mercoledì 28 ottobre 2009

ADDIO ALLA LIBERTA' DI INFORMAZIONE?


Nel caso Marrazzo c'è una cosa che mi ha colpito e mi ha fatto ricordare quel grande comico americano Lenny Bruce che durante una sua performance, prima di essere denunciato varie volte per oscenità, dichiarò che “l'informazione fa il paese forte” più cose si sanno meglio è per tutti. Invece nel caso del presidente della regione Lazio si è avuta la conferma della mancanza di libertà di stampa quando, ricostruendo la vicenda del ricatto, il giornalista di turno ha detto che Berlusconi sapeva, ma aveva rassicurato Marrazzo promettendogli che nei suoi giornali non sarebbe stato pubblicato niente. Il che, al di là della questione Marrazzo, dei suoi gusti sessuali o delle sue scelte, conferma, senza ombra di dubbio che, a parte piccole eccezioni, l'informazione nel Paese viene decisa a tavolino dai proprietari dei giornali e delle Tv, scegliendo, a suo piacimento cosa l'Italia deve sapere e cosa invece non è “necessario” che sappia.
Insomma, questi carabinieri si girano le redazioni dei giornali italiani, parlano con i direttori (compreso il buon Signorini) per vendere un filmato compromettente di un politico. Berlusconi viene avvisato dell'esistenza di questo filmato e decide che quella “informazione” non deve essere data. Domanda: tutti i direttori di testata dei giornali controllati dalla famiglia Berlusconi chiedono il permesso alla pubblicazione di foto o articoli? O è stato solo in questo caso? Vada come vada l'andazzo, quella informazione non s'ha da dare, a conferma che la libertà di stampa in Italia è una utopia.
L'ultima conferma è arrivata dai notiziari di ieri sera, facendo un paragone fra un canale berlusconiano e La7.
Canale5 ha aperto con l'addio di Rutelli al PD, ritenendo quindi che una scelta diversa di un singolo soggetto possa influire sulla stabilità politica di un solo partito (ma secondo me è stato fatto per poter dare a Gasparri la possibilità di ripetere la solita tiritera), la seconda notizia era sul caso Marrazzo (PD) poi si è proseguiti con il presunto scandalo di Firenze (PD) la quarta notizia è stata sull'omicidio del consigliere del PD nel napoletano e... finalmente, la quinta notizia era dedicata al caso Mills, con la Corte D'appello che conferma la condanna e manda il premier (senza il lodo Alfano) a processo. Il giornalista di Canale5, nel suo breve quinto servizio ha detto di sfuggita, quasi impercettibilmente, che nel processo è implicato “anche il premier” guardandosi bene dal fare nome e cognome e chiudendo il servizio molto, ma molto prima dei precedenti, dati con dovizia di particolari.
Cito Canale5 per evitare di citare il recitativo farsesco di Rete4 eletta ormai a simbolo della disinformazione e del lecchinaggio politico.
Ora io credo che, a parte pochi santi, non sappiamo a chi votarci, ma tutta questa vicenda e la situazione in cui vive oggi l'informazione in Italia mi ricorda un'altra performance di Lenny Bruce, quando negli anni 60 diceva che "è molto duro fermare un'informazione, perché la parola in se stessa non ha nessuna conseguenza. Ciò che la costituzione proibisce è un ostacolo al sistema di comunicazione. Non voglio che nessuno limiti il diritto di dire una cosa e sentirla un'altra volta. Perché l'informazione fa il paese forte. Perché la conoscenza della sifilide non è istruttiva? Se non ne sei a conoscenza, e conosci solo le cose buone, e lasciano passare solo le cose buone, diffondendo ciò che essi pensano sia buono, finisci come Hitler".
Oggi, fermare l'informazione è diventato facile. Specialmente se si hanno a disposizione giornali, riviste e TV. Chissà se è nato un altro dittatore?