martedì 12 luglio 2011

A SCIACCA UN DISOCCUPATO OGNI CINQUE ABITANTI

Il 48% dei cittadini siciliani considera peggiorata, negli ultimi tre anni, la situazione economica della propria famiglia. Sono appena 7 su 100 i pochi fortunati che possono dire migliorato il proprio tenore di vita nell’ultimo triennio.
È quanto emerge da un’indagine, condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, che rivela nell’Isola un progressivo impoverimento della classe media a reddito fisso. Sono infatti sempre di più, in Sicilia, le famiglie che faticano ad “arrivare alla fine del mese”: la crisi economica, l’aumento del costo della vita e l’assenza di concrete prospettive di lavoro per le nuove generazioni rappresentano una vera e propria emergenza sociale, i cui effetti appaiono solo attenuati dal ricorso, sempre più diffuso, a risparmi precedentemente accumulati.
Il 58% dei siciliani va alla ricerca di beni in saldo o di punti vendita più economici per l’abbigliamento. La maggioranza assoluta afferma di aver ridimensionato le spese per il tempo libero ed i pasti fuori casa; ma aumenta anche, per il 51%, la tendenza all’acquisto di prodotti alimentari più economici o in discount. Si accorciano ulteriormente i giorni di vacanza. Ma chi sono nell’Isola i “nuovi poveri”? Secondo la fotografia scattata dall’Istituto Demopolis, sono oggi in difficoltà soprattutto i nuclei familiari monoreddito con figli, e gli anziani con pensioni minime o sociali; in una situazione di debolezza appaiono pure i disoccupati e le giovani famiglie, spesso con un lavoro precario e senza immobili di proprietà.
A Sciacca la situazione è abbastanza grave. Secondo i dati fornitici dall'Ufficio di collocamento, i disoccupati iscritti nelle liste sono 8921, di cui 4415 donne e 4506 uomini. Se teniamo conto che a Sciacca siamo 40.000 risulta che in città c'è un disoccupato ogni cinque abitanti.
Facendo una distinzione per fascia d'età. Sono ben 3831 i disoccupati con meno di 30 anni, 3015 quelli fino a 40 anni e 2085 i disoccupati saccensi che hanno superato i 40 anni. Insomma, serve una politica comunale seria e possibilmente che non si fermi al rifacimento dei marciapiedi ma che aiuti i giovani a crearsi una famiglia.

IL GIORNALE DI SALLUSTI PUBBLICA UNA INCHIESTA SUL BELICE

Ancora un attacco agli sprechi del terremoto nel belice. Stavolta, dopo la Repubblica e lo scorso anno Il corriere della sera, a puntare l'indice è stato un reportage pubblicato sul quotidiano “Il giornale”. Tre pagine, con tanto di titolo in copertina che recita: “Ecco dove buttano i nostri soldi” firmato dal vice direttore Nicola Porro. E all'interno due pagine, con foto in bianco e nero di un vecchio su un asino e il titolo “Il terremoto che ci svuota le tasche” firmato da Gian Maria De Francesco
Per la ricostruzione del terremoto del Belice del gennaio 1968 , si legge nell'articolo, lo Stato italiano nel corso degli undici anni successivi aveva speso 900 miliardi delle vecchie lire che rivalutate in euro attuali ammonterebbero a circa 5,8 miliardi. Un intervento talmente massiccio che a ventiquattro anni di distanza nel gennaio 1992 circa 1.500 famiglie vivevano ancora nelle baraccopoli. E oggi?
Ogni anno il Tesoro si fa carico per oltre 10 milioni di euro dell’estinzione dei mutui relativi al sisma che colpì le province di Agrigento, Palermo e Trapani. Altri 2,5 milioni arrivano invece dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il giornalista poi si permette di fare l'ironico e scrive che, siccome 43 anni sono un periodo troppo breve per completare un’opera di ricostruzione vi sono specifici stanziamenti in bilancio: due milioni per il completamento degli interventi e 507.026 euro per le opere di urbanizzazione primaria. Insomma, 25 miliardi delle vecchie lire per un evento così remoto. Le nostre tasse, scrive il giornalista, servono anche a questo.