sabato 7 marzo 2009

IL CIRCO PIERANTONI

di Accursio Soldano
C'era un tempo in cui quando arrivava il circo, eravamo tutti felici. Finalmente arrivava lo spettacolo, con numeri stupefacenti. I loro camion colorati e i clown dipinti sulle fiancate ravvivavano la città. Erano piccoli circhi, ma riuscivano a portare tanta felicità. Nella zona dove abitavo io c'era una piccola piazzetta, il rione fratelli bandiera, e ogni anno, puntualmente arrivava il Circo Pierantoni. Quattro tiranti piantati per terra e via al montaggio del tendone a strisce giallo e blu. La piazza era piccola, ma anche col tendone montato, c'era spazio per il traffico veicolare.
A quel tempo c'era solo un cinema che proiettava a settimane alterne le eroiche gesta di Maciste e di Ercole, e i film di Franchi e Ingrassia, non c'era internet, e in pochi avevano la televisione. Il circo era la novità che tutti aspettavano per un anno intero, e quando arrivava, in quella piazza posta al centro di un complesso di case popolari, la gente si lanciava in una spontanea gara di solidarietà.
Era come se la famiglia si allargasse, come se fossero arrivati i parenti da un'altra città.
Mia madre forniva l'elettricità per le luci lampeggianti della cassa, la nostra vicina di casa lasciava il cancello aperto, ed ogni tanto arrivava qualcuno del circo a riempire un bidone d'acqua, sia per gli animali che per il loro fabbisogno; non ci si poteva permettere il lusso di comprare l'acqua minerale. In cambio, i bambini curiosavano, chiedevano, volevano scoprire i segreti. Come faceva quella bella ragazza a camminare su quel filo posto a due metri di altezza? Qual era il segreto di quel ragazzo che si infilava in bocca una torcia e sputava fuoco? Mi svelò il trucco una mattina, dentro la sua roulotte, e fu per me la fine di un mito.
Ma il Circo Pierantoni era una famiglia, faceva parte della famiglia, di tutti, a volte rimaneva nella stessa piazza per quasi un mese. E ricordo ancora la gente che, seduta su quelle gradinate fatte con tavole di legno, seguiva attentamente, anche alla ventesima replica, “O zappatore”, la Cavalleria rusticana, o la storia di Peppino Musolino, ed alla fine del secondo tempo, quando la recita finiva, tirava fuori dalle tasche i fazzoletti. Poi tutti a casa. Anche oggi il circo aveva concluso il suo spettacolo. Pierantoni era il Mario Merola siciliano.
Giovanni Lozopone, ma come dichiara lui stesso, “nessuno mi conosce con questo nome”, è nato a Marsiglia, in Francia, ma dall'età di 8 anni abita in Sicilia e ha passato tutta la sua vita nel circo. Prima insieme al padre, poi, dal 1961 con un proprio circo regionale, ha cominciato a viaggiare per paesi e città portando in giro il nome di un colonnello della casa di Pinerolo.
“Quando mio nonno morì, cadendo dal trapezio, Rodolfo Pierantoni, anche lui circense e titolare del circo dove lavoravano i miei nonni, si offrì di fare da tutore a mio padre, mio zio e mia zia, che a quel tempo erano giovanissimi. Crescendo con lui, siamo stati, da sempre, conosciuti come i figli di Pierantoni”
Fino al 1993, quando, per ragioni d'età, deise di chiudere la sua attività circense. L'ultima serata è stata a Lentini, con un incasso di 3 milioni: un grande incasso per quei tempi. Quello fu l'ultimo spettacolo del Circo Pierantoni,
Oggi Giovanni Lozopone, meglio conosciuto come Gianni Pierantoni, ha 79 anni, vive a Francofonte dove ha acquistato un piccolo pezzo di terra e ci ha messo su le giostre per i bambini. Ma la tradizione continua, sua figlia Egle adesso fa parte della grande famiglia Togni.