lunedì 2 aprile 2012

IL VENDITORE DI ATTIMI

Accursio, chi è Il venditore di attimi?
Il venditore di attimi è un'idea. E’ il tempo che intercorre fra il dire e il fare, quell'istante nella vita di ognuno di noi in cui, per dirla con Aristotele, quello che era solo un pensiero diventa un atto compiuto. Siamo ormai abituati a considerare solo il “prima” e il “dopo” e difficilmente ci soffermiamo sull'importanza dell'attimo in cui abbiamo preso una decisione. Solitamente passa inosservato, eppure, in molti casi, sono i momenti più importanti nella vita di una persona, perché ci portano verso una direzione ben precisa, e ci fanno fare una scelta dalla quale non possiamo più tornare indietro. Perché quell'attimo è passato. Al limite, dopo, possiamo modificare la scelta, ma non rivivere il momento in cui l'abbiamo compiuta. Quanti di noi si sono chiesti “se avessi agito in questo modo, bastava un attimo e...”. Il venditore di attimi è l'idea stessa di rivivere quel momento e capirne l'importanza. Per questo non ho voluto dare un nome al personaggio, e anche alla fine, malgrado scriva il suo nome, l’attento lettore capirà che il venditore di attimi rimane sempre uno sconosciuto.

Ne Il venditore di attimi lei evoca una gran quantità di personaggi e di storie molto differenti, ciascuna delle quali potrebbe costituire un romanzo. A cosa si e’ ispirato?
All’idea del romanzo stesso. Ai suoi personaggi che, come in “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen prendono vita e interagiscono con i loro autori. Non più relegati a personaggi di un romanzo. Da giovane conducevo un programma radiofonico e all’inizio dicevo sempre “Accursio Soldano, oggi in compagnia del mio amico Behemoth che sceglie i dischi” Alla fine tutti facevano i complimenti a Behemoth per la scelta della scaletta musicale, non sapendo che quel mio amico non esisteva, era il personaggio de “Il maestro e Margherita” di Bulgakov. Ecco, mi sono chiesto: cosa succederebbe se Behemoth, o Giannozzo uscissero dalle pagine del libro e si mettessero a conversare con i loro autori? Se vuoi, possiamo definirlo una sorta di giallo letterario dove le storie, seppur all’apparenza distanti fra di loro, in realtà hanno tutti qualcosa in comune e sono come indizi verso una soluzione finale. Dove non c’è nessun colpevole da scoprire, ma solo riscoprire il piacere della lettura.

E’ d’accordo sull’affermazione che il suo, nel complesso, è un libro ottimista?
Si, decisamente. Sebbene la maggior parte delle storie raccontate non abbiano un lieto fine c'è sempre, in chi li racconta, nel personaggio dello sconosciuto, il piacere di ricordarle. Perché in fondo, la vita è fatta di tentativi, qualcuno va bene, qualche altro va male, ma alla fine, tutti i passaggi li chiamiamo con un solo nome: Essere. E poi io sono un ottimista per natura, convinto che non è mai tardi per cambiare la propria vita e che nei momenti di gioia come in quelli tristi, l'importante è Esserci.

Questo romanzo, costituisce il suo esordio letterario nella narrativa . Ha altri romanzi in preparazione o nel cassetto?
Un altro ci sarebbe, d'altronde chi non ha un libro, una commedia, una raccolta di poesie dentro il cassetto? La storia stavolta è completamente diversa, con molti meno personaggi e con un taglio più teatrale. Io faccio il giornalista da trenta anni e mi sono sempre chiesto cosa sarebbe successo se nel corso di una intervista, tutte le risposte ricevute non fossero quelle che ci si aspettava. Insomma, cosa succederebbe se l'interlocutore non seguisse le regole che ci creiamo a priori e ci accorgessimo, durante la conversazione che sono solo una limitazione della propria libertà o peggio ancora sono inventate? Un po' quello che asseriva Lenny Bruce cinquant'anni fa quando parlava di “libertà di linguaggio e di informazione”. Mi sono immaginato cosa sarebbe successo se un giornalista arrivasse a considerare la sua “zona di competenza” alla stregua di un “mandamento” mafioso.

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