lunedì 30 maggio 2011

MA MASTELLA E' UNO CHE RIFLETTE PRIMA DI PARLARE?

Non vorremmo dire che Clemente Mastella parla a vanvera, che insomma sia uno di quelli che pur di apparire con un trafiletto su un giornale dica la prima cosa che gli passa per la mente senza riflettere. Conosciamo il buon Clemente come un politico riflessivo.

Esponente della Democrazia Cristiana, è stato molto "riflessivo" quando si è improvvisato fondatore di alcuni partiti come il Centro Cristiano Democratico (CCD), i Cristiani Democratici per la Repubblica (CDR), l'Unione Democratica per la Repubblica (UDR) e infine l'UDEUR, con cui ha caratterizzato la sua storia politica negli anni Duemila. Attualmente è segretario nazionale dei Popolari per il Sud. Insomma politicamente riflette parecchio e cambia... parecchio.
Non fu abbastanza riflessivo nella scelta dei suoi collaboratori all'Udeur se è vero che nel 2000 quando, insieme a Salvatore Cuffaro, fu testimone di nozze del braccio destro di Bernardo Provenzano, Francesco Campanella, l'uomo che fornì a Provenzano i documenti falsi per andare in Francia a operarsi alla prostata. Campanella era il segretario dei giovani dell'UDEUR.
E non è stato abbastanza riflessivo quando ha rilasciato questa dichiarazione riportata dai giornali. Clemè... lascia perdere!
 

IL PASSANTE FERROVIARIO DI PALERMO IN MANO ALLA MAFIA

La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo, al termine di una complessa attività investigativa e di monitoraggio su eventuali condizionamenti mafiosi negli appalti,  in esecuzione dell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa in data 25 maggio 2011 dal G.I.P. del Tribunale di Palermo Riccardo Ricciardi, ha arrestato Andrea Impastato, di Cinisi (PA), 63 enne, pregiudicato mafioso, sorvegliato speciale, imprenditore edile nel settore del calcestruzzo, ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, per avere gestito affari ed imprese nell’interesse degli esponenti di vertice dell’associazione mafiosa, tra i quali  Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, ottenendo, in tal modo, il sostegno per l’inserimento delle proprie società, operanti nel settore della produzione e della vendita del calcestruzzo, in alcuni tra i più importanti lavori pubblici svolti nelle zone della provincia di Palermo, controllate dagli esponenti mafiosi, tra i quali i lavori per il porto di Balestrate e quello per il cd. “passante ferroviario”, quest’ultimo assegnato ad un consorzio di imprese .
L’indagine sulla realizzazione del “passante ferroviario” di Palermo e sulle possibili infiltrazioni mafiose, iniziata alcuni anni fa, era scaturita da acquisizioni investigative emerse nell’ambito di un'altra attività di indagine. Successivamente, le risultanze investigative sono state supportate anche dal contenuto di un “pizzino” trovato nel covo del boss Bernardo Provenzano, al momento del suo arresto, avvenuto l’11 aprile 2006. In particolare, quello datato 25 febbraio 2006, la cui paternità è stata attribuita al capomafia Lo Piccolo Salvatore, all’epoca anch’egli latitante, in cui quest’ultimo informa il suo interlocutore Provenzano Bernardo dell’imminente partenza dei lavori per la realizzazione della metropolitana, invitandolo a fornire il nome di qualche imprenditore di sua conoscenza nella produzione e nella fornitura del calcestruzzo che sarebbe stato inserito nel consorzio che stava creando con Andrea Impastato: "..Lo informo, che siccome in breve (forse in aprile) dovrebbe iniziare la metropolitana che è un grosso lavoro e quindi le volevo chiedere che se le interessa qualche calcestruzzi di fare lavorare me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato. In merito attendo sue notizie...
Effettivamente le indagini hanno consentito di evidenziare interessi convergenti di diverse “famiglie” mafiose della provincia palermitana, la cui sfera d’influenza ricadeva nei territori interessati dall’imponente opera.
Le intercettazioni sia telefoniche che ambientali, intercorse tanto tra il responsabile dell’associazione temporanea di imprese affidataria dei lavori e i suoi più stretti collaboratori, quanto tra gli stessi vertici di un’impresa ed il figlio dell’odierno arrestato, consentivano, non solo, di confermare la diretta partecipazione delle imprese riconducibili alla persona dell’Impastato Andrea nei lavori del passante ferroviario attraverso la fornitura del calcestruzzo nei diversi cantieri, che nel frattempo erano stati aperti lungo la tratta compresa tra Carini ed il quartiere di Brancaccio, ma altresì di evidenziare il ruolo di primaria importanza assunto da Impastato, il quale, nonostante fosse formalmente escluso dalla partecipazione ai predetti lavori, continuava ad essere costantemente aggiornato sull’evoluzione degli stessi dai familiari, nel corso degli incontri presso la sala colloqui della casa circondariale “Ucciardone” di Palermo, ove l’Impastato Andrea si trovava recluso in esecuzione di condanna, emessa nei suoi confronti dalla Corte d’Appello di Palermo.
Da tali conversazioni è emerso lo stretto legame che si era venuto a creare tra il responsabile della associazione temporanea di imprese ed i titolari di due società, entrambe riconducibili alla famiglia Impastato.
Contatti, nella specie, estrinsecatisi nell’imposizione, da parte del responsabile del consorzio di imprese facente capo alla ditta appaltante, di una serie di direttive ai suoi collaboratori dirette a concedere delle priorità alle sopra menzionate società nella fornitura del calcestruzzo per la realizzazione dei lavori del “passante ferroviario”, mediante l’effettuazione di visite periodiche presso gli impianti di produzione del calcestruzzo delle predette società e le cave di estrazione dei materiali ad esse facenti capo, nonché mediante l’effettuazione di una serie di “pressioni” presso la Prefettura di Palermo, dirette ad ottenere le necessarie autorizzazioni ai lavori in capo alle sopra citate società, pur nella consapevolezza del fatto che la stessa Prefettura di Palermo aveva espressamente escluso una  di esse dalla partecipazione allo svolgimento dei lavori per la realizzazione dell’opera pubblica, in quanto uno dei due soci, l’odierno arrestato Impastato Andrea, era gravato da una sentenza di condanna divenuta irrevocabile per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Nell’ambito della medesima indagine sul “passante ferroviario di Palermo”, mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, sono stati acquisiti elementi di prova a carico di Domenico D’amico, di anni 61, palermitano,  condannato con sentenza definitiva dalla Corte d’Appello di Palermo del 12 luglio 2004 per il delitto di cui all’art. 416bis c.p.,  per il delitto di trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso ( art. 110 c.p., 12 quinquies legge 7 agosto 1992 n°356, aggravato dall’art. 7 del d.l. n°152/1991), per avere attribuito prima al fratello Marcello D’amico (deceduto) e poi ai nipoti Salvatore Dimino e Ivana Dimino, la titolarità delle quote di partecipazione del capitale sociale di una società, avente sede in Palermo, in realtà di sua pertinenza, ponendo in essere tale comportamento al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed al fine di favorire l’associazione mafiosa denominata “Cosa Nostra”.
 Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali è emersa chiaramente la riconducibilità e l’effettiva gestione della società da parte del D’amico.  
Le indagini, sono state coordinate dal Procuratore Agg. presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Dr. Antonio Ingroia, e dai Sostituti Procuratori Dr. Gaetano Paci e Dr. Francesco Del Bene.

venerdì 20 maggio 2011

VIVIANI NON SI DIMETTE. E VENTURI SI CHIEDE: MA CHE FANNO QUELLI DEL SERVIZIO 5

MARCO VENTURI

Dopo l’ispezione disposta dall’assessore regionale alle Attività Produttive Marco Venturi si era sparsa voce che il consigliere in pectore della Camera di Commercio di Agrigento, l'ex vice sindaco di Menfi ed ex sindacalista (e altri ex) Riccardo Viviani si era dimesso. In verità Viviani non solo non si è dimesso, ma ha dichiarato che querelerà per diffamazione Arnone e che avrà un incontro proprio con Venturi. Riccardo Viviani, proprio il giorno delle nomine, era stato accusato dal consigliere comunale del PD di Agrigento, Giuseppe Arnone, di essere coinvolto in un procedimento penale a danno proprio della Camera di Commercio. Procedimento che lo aveva portato alla condanna di 3 anni. "Nel solco del rispetto della legalità e dei principi di trasparenza che contraddistingue il mio operato -aveva dichiarato il presidente della camera di Commercio agrigentina Vittorio Messina- ho invitato il neo consigliere Riccardo Viviani a non insediarsi"
La storia raccontata da Arnone è questa: Viviani tempo addietro era stato nominato Presidente di una Azienda Speciale della Camera di Commercio, l’Azienda per i Porti, e secondo quanto emerso, aveva dotato l’Azienda di un conto corrente bancario della Camera di Commercio, ma secondo gli inquirenti, aveva in parte versato queste somme nel suo conto corrente personale ed in parte le aveva utilizzate emettendo assegni per pagare esigenze personali. Il tutto per 24 mila euro. Viviani quindi era stato accusato di peculato  finito sotto processo al Tribunale di Agrigento e condannato a 3 anni. Ma Viviani stesso replica a queste accuse dicendosi sicuro di dimostrare la propria estraneità ai fatti e che, la Corte dei Conti aveva archiviato il caso non riscontrando nessun danno erariale. Quindi era stato nominato da qualche organizzazione, ente o associazione agricola a presentarlo per far parte del consiglio generale della Camera di Commercio. Ovvero per far parte dello stesso Ente che, secondo Arnone, aveva derubato, ma che secondo Viviani non era vero.
L'assessore regionale Marco Venturi aveva chiesto chiarimenti anche al direttore generale del dipartimento Attività Produttive. "Il servizio 5 - aveva affermato l'assessore Venturi - era a conoscenza del procedimento penale pendente nei confronti del consigliere camerale fin dal giugno del 2009. Appare del tutto inaccettabile che su un argomento così delicato, cioè la ricandidatura di un soggetto con carichi penali pendenti, il servizio non sia intervenuto per quanto di sua competenza, né abbia informato il sottoscritto".
Alla prossima puntata!

giovedì 19 maggio 2011

L'ASSIOMA PEDOFILO DI DON RICCARDO

Consumava tre, quattro grammi al giorno di cocaina. Don Riccardo Seppia, il parroco ligure finito in carcere per cessione di stupefacenti e per abusi sessuali, era schiavo della polvere bianca. Che gli richiedeva una spesa di 300 euro al giorno circa per il rifornimento. La comprava per sè e per offrirla ai ragazzi che invitava nei suoi appuntamenti morbosi.
I suoi pusher pare fossero tre, tutti italiani. A loro chiedeva di procurargli sia la droga sia i bambini. Adesso si tratta di capire dove don Riccardo trovava tutti quei soldi. Il suo stipendio da sacerdote era di 1.200 euro. Dove trovava il resto? I suoi conti correnti e le sue ricchezze personali sono ora al vaglio dei Nas di Milano. Con il passare delle ore, e con l'emergere dei dettagli della doppia vita del prete, ci si chiede come in Curia non si fossero mai accorti di niente. 
 Vuoi vedere che l'insana abitudine di drogarsi è cominciata proprio in chiesa sniffando l'incenso, e che a farlo diventare pedofilo è stato qualche film sulla rivoluzione sessuale proiettato in Oratorio? Magari "Marcellino pane e vino"!

martedì 17 maggio 2011

MICHELE CIMINO E LE "SPARATE" POST ELETTORALI

Comunicato Stampa (17/05/2011)
"Se avessimo fatto una lista Forza del Sud a Milano forse la Moratti sarebbe diventata sindaco subito."A dirlo e' Michele Cimino, deputato regionale e vice coordinatore di Forza del Sud. "Sicuramente e' ora di far conoscere il partito sia a Milano che a Torino, continua Cimino, citta' che devono molto  ai cervelli e al lavoro dei meridionali. Inoltre  mi sento di affermare che  a Milano Berlusconi non solo non ha perso ma ha salvato una campagna elettorale compromessa dalla arroganza della Lega e dalla supponenza della Moratti .
Un dato ormai e' certo che il popolo del Sud ha capito che ora c'e un partito che lo difende e che c'e una classe politica che si impegna a dimostrare che il sud e' una risorsa per l' Italia e non un problema e che a testa alta chiede al governo nazionale  quello che spetta e che da anni viene usurpato o meglio derubato dalle regioni del nord." Conclude Cimino.

 Sul comunicato stampa non voglio entrare in merito... mi vien troppo da ridere! Posso solo aggiungere, a parziale risarcimento del danno che subisce chiunque legga queste dichiarazioni, una frase presa a prestito da Erasmo da Rotterdam e dal suo Elogio della Follia quando La follia considera più modesto descriversi da sé che pagare gli adulatori per farsi lodare, come erano soliti fare i grandi sapienti: “chi non trova un altro che lo lodi, fa bene a lodarsi da sé”.
 

PINO MARINELLI "SFIDUCIA" IL SINDACO VITO BONO

Pino Marinelli, conduttore di un programma radiofonico su tele Radio Sciacca il lunedi mercoledi e venerdi, (Il rompiscatole è il suo programma domenicale) "sfiducia" il sindaco Vito Bono e ha inviato un esposto al Prefetto di Agrigento e alla Procura della Repubblica di Sciacca circa la incompatibilità della carica di sindaco e di medico della mutua.
Ecco il testo:
Nella “diretta televisiva” del Consiglio Comunale di Sciacca “Question Time” del 24 febbraio 2011- andata in onda su una emittente locale saccense- è stata presentata, dal Consigliere Comunale Giuseppe Turco, una “ interrogazione” sulla “incompatibilità” del Dr. Vito Bono a ricoprire la carica di Sindaco in quanto, anche medico del S.S.N, tutt’ora esercitante la professione come da lui stesso dichiarato in più e più occasioni. Essendo il sottoscritto un “opinionista radio televisivo” di una emittente locale di Sciacca, incuriosito, ho fatto una breve ricerca su internet e alla voce “incompatibilità Sindaco-Medico” è saltata fuori una Sentenza della Corte di Cassazione che dichiarava decaduto il Sindaco di Civitanova Marche, perché essendo medico della mutua risultava essere incompatibile con la carica di Sindaco.
Ma ho pensato anche che essendo il sindaco di Sciacca, Dr. Vito Bono, medico del S.S.N. in Sicilia, Regione a Statuto Speciale, potrebbe esercitare anche la professione di Medico oltre che quella di Sindaco, in base a qualche modifica o interpretazione della Legge Nazionale che disciplina l’argomento. Ebbene collegatomi con il sito della Regione Siciliana alla voce “indice delle FAQ”, cliccando sulla voce “incompatibilità” riporta quanto segue: "I dipendenti dell’USL e i professionisti convenzionati non possono ricoprire la carica di sindaco e di assessore del comune il cui territorio coincide con quello dell’USL nonchè del comune con popolazione superiore a 28500 abitanti che concorre a costituire l’USL dalla quale dipendono o sono convenzionati. Detta causa di incompatibilità non ha effetto se entro 10 giorni dalla data in cui diviene esecutiva la nomina abbiano chiesto di essere collocati in aspettativa. I professionisti convenzionati, entro il suddetto termine, devono cessare dalle funzioni che danno luogo alla incompatibilità. Di conseguenza, la convenzione rimane sospesa per la durata del mandato elettivo. (art.15, l.r.24/06/1986, n.31).
Interessante in merito, anche una nota esplicativa dell’ ANCI del 25 giugno del 2009.
Ora essendo la causa della incompatibilità “il continuare ad esercitare la professione di medico”, ed avendo, il Sindaco Vito Bono dichiarato nella seduta del Consiglio Comunale – Question Time di cui sopra, che lui continua ad esercitare la professione di medico del S.S.N., perché lo può fare in base alla Legge 154/81. Ma, data la vetustà della Legge 154/81 e la esplicita chiarezza della FAQ del 2009, della Regione Sicilia sopra riportata in merito alla incompatibilità, il sottoscritto, nutrendo fortissimi dubbi sulla questione, si rivolge a Lei Signor Prefetto per sapere se il Dr. Vito Bono può continuare ad essere sindaco di Sciacca e contemporaneamente medico della mutua.
Al Signor Procuratore della Repubblica, chiedo di appurare, nel caso fosse riscontrata l’incompatibilità, se vi siano stati dei danni economici ed erariali arrecati al S.S.N. e/o al Comune di Sciacca. Restando in attesa di un cortese iscontro, porgo, a Lei Signor Prefetto ed al Signor Procuratore della Repubblica, i miei migliori saluti.  

lunedì 16 maggio 2011

MA QUANT'E' BELLO STAR... ALLA CAMERA DI COMMERCIO

RICCARDO VIVIANI

Vittorio Messina, come era previsto è stato riconfermato presidente della Camera di Commercio di Agrigento, e il suo primo intervento è stato quello di invitare il neo consigliere Riccardo Viviani a non insediari nel consiglio generale della stessa Camera di commercio agrigentina. "Nel solco del rispetto della legalità e dei principi di trasparenza che contraddistingue il mio operato ha dichiarato Messina ho invitato il neo consigliere Riccardo Viviani a non insediarsi in seguito alle critiche sollevate dal consigliere comunale del Pd di Agrigento. Una vicenda su cui, per evitare strumentalizzazioni di ogni genere, gli uffici preposti effettueranno tutte le verifiche del caso"
Nella sostanza, il consigliere comunale Giuseppe Arnone è intervenuto ai lavori assembleari sostenendo che l'ex sindacalista e ex vice sindaco della giunta menfitana guidata da Botta, Riccardo Viviani non poteva insediarsi perché incompatibile per una condanna subita. Secondo Arnone, Viviani è incompatibile con la carica perché condannato a tre anni con una Sentenza del Tribunale per aver "derubato" la stessa Camera di Commercio, che peraltro era costituita parte civile nel relativo processo. Secondo quanto scritto da Arnone in una lettera, Viviani era stato nominato Presidente di una Azienda Speciale della Camera di Commercio, l’Azienda per i Porti, e secondo quanto emerso, aveva dotato l’Azienda di un conto corrente bancario della Camera di Commercio. Poi, aveva in parte versato queste somme della Camera di Commercio nel suo conto corrente personale ed in parte le aveva utilizzate emettendo assegni per pagare esigenze personali. Il tutto per 24 mila euro. Viviani quindi era stato accusato di peculato  finito sotto processo al Tribunale di Agrigento e condannato a 3 anni. Malgrado questo, in una Italia dove tutto è permesso, aveva trovato qualche organizzazione, ente o associazione agricola a presentarlo per far parte del consiglio generale della Camera di Commercio. Ovvero per far parte della stessa organizzazione che, secondo Arnone e il Tribunale di Agrigento, aveva derubato. 
Dopo queste accuse, il presidente Messina ha invitato Viviani a non insediarsi.
Vediamo come va a finire!

lunedì 9 maggio 2011

SESSO SUL TETTO DEL CAMPUS. ECCO COME USARE L'UNIVERSITA'

 Una lezione di sesso sul tetto di uno degli atenei più prestigiosi del mondo mette in imbarazzo tutta l'America. Sabato pomeriggio, in pieno giorno (una giornata di sole per fortuna) due giovani studenti hanno dato sfogo agli istinti sessuali in cima ad uno storico palazzo del campus dell'Università della California del Sud, a Los Angeles. Non sapevano di essere guardati o fotografati da decine di curiosi che erano lì, a guardare divertiti.  Immediata l'apertura di un'inchiesta interna, mentre il protagonista, un membro di una nota confraternita, dovrà rispondere di sesso in luogo aperto.
Le immagini hanno fatto il giro delle università, dei social network, delle tv e dei giornali di tutti gli Stati Uniti. Le foto riprendono la giovane coppia intenta a fare sesso in svariate posizioni, sono una decina in tutto, ma sono giù state cliccate centinaia di migliaia di volte nelle ultime ore. Il luogo scelto per qualche momento di intimità è stata la Waite Phillips Hall, un palazzo di 12 piani all'interno del campus.
Ragazzi, la prossima volta, guardatevi attorno e controllate gli altri tetti! 

mercoledì 4 maggio 2011

UNA VIGNETTA DA NON PUBBLICARE

Con tutto il rispetto... questa non era una vignetta da pubblicare, anzi, nemmeno da disegnare. Milo Manara ha fatto, posso dirlo? una cazzata! Sarebbe stato meglio per lui e per Il Fatto quotidiano (che ha pubblicato la vignetta), se il bravo disegnatore si fosse concentrato sulla campagna promozionale della Sisley ed evitato questo disegno. Fuori da ogni logica, persino per chi non è religioso.
Meno male (per lui) che siamo in Italia e che il personaggio raffigurato in quella posa oscena è Papa Giovanni Paolo II. Se al suo posto ci fosse stato un personaggio qualsiasi dell'Islam a quest'ora Manara avrebbe bisogno di una scorta e fatto la fine di quel disegnatore che pubblicò le vignette su Maometto; costretto a vivere barricato in casa e licenziato.