domenica 27 ottobre 2013

RECENSIONE SULLA RUBRICA LIBRI DELL'ANSA

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Libri: Bellanca, storia dell'ingegnere 

con il sogno del volo

Sarà presentato nelle scuole volume sui pionieri dell'aviazione


(di Giovanni Franco) (ANSA) - PALERMO, 25 OTT - Nei pressi dell'aeroporto "Fiorello La Guardia" 
di New York c'è una strada dedicata a lui. E anche nel Maryland, in California. A Sciacca (Ag) 
invece paese natale di Giuseppe Bellanca, nato nel 1886 e morto nel 1960, c'è solo una striminzita stradina intitolata ai non meglio identificati "Fratelli Bellanca" (gli altri due erano un sindacalista e il direttore di un giornale locale, e viene da pensare che forse l'omaggio era rivolto a uno dei suoi due congiunti). Eppure scrive il giornalista Tano Gullo "era uno dei massimi cervelli scientifici che la 
Sicilia abbia generato. Nel settore aeronautico ha lo stesso peso specifico che hanno i Marconi,
 i Volta, i Pacinotti in altri comparti". A raccontare le gesta di questo personaggio è ora Accursio
 Soldano che ha scritto il libro "Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti" (Epsylon editrice; 182 pagine; 14 euro). Un volume ricco di immagini d'epoca e di manoscritti che sarà anche presentato nelle scuole. "Una raccolta sistematica di eventi, fatti, documenti che raccontano la vita, 
non solo di Bellanca, ma anche di tutti quei piloti, - afferma l'autore - quei temerari che sulle "macchine volanti" cercarono la gloria nel tentativo di attraversare gli oceani: qualcuno, pilotando un "Bellanca" 
ci riuscì, molti perirono, ma tutti contribuirono a spostare un po' più in là i confini del volo". Bellanca, afferma Soldano anche lui di Sciacca: "non è uno dei tanti siciliani nato in un piccolo paese in
 provincia di Agrigento ed emigrato giovanissimo in America in cerca di fortuna, era un ingegnere aeronautico e aveva un sogno: costruire aerei e volare dall'America in Europa senza scalo". 
Da giovane frequentò l'Istituto Tecnico di Milano, laureandosi nel 1908 in matematica e durante 
i suoi studi per la seconda laurea in ingegneria aeronautica decise di disegnare e costruire il suo primo aereo.

Non avendo i fondi disponibili per realizzarlo, pensò di farlo con canne di bambù, montandolo dentro

 una vecchia stalla. Poi, insieme a due suoi amici, Enea Bossi e Paolo Invernizzi produsse, nel 1909,
 il primo volo di un aereo totalmente italiano (come disegno e costruzione). Ma l'Italia di quegli anni
 non era ancora pronta per le innovazioni in campo aeronautico e allora, su pressione di suo fratello 
Carlo, il giovane Giuseppe emigrò in America e cominciò dapprima a dare lezioni di volo e poi a 
costruire aerei dal disegno innovativo e dalle performance fino a quel momento impensabili. 
I "Bellanca aircraft" erano diventati famosi in tutta l'America, al punto da meritarsi la copertina 
di "uomo dell'anno" nella popolare rivista "Time", ma il suo socio in affari Charles Levine non 
volle vendere un suo monoplano a Charles Lindberg per la trasvolata in solitario da New York a 
Parigi mancando quindi l'appuntamento con la storia. Eppure l'ingegnere saccense avrebbe avuto 
modi di rifarsi in seguito. I documenti sulle sue leggendarie imprese, a cavallo tra gli anni Venti e 
Trenta del Novecento, sono esposti nell'Archivio del Museo Nazionale dell'Aria e dello Spazio di Washington. Nel 1993 è stato inserito nella Hall of fame dell'aviazione mondiale.(ANSA).

sabato 19 ottobre 2013

RECENSIONE SU IL MATTINO DI PARMA

‘Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti’ di Accursio Soldano

di Laura Bonelli ottobre - 18 - 2013

Ci fu un’epoca in cui l’uomo aveva bisogno di conquistare il cielo e sentiva che il volo era l’espressione della propria libertà. Erano gli anni in cui Charles Lindberg,  giovane pilota delle linee aeree postali di S. Louis, partiva, in solitario, per il suo storico volo da New York a Parigi. L’inizio del Novecento vide molti sognatori tradurre in realtà i propri aneliti. Tra questi un italiano, forse meno conosciuto, ma che fu uno dei protagonisti della storia dell’aviazione mondiale a cavallo tra gli anni Venti e Trenta. La biografia dell’ingegnere e progettista Giuseppe Bellanca, siciliano, originario di Sciacca, viene tratteggiata da un suo conterraneo, il giornalista Accursio Soldano, nel libro ‘Giuseppe Mario Bellanca e i pionieri sulle macchine volanti’ (Epsylon Editrice).
Dagli esordi con un rudimentale apparecchio costruito con canne di bambù, all’arrivo in America, prima ad Omaha, in Nebraska, dove fonda la sua prima società di aircraft, per approdare infine nel Delawere, in un tragitto di vita costellato di progetti e realizzazioni di volo eroiche ed appassionate.
Soldano fa un minuzioso ed interessante lavoro di ricerca storica, includendo nel suo libro una selezione di articoli tratti da quotidiani dell’epoca e dando spazio anche ad altri pionieri che si distinsero per spirito di avventura, testando sulla propria pelle le possibilità dei nuovi velivoli che si andavano progettando in quegli anni.
La biografia di Bellanca viene pubblicata a breve distanza dal romanzo d’esordio di Soldano ‘Il venditore di attimi’ (Graphofeel Edizioni), in cui l’autore costruisce un racconto in cui si intersecano diverse vicende, con protagonisti in grado di trasmettere un’esperienza tale da essere di monito e riflessione. Quali sono le cose che davvero hanno importanza? Quali gli errori che portano a conseguenze irrimediabili? C’è sempre un modo per deviare da una via pericolosa, una maniera di pensare e di agire per evitare il peggio. Recentemente trasposto per il teatro e presentato al Roma Fringe Festival, ‘Il venditore di attimi’ si interroga in modo originale sulle esperienze dell’esistenza dell’uomo, dando nuova vita a personaggi intramontabili della letteratura classica.
C’è un’impercettibile linea di pensiero tra i due scritti di Soldano, ovvero l’espressione di un anelito dell’uomo che sembra lontano da questo tempo attuale, un tempo concentrato a guardare gli eventi esterni senza soffermarsi sulle potenzialità interne insite nell’animo umano, rimpiangendo tempi migliori.
“Nessuno si toglie la vita in un posto così pieno di vita. Bisogna solo dare alle cose la loro giusta dimensione, dare ad ogni evento la giusta valenza ed evitare di accumulare rimpianti. Il rimpianto, come si sa, è uno spreco di energia” (da Il Venditore di attimi)