di quella piccola fontanella d'acqua e di quel sito salito agli onori della cronaca cittadina? La prima proposta è stata quella di recintarla e inserire all'interno un totem descrittivo che racconti la vita dell'artista. 
Recintare una sorgente spontanea significa mettere una recinzione in ogni piccola sorgente che si trova a Sciacca, e questo è impossibile. Sull'idea di mettere un totem descrittivo che ricordi Turiddu u moru, uomo che fino al giorno della sua morte non ha avuto nessun riconoscimento artistico, tantomeno dai saccensi, e che vendeva le sue piccole sculture e i ciondoli davanti al bar Santangelo per potersi comprare da mangiare, mi sembra quanto di più ipocrita si possa fare, e offensivo alla memoria di una persona che non cercava la notorietà e che viveva in una baracca fuori dal paese.
E poi, cosa si può scrivere in questo totem per ricordare Turiddu u moru e chi dovrebbe scrivere qualcosa? La prima mostra in cui c'era qualche "pezzo" di "u moru" fu fatta a Gibellina, nel 2011 promossa dalla Fondazione Orestiadi a cura di Eva di Stefano, la seconda volta che qualche opera del Moro è stata esposta fu nel 2013 in una collettiva d'Art Brut realizzata al centro d'arte "Halle Saint Pierre" di Parigi dal titolo “Banditi dell'arte”. Poi più niente, né prima né dopo!

Ma lasciando da parte la fama nazionale o internazionale in campo artistico che Turiddu u moru (così come Filippo Bentivegna) non ha, e che per sua natura non ha mai cercato, (se due mostre sono indice di notorietà, cosa dovrebbero dire alcuni pittori saccensi?) quali iniziative sono state fatte a Sciacca in tutti questi anni? Quali mostre? Quali convegni su art brut o per ricordarlo? Nessuno, niente di niente. 
 Ma a Sciacca siamo così, passi dall'essere il signor nessuno, dallo stare davanti al bar a vendere le sculture, al ruolo di grande artista da ricordare ad imperitura memoria, solo perché un giorno qualcuno si sveglia con la smania del filantropo e dello scopritore di talenti .
Lasciate in pace Turiddu, già gli avete tolto la baracca, non toglietegli pure il suo "starsene fuori paese".

lunedì 31 marzo 2014

PREMIAZIONE AL TEATRO AURELIO DI ROMA

1° CLASSIFICATO premiato con la messa in scena del testo che sarà curata dalla
Compagnia Stabile del Teatro Aurelio nell’ambito della stagione teatrale 2014/2015, Targa
personalizzata e Diploma di Merito)
ACCURSIO SOLDANO di Sciacca (Agrigento) con “Riflesso senza immagine”
Il testo affronta, attraverso una sorta di teatro dell’assurdo, temi oggi attuali più che mai: la 
condanna all’incomunicabilità, il desiderio di autoesclusione, quindi l’inevitabile autodifesa 
da riporre nella follia, lucida, consapevole e quindi ancora più drammatica. 
La scrittura drammaturgica è sobria, misurata, appropriata, ironica, sempre in perfetto 
equilibrio con il contenuto.  
Bisogna ammetterlo: vedere una propria opera riscuotere il parere positivo fa sempre piacere, se poi quell'opera vince, la soddisfazione è doppia.
La premiazione al Teatro Aurelio di Roma, sabato 29 marzo 2014, per la mia commedia "Riflesso senza immagine" risultata vincitrice del concorso nazionale organizzato dalla Compagnia stabile e da alcune associazioni culturali, è stata un momento emozionante, ma ancor di più sapere che la commedia sarà messa in scena dalla stessa compagnia.
A giugno, o al massimo nel mese di Luglio si sapranno le date della messa in scena.
Intanto mi godo (se permettete) questo successo.





lunedì 24 marzo 2014

LA NAVE VOLANTE DI BALIANI, ROBA DA "RIDATECI I SOLDI"

Se l'attore Marco Baliani avesse messo in scena la sua "Nave volante" dedicata alla storia di Giuseppe Mario Bellanca, invece che all'Auditorium parco della musica di Roma, all'interno del glorioso Cine Micron di Sciacca, tutti gli spettatori avrebbero gridato la famosa frase "Raso, i soldi vulemu". Perché si, lo spettacolo messo in scena da Baliani rientra a buon diritto nella categoria "restituiteci i soldi".
Partiamo dal fatto che l'Auditorium era quasi pieno. L'attore è Baliani, l'idea di fare qualcosa su Bellanca gliel'aveva data niente meno che Andrea Camilleri, quindi, con un binomio di cotanta potenza letteraria è normale che la sala sia piena. Di certo gli spettatori non erano lì perché conoscevano la storia di Giuseppe Mario Bellanca, perché se così fosse stato, a parte la recita (?) approssimativa (vista da tutti) si sarebbero accorti di alcuni errori durante l'excursus storico. Non se ne sono accorti, ma per sfortuna di Baliani e di Camilleri, in sala c'erano anche i parenti di Bellanca, che la storia la sanno veramente e conoscono bene la successione dei fatti.
Andiamo allo spettacolo: Baliani parlava dell'aereo Parasol e dietro le sue spalle appariva la foto dell'aereo 28-70, parlava del CF e alle spalle appariva la foto del "Cruisemaster", tutto fuori tempo. L'impressione che si è avuta è che Baliani avrebbe dovuto rifiutare l'impegno datogli da Camilleri (sua l'idea) oppure rinviare la recita a quando avesse avuto a disposizione più notizie e più materiale.
E poi? chi cavolo è questo Saru amico di Peppino? E che ci andava a fare Peppino a San Calogero quando tutti sanno che giocava a Cammordino? e perché riprendere la leggenda che vuole Bellanca così potente da decidere, durante la seconda guerra mondiale se bombardare o meno Sciacca? Ultima annotazione non meno importante. Baliani alla fine dello spettacolo fa riferimento a Ellis Island. Perfetto per commuovere il pubblico con la storia del povero emigrato sfigato, ma è un riferimento fuori da ogni logica che riguardi Bellanca.
Giuseppe Mario Bellanca non partì dalla Sicilia con la valigia di cartone e il libretto rosso da ignorante, ma con due lauree, una in matematica e l'altra in ingegneria, sapeva già dove andare visto che due fratelli erano in America e i soldi per costruire il suo aereo non li fece vendendo prosciutti, ma con una colletta fatta da importanti uomini del tempo. Giusta per amor di storia.
Ma soprattutto, perché devo pagare 20 euro per vedere una persona vestina di nero che per più di un'ora legge (LEGGE) trentadue pagine di notizie su un costruttore italiano emigrato in America, dimostrando anche che non le ricordava bene e facendo pause che non doveva fare?
O forse mi sono perso qualche passaggio ed è questo il teatro moderno, dove basta mettere in cartellone un nome che attira gente e puoi permettersi il lusso di andare su google, prendere 4 notizie su Bellanca e leggerle agli spettatori paganti?
Se così è, preferisco il teatro amatoriale.

Bellanca, Baliani, Camilleri

martedì 18 marzo 2014

PRIMO PREMIO AL CONCORSO NAZIONALE TEATRO AURELIO

Riflesso senza immagine”, la mia commedia in due atti, ha vinto la seconda edizione del premio letterario nazionale “Teatro Aurelio” organizzato dall’Associazione Culturale “Il Raggio” e la Direzione del Teatro Aurelio, in collaborazione con l'Associazione Culturale Scriviamo Insieme e con il patrocinio del comune di Roma.
La Commissione composta da Paolo Romani, Lucrezia Coletti, Andrea Farroni, Antonio Gallo, Manuele Guarnacci, Maria Pia Iannotta,
Silvia Iori, Lucrezia Lanza, Stefania Pascucci, Francesco Piotti e Angelo Tuti ha premiato il testo che quindi sarà messo in scena dalla Compagnia Stabile del Teatro Aurelio nell’ambito della stagione teatrale 2014/2015.
Riflesso senza immagine” è un testo attuale che affronta il tema della incomunicabilità, della difficoltà a rapportarsi e della potenza del linguaggio che, per dirla con Nietzsche, fa apparire senza alcun riflesso vero l'immagine che abbiamo del mondo che ci circonda.

La premiazione si svolgerà a Roma il prossimo 29 marzo alle ore 16.00 presso il Teatro Aurelio, Largo S. Pio V, 4 .

domenica 16 marzo 2014

PREMIO NAZIONALE: LIBRI DELL'ANNO




Nel quadro delle manifestazioni complementari culturali della Sagra 2014, oggi Sabato 15 Marzo 2014 alle ore 18, presso il foyer del Teatro Pirandello di Agrigento è stato conferito il Premio Nazionale “I libri dell'anno” per le edizioni 2013.
Il premio è uno dei due momenti conclusivi della 13esima Mostra del Libro di Tradizioni e d'Arte di Sicilia diretta da Mario Gaziano e Aurelio Patti.
Una serata all'insegna della cuItura e della necessità di una sempre maggiore attenzione ai libri e alle storie che essi raccontano.
 Premio nazionale “I Libri dell'Anno” anche a “Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri delle macchine volanti” edito dalla Epsylon editore di Roma.

mercoledì 5 marzo 2014

PERCHE' IL CARNEVALE SI DEVE FARE!

Il carnevale di Sciacca è stato rinviato, causa pioggia, a sabato 8 e domenica 9 marzo. Sabato 8 è la festa delle donne, il giorno dopo è la prima domenica di quaresima. Era naturale e poteva capitare che la kermesse carnascialesca potesse coincidere con altre ricorrenze. Ma se la festa delle donne è una usanza recente non molto usata neppure dalle donne, la quaresima esiste da quando Gesù è stato crocifisso: mischiare il profano (carnevale) col sacro (la penitenza) rischia di far saltare il banco. Ma detto questo, secondo me, indipendentemente da tutto, il carnevale si deve fare, e si farà.
Si deve fare perché il carnevale non è solo tre giorni sfilata, ma è il frutto di un lavoro di mesi, fatto di riunioni, accordi, incazzature, delusioni e speranze. E' un lungo e paziente lavoro di un assessore (Monte) che ci mette la faccia anche quando non dovrebbe e non toccherebbe a lui, mentre altri si presentano quando tutti ridono e spariscono nelle difficoltà.
Il carnevale è centinaia di giovani e di vecchi che la sera si riuniscono nei garage e incollano, dipingono, modellano, saldano, si sporcano, si incazzano, sorridono, preparano da mangiare e bevono in compagnia.
Il carnevale è centinaia di mamme che la sera accompagnano i figli alla scuola di ballo per preparare le coreografie, bambini che danzano, mamme e papà al freddo ad aspettare, maestri di ballo pazienti in mesi e mesi di preparazione. Il carnevale è preparare il vestito anche per chi non sfilerà nel gruppo mascherato e per chi non canterà l'inno del carro avversario. Il carnevale è dei vecchi che non possono uscire da casa, per quelli che sono negli ospizi, negli ospedali o nelle case circondariali, Basterebbero solo questi motivi per giustificare la volontà di fare la sfilata. Per rispetto verso tutti coloro che hanno speso tempo ed energia a preparare la festa.

Ma di motivi ce se sarebbero altri che è lungo elencare. A cominciare dalla società partenopea che ha creduto nella festa per finire alle TV locali che hanno lavorato proponendo trasmissioni televisive di preparazione alla festa. Annullare tutto sarebbe stato un peccato che neppure la quaresima avrebbe potuto togliere.

sabato 22 febbraio 2014

R.I.P. FRANCESCO DI GIACOMO, DORMI QUESTO SOGNO

Era la grande e gentile voce che ci ha accompagnato (mi ha) per tanti anni, il simbolo di un'epoca bella del rock italiano. Francesco Di Giacomo, cantante del Banco del Mutuo Soccorso, è morto per le conseguenze di un grave incidente stradale a Zagarolo, in Via Valle Del Formale, nei pressi del centro sportivo.
Erano i tempi del Banco, della PFM, degli Stormy Six, degli Osanna, degli Area di Demetrio Stratos, Le Orme e di Napoli Centrale (tanto per citarne alcuni), tempi di bella musica rock, quando PFM e Banco incidevano negli studi di Keith Emerson (un grande).
Secondo le prime ricostruzioni il cantante, che viaggiava da solo, sarebbe stato colto da un malore che gli avrebbe fatto perdere il controllo dell'auto: dopo aver invaso l'altra corsia, la vettura si è schiantata su una Rover che viaggiava in senso opposto. Vana la corsa in ospedale.
Di lui ci resteranno tante belle canzoni, TANTI bei momenti musicali, tanti ricordi ed a me tanti bei dischi e un "non mi rompete" che ascolterò in cuffia alla sua memoria, lasciando che "dorma questo sogno"

mercoledì 19 febbraio 2014

IL BELLANCA DI BALIANI PARTE... MALE

Fa sempre “scena” vedere il nome di Andrea Camilleri su un cartellone teatrale anche se dello scrittore empedoclino c'è solo l'idea.Però è innegabile: attira clienti.
Il 22 marzo prossimo, presso la sala Sinopoli dell'auditorium parco della musica di Roma, l'attore Marco Baliani metterà in scena “La nave volante” un inedito d'autore che l'attore ha dedicato a Giuseppe Mario Bellanca con le musiche di Mirto Baliani.
Che Camilleri abbia suggerito l'idea di scrivere qualcosa per il teatro dedicata al famoso costruttore di aerei saccense emigrato in America non può che farci piacere, ma se il testo scritto da Baliani corrisponde alle note di presentazione pubblicate sul sito, ci sono evidenti errori storici che sarebbe meglio aggiustare.
Nella nota di presentazione infatti, c'è scritto che “Pochi sanno che l'aereo col quale Charles Lindbergh compì la prima traversata aerea dell' Oceano Atlantico, in solitario e senza scalo, fu costruito dall’ingegnere italiano originario di Sciacca, piccolo paese della Sicilia in provincia di Agrigento” Ora, non volendo contestare il piccolo paese, forse Baliani o Camilleri non sanno che l'aereo col quale Lindbergh compì la traversata sull'oceano non era stato costruito da Bellanca, ma proprio a causa del rifiuto del socio di Bellanca di vendere l'aereo, Lindbergh si rivolse alle industrie Ryan. 
Speriamo che il testo scritto non abbia questi errori, a meno che, come si dice in giro, non sia una licenza poetica. Di due cose però possiamo essere contenti. 
La prima è che il grande scrittore Andrea Camilleri suggerisca di mettere in scena qualcosa che riguardi Giuseppe Bellanca (tanto per evitarci ancora una volta Montalbano);
 la seconda che un grande attore come Marco Baliani ne scriva il testo. 
A dimostrazione che il lavoro fatto nel libro “Giuseppe Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti” non è una cosa che riguarda solo Sciacca ma interessa anche grandi scrittori e uomini di teatro.

A volte, basta un'idea buttata lì. Appuntamento il 22 marzo a Roma.

martedì 4 febbraio 2014

LIBRO DELL'ANNO 2014

COMUNICATO STAMPA
Abbiamo il piacere e l'onore di comunicare
che giorno 16 Marzo 2014 alle ore 18
presso il Foyer del Teatro Pirandello di Agrigento
verrà conferito il Premio Nazionale "Libri dell'Anno" 6.a Edizione ai sottoindicati volumi:
Libri dell'anno 2014:
Accursio Soldano: “Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri delle macchine volanti”- Ed. Epsylon
Stefano Miloto “L'Assillo” romanzo-Ed. Bonaccorso
Rosanna Bocchieri “Un teatro,una storia:il teatro della concordia di Ragusa” Ed. Sipario
Nino Agnello “Le sconciature di Pirandello” Ed. Thule
Pino Camilleri “L'anello d'oro”
Enzo Sardo “La chiesa madre di Racalmuto” Ed.Sciascia
Antonio Silvano Messina “La Matriarca” -romanzo- Ed. Armando Siciliano

Mario Gaziano e Aurelio Patti
Direttori culturali della XIII Mostra del Libro di Tradizioni popolari e di Cultura d'Arte di Sicilia dal '700 al '900