giovedì 26 febbraio 2009

LA SICILIANA RIBELLE DI MARCO AMENTA

di Accursio Soldano

Esce il 27 febbraio, nei cinema di tutta Italia, il nuovo film del regista siciliano Marco Amenta, dal titolo "La siciliana ribelle" ispirato alla storia di Rita Atria, la ragazza di 17 anni che nel 1991 denunciò gli assassini del padre e del fratello. Rita veniva da una famiglia mafiosa di Partanna e rivelò al giudice Paolo Borsellino ciò che sapeva sugli uomini di Cosa nostra del suo paese. Dopo l'attentato a Borsellino, Rita si suicidò, a Roma, dove viveva sotto protezione. Il film non ricostruisce la cronaca ma è un omaggio alla memoria della Atria. La protagonista della pellicola si chiama Rita Mancuso: da bambina è convinta che suo padre sia un eroe e vuole solo vendicare la sua morte. Dovrebbe chiudere gli occhi, accettare le regole che governano il suo paese, come ha sempre fatto sua madre, ma non ci sta. Il film segue il suo avvicinamento allo Stato, il suo spaesamento quando viene trasferita a Roma sotto protezione, la sua ricostruzione insieme alle forze dell'ordine dei fatti che aveva appuntato sul suo diario. Fino al processo che, come nella realtà, portò all'incriminazione di molti mafiosi. Man mano che la storia si sviluppa il suo desiderio di vendetta si trasforma in desiderio di giustizia, ma quell'isolamento e l'uccisione del suo confidente le saranno fatali. Il regista palermitano Marco Amenta, da me intervistato, ci tiene molto a sottolineare che è importante non raccontare la mafia in maniera romantica.

venerdì 20 febbraio 2009

E ADESSO ASCOLTIAMO I SOLITI NOTI


E per la nota politica ascoltiamo adesso Cota, Quagliariello e Gasparri.
Pensi che domani si possa cambiare e vedere cosa hanno da dire anche gli altri 300 e passa deputati, e invece il giornalista della RAI, piazzato davanti alla Camera dei deputati, con uno sfondo di passanti che saluta i parenti a casa e li avvisa via cellulare che, “finalmente sono in TV, finalmente anche io ho i miei 15 minuti di popolarità” ci ripropone la stessa cosa. Tutti i giorni. Il “bravo” giornalista, che in questi casi ha solo il compito di piazzare il microfono davanti la bocca degli intervistati e prendere qualche appunto che possa servire da introduzione, dopo la sua breve presentazione sul fatto politico del giorno ci dice che ascolteremo… Cota, Quagliariello e Gasparri. Se poi siamo fortunati e c’è una nota di quel disgraziato di Di Pietro che si vanta di fare opposizione, potremo persino ascoltare Bonaiuti e ammirare le sua mani che gesticolano all’unisono con la bocca, come farebbe papa Benedetto XVI. Altrimenti ci dobbiamo accontentare di vederlo con gli occhialetti da sole e il sorrisino ebete, piazzato dietro Berlusconi.
E tutti i giorni ascoltiamo l’opinione di Cota, Quagliariello e Gasparri (simboli della cultura politica di questa nazione) che sono diventati così familiari da essere scambiati, a seconda della stagione, per i tre briganti della famosa canzone di Modugno, o per i re magi che annunciano solo cose buone e accusano Erode di chissà quale misfatto dialettico. Naturalmente, essendo sempre chiamati a parlare, rispondono quasi a memoria a qualsiasi domanda, e di solito la risposta si articola in una breve, brevissima dissertazione sull’argomento e poi una lunga lunghissima dissertazione su quelli della sinistra che non dialogano, che vanno sempre all’attacco e che… se non ci fossero loro che pensano per noi, saremmo ancora in mano a Che Guevara, Lenin, Topolino, Zagor e Gramsci.
Nei casi più eclatanti, quando il TG ha un po’ di tempo in più, ecco arrivare l’incravattato Capezzone che cerca in tutti i modi di darsi un tono ed una credibilità, ma soprattutto di far vedere a Berlusconi che lui si, adesso è allineato e coperto, (quale minchia di sinistra, ma quale radicali, quei morti di fame che ogni tanto digiunano e che al congresso erano in 39) e che sta prendendo lezioni di tonalità da Bonaiuti (non si sa mai, dovesse prenderne il posto). Naturalmente, qualunque sia l’argomento, la colpa è sempre della sinistra.
L’informazione politica, quella che ci propina la RAI, è un monopolio Cota-Quagliariello-Gasparri, il trio fantasticus, gli unici che hanno qualcosa da dire, ma soprattutto, gli unici che dicono sempre le stesse cose. E meno male che c’è l’inchiesta sugli appalti a Napoli, altrimenti avremmo ancora, tutti i giorni l’Italo Bocchino a parlare di quando ha perso le elezioni in Campania.
L’informazione fa il paese forte, diceva Lenny Bruce. Ma accidenti, quello era un comico!

mercoledì 18 febbraio 2009

UNO PARTECIPA, UNO VINCE!


Uno partecipa, Uno vince. E' come quando vai dal tabaccaio e compri un Gratta e Vinci... uno gratta e (se capita) uno vince. Anche il comune di Santa Margherita dovrebbe attrezzarsi e mettere in vendita i gratta e vinci comunali. Il gioco è molto semplice: metti un premio in palio, lo pubblicizzi (si fa per dire) e inviti alcuni amici a grattare, per vedere se magari, ti viene fuori un incarico.

Stranamente, per l'organizzazione del Premio letteraio Tomasi di Lampedusa, hanno partecipato un concorrente per ogni sezione, manco il rischio che due partecipassero per la stessa figura professionale messa in palio...

E così, per il posto di direttore del premio ha partecipato il prof. Pasquale Hamel (solo lui ha saputo di questo bando di gara... come ha fatto a saperlo? qualcuno gliel'ha detto?). Per la figura denominata "Coordinatore e implementazione" (che cavolo vuol dire?) s'è presentato solo un concorrente Gregorio Sparacino (che il premio lo conosce benissimo) e per la figura professionale di "tecnico e assistenza" (a chi? tecnico di che? del suono, delle luci? assistenza agli anziani, ai due precedentemente citati? a chi doveva assistere?) anche qui, una sola concorrente, Rosy Abruzzo che, considerata la lunga gavetta nella presentazione dei carnevali di Sciacca poteva anche presentarsi come coordinatore. Invece no, guarda caso, anche qui, nessun conflitto di interessi e nessun rischio che due soggetti si presentino per la stessa figura professionale.

I tre si conoscono? Si sono parlati prima della presentazione dei vari curriculum? hanno deciso a priori o è stata una piacevole coincidenza che ha tolto dall'imbarazzo il sindaco di S. Margherita Belice?

Ormai è andata. Grazie per la trasparenza!

venerdì 6 febbraio 2009

L'arcigay contraria al carro allegorico sull'omosessualità

di Accursio Soldano
Parte la centonovesima edizione del carnevale saccense che quest’anno, dopo tre anni di esilio nel quartiere Perriera ritorna nel centro storico e rischia di diventare una edizione minore del Gay-Pride nazionale con tanti giovani mascherati da Platinette che cantano…”sono nato io, mezzo si e mezzo no, sono nato gay”
Risolti i problemi di viabilità, quest’anno i dieci carri allegorici, cinque di categoria “A” e altrettanti di seconda fascia, ritornano a far tappa in Piazza Scandaliato.
Ma sebbene tutti i carri siano ancora in fase di assemblaggio e nelle scuole di danza si provino le coreografie e gli inni, c’è già un carro allegorico che incuriosisce e fa discutere.
Si chiama “Un mondo diverso” ed è un carro di fascia B che, secondo le previsioni catalizzerà l’attenzione di tutti i partecipanti. A costruirlo, l’associazione culturale “Tira e molla” che nel suo mondo diverso, ha voluto affrontare il tema dell’omosessualità, con un inno, scritto da Giuseppe Gulino e Baldo Sclafani che inneggia all’omosessualità ed all’orgoglio di essere gay.
Sul carro, la maschera principale sarà quella di Lucio Carofiglio, barese di nascita e saccense di adozione, sosia di Platinette che dopo anni di partecipazione passiva al carnevale di Sciacca, quest’anno ha voluto impegnarsi in prima persona. La sua presenza l’ha confermata ai microfoni di Toni Fisco nello speciale “aspettando il carnevale” che andrà in onda stasera alle 21.

L’associazione saccense che costruisce il carro, grazie anche a Carofiglio, ha coinvolto l’Arcigay nazionale, ma Agostino De Caro, neo presidente provinciale, ha declinato l’invito.
“La sede nazionale –di ha detto De Caro- ci ha trasmesso l’invito pervenuto dall’associazione di Sciacca che costruisce il carro, ma noi, in questo momento siamo impegnati ad organizzare il congresso fondativo ad Agrigento, che finalmente, dopo tanti anni, apre una propria sede nella città dei templi. Non credo che parteciperemo al carnevale, perché non ritengo che l’omosessualità sia un problema da mettere su un baraccone del carnevale con tante persone mascherate da Platinette. In questo momento –continua De Caro- abbiamo bisogno di fare lotte serie, se ci mettiamo su un carro di carnevale a fare la cretina, di sicuro perdiamo il rispetto della gente”.
Insomma, malgrado il rifiuto della neonata associazione agrigentina dell’arcigay, la sensazione è che i giorni di sfilata dei carri allegorici, si trasformeranno in una specie di gay-pride, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria, che lottano per “un mondo diverso”.
La manifestazione si svolgerà dal 19 al 24 Febbraio. I primi due giorni sfileranno solo i gruppi mascherati, i successivi, a turno, tutti i carri allegorici con esibizione lungo le vie cittadine e sul palco allestito nella piazza principale. Rogo finale il martedì sera della maschera simbolo chiamata "Peppe Nappa".