martedì 24 novembre 2009

GIACOMO SFERLAZZO & Co.


L'intenzione di RADIO TRAMPA, oltre a quella di proporre buona musica, è di fare ascoltare un po' di gruppi o di giovani che si avvicinano alla musica e, nella maggior parte dei casi, pagano di tasca propria la produzione dei CD.
Per questo, nelle scalette della trasmissione troverete nomi di gruppi sconosciuti ai più, ma che negli ambienti della musica cosiddetta underground hanno un seguito.
E' il caso dei SINE FRONTERA che abbiamo già presentato nelle scorse settimane, è il caso dei RATTI DELLA SABINA, oppure degli ATLETICODELFINA o ancora dei marsalesi MARTA SUITUBI.
E allora, oltre a farvi ascoltare i loro CD, cercheremo, nell'ambito locale e non, di farveli ascoltare dal vivo. Il primo è GIACOMO SFERLAZZO. Il suo CD "Il figlio di abele" lo potete trovare già nei negozi, nelle edicole o comprarlo durante i concerti.
Intanto, giovedì prossimo 26, sarà nostro ospite in trasmissione, dopo il collegamento con i LEGENDARY KID COMBO. Buon ascolto
Accursio Soldano

venerdì 20 novembre 2009

MODENA CITY RAMBLERS (24 novembre)


Il nuovo disco è l’undicesimo capitolo discografico dell’ormai quasi ventennale storia della band emiliana. Si compone di dodici canzoni, scritte, arrangiate e prodotte dagli stessi Ramblers, che, per le registrazioni, effettuate presso la  consueta “base” dello studio Esagono di Rubiera (RE),  fanno quasi tutto da soli, avvalendosi della collaborazione alle fisarmoniche e tastiere di Leonardo Sgavetti (in tour con la band dall’anno precedente) e di pochi altri contributi esterni.
Già dal titolo si evince un chiaro richiamo a quello che è il tema dominante del lavoro: il concetto di libertà, interpretato a seconda delle canzoni nelle sue declinazioni più individuali o collettive. Mai come in questi tempi questa parola echeggia e rimbalza sulle bocche di tutti, svilita, strumentalizzata, svuotata di valore intrinseco nel suo essere piegata all’uso e consumo della propaganda  mediatica, politica e militare. I Ramblers si confrontano con questo concetto e scendono in profondità, tra le piccole grandi schiavitù e i guizzi di libertà che animano e condizionano i sentimenti, gli affetti, le idee e i sogni di noi tutti e le utopie, le conquiste, i valori ma anche le  mistificazioni e i pesanti condizionamenti che, come società, viviamo e accettiamo o subiamo.
Il disco alterna momenti di grande carica a dolci ballate, ritmi reggae e tzigani, valzer e sei ottavi tra Irlanda e meridione d’Italia, con sonorità che sono ormai classiche della musica  targata MCR. È soprattutto la componente legata ai suoni della tradizione italiana, specie tarantella e tammurriata, a risultare in questo nuovo lavoro particolarmente evidente, caratterizzando il disco come quello più carico di riferimenti al nostro patrimonio di musica popolare.
L’uso del dialetto emiliano, da sempre una delle soluzioni espressive della band, si affianca poi nella title track a quello partenopeo, con una unione di lingue ed accenti che ribadisce come per la band, nelle differenze e nella varietà espressiva, si possano trovare le occasioni per accostare culture e abbattere confini, più che dividere.
Le voci di Betty e Dudu si alternano nelle varie tracce, assieme ad alcuni episodi di natura più corale, interpretando testi talvolta diretti e immediati, altre volte poetici e metaforici, che si vanno sempre ad inserire nell’alveo della tradizionale scrittura militante e sognatrice dei MCR.
Per la prima volta i Ramblers  si assumono in toto anche la realizzazione della componente grafica del cd, sulla cui copertina compaiono, tra le righe di una bandiera che rimanda per foggia e cromatismi a quella di molte nazioni americane a cominciare dagli USA, ma che non è nessuna di esse, i primi articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui si è appena celebrato il sessantesimo anniversario.

mercoledì 18 novembre 2009

ANGELO BRANDUARDI A RADIO TRAMPA


E' stato il cantautore Angelo Branduardi, l'ospite di RADIO TRAMPA del 19 novembre, la trasmissione radiofonica di Tele radio Sciacca che va in onda dalle 10 alle 12 sulle nostre frequenze radio.
Dopo Giovanni Nuti e Gianmaria Testa dunque, la trasmissione radiofonica presenta ai nostri radioascoltatori un altro ospite d'eccezione.
Branduardi ha pubblicato da poco il nuovo CD dal titolo "Senza Spina" con gli arrangiamenti di Maurizio Fabrizio. Un cd che contiene pezzi storici del menestrello di Cuggiono e tre canzoni inedite. Una di queste, è già in programmazione nel nostro palinsesto radiofonico mentre di Branduardi, la nostra emittente aveva già trasmesso lo spettacolo dedicato a San Francesco dal titolo “La Lauda di Francesco”
L'intervista, in diretta radiofonica ad Angelo Branduardi è prevista intorno alle 11.30 ed è visibile in streaming collegandosi al sito www.teleradiosciacca.it.
Branduardi è presente sul mercato discografico con il CD “Senza spina”, un vecchio concerto del dicembre '86 all'Olympia di Parigi, riapparso grazie alle registrazioni conservate dall'ingegnere del suono di quella serata. È il documento sonoro di uno spettacolo acustico quando ancora non era scoppiata la moda delle esibizioni «unplugged». Nel CD, Branduardi ripercorre una carriera lunga una cinquantina di dischi e propone cinque brani tratti da quello che è un disco memorabile: Branduardi canta Yeats.
Domanda: com'è venuto fuori il CD "infinitamente piccolo con i testi di San Francesco?
Risposta: i francescani, dopo un mio rifiuto, quando ho chiesto perché lo chiedete a me, mi hanno risposto... noi lo chiediamo a te, perché Dio sceglie sempre i peggiori.

martedì 10 novembre 2009

DUE GRANDI MUSICISTI A RADIO TRAMPA



GIOVANNI NUTI
GIANMARIA TESTA

in diretta in collegamento telefonico martedì 17 novembre a partire dalle 10.30.
E' sicuramente un grande colpo, per la nostra trasmissione, avere la possibilità di parlare con Giovanni Nuti, che ha musicato le poesie della grande Alda Merini e che in questi giorni sta pubblicando il nuovo CD. E poi, avremo sempre in collegamento telefonico uno dei migliori cantautori italiani: Gianmaria Testa.
Vi ricordo che la trasmissione radio è seguibile anche in streaming collegandosi al sito www.teleradiosciacca.it
A Gianmaria Testa hanno rivolto domande anche Giandomenico Pumilia e Davide Schittone, ma accogliamo tutti quelli che avessero delle domande da fare agli artisti che avremo in collegamento telefonico.

A RADIO TRAMPA INTERVIENE DANIELA GAMBINO


La gente passa a trovarmi in Sicilia. Me lo sento ripetere spesso: come la racconti tu, viene voglia di conoscerla. Negli anni ne ho descritto la gioia amara fino a farla diventare quasi un personaggio, di più: una persona. Con la sua lentezza elefantiaca, col suo cinismo, con l'innocenza struggente della sua natura indifesa e lussureggiante, le sue coste stupende segnate dall'abusivismo. Con il ribollire delle sue pentole che ricordano l'Etna e distribuiscono cibarie da mille e una notte nei luoghi più inaspettati. E lo stesso mi viene da pensare a Erice, a Scopello, a Cefalù, in ognuno di questi angoli dalla bellezza accecante. Perché la Sicilia sembra un grande amore: anche se la lasci, sei sempre grata di averla incontrata. E queste 101 cose sono l'inizio della vertigine, è come tastare con la punta del piede un oceano caldo e tempestoso e pensare con orgoglio: «Ecco, questo l'ho fatto, nella vita».
Daniela Gambino a RADIO TRAMPA (10 NOVEMBRE 2009)

lunedì 2 novembre 2009

INCONTRO CON PIERA AIELLO? NO... C'E' LA DISINFESTAZIONE


Era previsto un incontro con Piera Aiello, collaboratrice di giustizia e cognata di Rita Atria con gli alunni, ed invece al Liceo scientifico “Giovan Battista Odierna” di Palma di Montechiaro, sabato mattina l’istituto era chiuso per la disinfestazione. L’incontro, fissato alcuni giorni prima, nell’ambito della rassegna “Voci del sud” è quindi saltato e nel pomeriggio si è svolto l'incontro presso il palazzo ducale. Al quale erano presenti pochi ragazzi. Pochi ma buoni.
Piera Aiello è una collaboratrice di giustizia. Il suocero, era il boss don Vito Atria, ucciso il 18 novembre 1985 a soli nove giorni dal suo matrimonio con il figlio dello stesso, Nicola. E anche il marito sarà ucciso.
Nicola verrà ucciso il 24 giugno 1991, nel suo ristorante aperto da soli tre giorni e soprattutto davanti ai suoi occhi. Dopo la sua morte Piera Aiello è stata perseguitata e sorvegliata a vista dai mafiosi. Ma per fortuna venne avvicinata da un amico carabiniere e dal Sostituto Procuratore di Sciacca, Morena Plazzi, la quale la portò a Terrasini per conoscere l'allora Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Marsala: Paolo Borsellino.
Oggi Piera Aiello gira per la Sicilia cercando di portare la sua testimonianza nella lotta contro la mafia.
Io l'ho incontrata a Palma di Montechiaro e ne è uscita fuori una bella intervista.
Ma è grave l'accaduto: organizzare la disinfestazione proprio il giorno in cui Piera Aiello andava nelle scuole per parlare di legalità e di lotta alla Mafia.
Il consigliere provinciale Stefano Girasole ha subito stigmatizzato l'accaduto con queste parole: La presenza di Piera Aiello, in una città dove appena il mese scorso è stato arrestato il presunto capo mafia, -scrive Girasole- poteva essere un momento di riscatto per tutto il paese. La decisione del preside dell'Istituto, di fissare per quel giorno la disinfestazione dei locali, pur sapendo dell'importante incontro fissato con gli studenti, è grave, da censurare, e da condannare.
Nello stesso istituto, il consiglio dei docenti non aveva accolto la proposta del sindaco Rosario Gallo, di intitolare il nuovo plesso a Rita Atria.

venerdì 30 ottobre 2009

DA GENTILE A BERLUSCONI... COSA CAMBIA?


Il 30 maggio del 1875, a Castelvetrano, nasceva Giovanni Gentile considerato ancora oggi, con il suo attualismo, uno dei maggiori filosofi contemporanei. Colui che, insieme a Giovanni Treccani creò la famosa Enciclopedia Italiana e che, per le sue numerose cariche culturali e politiche, esercitò un influsso notevole sulla cultura italiana.
Sono passati sessanta anni, da quando sulla soglia della sua abitazione a Firenze, il 15 aprile 1944, Giovanni Gentile veniva ucciso da un commando gappista. I motivi reali di quell’omicidio, nonostante la confessione di tre dei quattro componenti del “gruppo di fuoco” che spararono sette colpi di pistola, e nonostante l'assunzione della piena responsabilità politica rivendicata da Palmiro Togliatti sulle colonne de L'Unità, sono ancora oscuri. Gentile, forse, fu ucciso dai Gruppi di Azione Patriottica, perché si era esposto con un discorso decisamente filonazista all'inaugurazione dell'Accademia d'Italia nel marzo 1944, esaltando il ruolo determinante della Germania.
E pensare che all'inizio fu Marx.
Dopo la Laurea in Filosofia e l'abilitazione all'insegnamento con una tesi proprio su Karl Marx, Gentile, cominciò ad insegnare nel 1906 Storia della Filosofia all'Università di Palermo e nel 1911 dopo essere stato nominato presidente dell'associazione nazionale dei professori universitari, insegnò, sempre nello stesso ateneo, Filosofia Morale.
Poi si trasferisce a Pisa dove insegna Filosofia Teoretica, e infine, dopo avere esposto il principio della sua filosofia nel saggio “La riforma della dialettica hegeliana” pubblicato nel 1913, il trasferimento a Roma. La tesi di Gentile sulla dialettica di Hegel che tanto piacque al regime fascista era semplice. Secondo il filosofo di Castelvetrano, lo sbaglio di Hegel era stato quello di aver tentato, nella sua Scienza della Logica, una dialettica del pensato cioè del concetto, mentre al contrario, l'unica dialettica possibile, poteva essere quella del pensante, cioè del soggetto che pensa. La vera realtà diventa, quindi, il soggetto attuale del pensiero (da qui il termine attualismo). Insomma, una cosa esiste nel momento in cui la pensi, fuori dell'atto del pensiero non esiste né la natura né Dio e neppure il passato e l'avvenire, il male e il bene, l'errore e la verità.
Per spiegare questa sua tesi, Gentile scriveva: “Si prenda qualunque errore e si dimostri bene che è tale, e si vedrà che non ci sarà mai nessuno che voglia assumerne la paternità e sostenerlo”. L'errore, cioè, è errore in quanto riconosciuto e nel momento in cui è riconosciuto è superato. Insomma, nessuno porta avanti e sostiene una tesi pensando che sia sbagliata, e appena riconosce l'errore, questo è già superato. Insomma, lo stesso lavoro che fa oggi il nostro Premier: prima dice una cosa, il giorno dopo la ritratta, ed avendo in questo modo ammesso l'errore, questo è già superato: si passa avanti.
La tesi, come si può immaginare, piacque molto al governo fascista, al punto che nel 1922, con decreto del 31 ottobre lo nominò Ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini. A questa nomina, Gentile rispose con il “Manifesto degli intellettuali del fascismo”.
L'adesione al fascismo fu la causa della rottura con Benedetto Croce con il quale aveva collaborato nella rivista “La critica”. Dall'amicizia fra i due filosofi si passò ad una polemica puntigliosa che durò parecchi anni. Non meno critico Croce fu nei confronti di Martin Heidegger, soprattutto quando il filosofo tedesco, nel 1933, come rettore dell'Università di Friburgo, pronunciò il discorso su “L'autoaffermazione dell'università tedesca”. Il discorso, come prevedibile, suscitò reazioni negative nel mondo filosofico internazionale, e fu bollato da Benedetto Croce, come “indecente e servile”.
In effetti, la filosofia di Gentile, per la sua esigenza di collegare unitariamente tutti gli aspetti della vita pratica dell'uomo, oltre che per il legame mantenuto con il pensiero di Hegel e della destra storica, culminava in una dottrina etico-totalitaria dello Stato. Esso era visto da Gentile come il momento di unificazione della società. Davanti allo Stato individui e gruppi erano come il “relativo”, di fronte all'assoluto. Stesso discorso può essere fatto oggi. Tutto è relativo tranne il premier. Alla luce di questa visione filosofica dello Stato e dell’individuo, si capisce come il pensiero politico di Gentile possa essersi connesso strettamente col fascismo e con la visione mistica della patria.
Era naturale quindi, che al filosofo di Castelvetrano venisse affidato il compito di riformare l'assetto scolastico ispirandosi all’ideologia politica prevalente nel Paese. Riforma della scuola che, per alcuni versi è ancora valida. Gentile infatti, estese l’obbligo scolastico fino all'età di 14 anni con un corso elementare della durata di 5 anni, creò l’istituzione di scuole speciali per handicappati sensoriali della vista e dell’udito, istituì l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica, e la creazione dell’istituto magistrale per i maestri elementari.
Nel 1943 Gentile fece atto di pubblica adesione alla Repubblica di Salò e un anno dopo venne ucciso davanti la sua casa a Firenze lasciando una serie di scritti filosofici e studi sulle tradizioni culturali delle varie regioni italiane, fra i quali un emblematico “Il tramonto della cultura siciliana”.
Oggi, si potrebbe scrivere un saggio su: Il tramonto della cultura italiana.

mercoledì 28 ottobre 2009

ADDIO ALLA LIBERTA' DI INFORMAZIONE?


Nel caso Marrazzo c'è una cosa che mi ha colpito e mi ha fatto ricordare quel grande comico americano Lenny Bruce che durante una sua performance, prima di essere denunciato varie volte per oscenità, dichiarò che “l'informazione fa il paese forte” più cose si sanno meglio è per tutti. Invece nel caso del presidente della regione Lazio si è avuta la conferma della mancanza di libertà di stampa quando, ricostruendo la vicenda del ricatto, il giornalista di turno ha detto che Berlusconi sapeva, ma aveva rassicurato Marrazzo promettendogli che nei suoi giornali non sarebbe stato pubblicato niente. Il che, al di là della questione Marrazzo, dei suoi gusti sessuali o delle sue scelte, conferma, senza ombra di dubbio che, a parte piccole eccezioni, l'informazione nel Paese viene decisa a tavolino dai proprietari dei giornali e delle Tv, scegliendo, a suo piacimento cosa l'Italia deve sapere e cosa invece non è “necessario” che sappia.
Insomma, questi carabinieri si girano le redazioni dei giornali italiani, parlano con i direttori (compreso il buon Signorini) per vendere un filmato compromettente di un politico. Berlusconi viene avvisato dell'esistenza di questo filmato e decide che quella “informazione” non deve essere data. Domanda: tutti i direttori di testata dei giornali controllati dalla famiglia Berlusconi chiedono il permesso alla pubblicazione di foto o articoli? O è stato solo in questo caso? Vada come vada l'andazzo, quella informazione non s'ha da dare, a conferma che la libertà di stampa in Italia è una utopia.
L'ultima conferma è arrivata dai notiziari di ieri sera, facendo un paragone fra un canale berlusconiano e La7.
Canale5 ha aperto con l'addio di Rutelli al PD, ritenendo quindi che una scelta diversa di un singolo soggetto possa influire sulla stabilità politica di un solo partito (ma secondo me è stato fatto per poter dare a Gasparri la possibilità di ripetere la solita tiritera), la seconda notizia era sul caso Marrazzo (PD) poi si è proseguiti con il presunto scandalo di Firenze (PD) la quarta notizia è stata sull'omicidio del consigliere del PD nel napoletano e... finalmente, la quinta notizia era dedicata al caso Mills, con la Corte D'appello che conferma la condanna e manda il premier (senza il lodo Alfano) a processo. Il giornalista di Canale5, nel suo breve quinto servizio ha detto di sfuggita, quasi impercettibilmente, che nel processo è implicato “anche il premier” guardandosi bene dal fare nome e cognome e chiudendo il servizio molto, ma molto prima dei precedenti, dati con dovizia di particolari.
Cito Canale5 per evitare di citare il recitativo farsesco di Rete4 eletta ormai a simbolo della disinformazione e del lecchinaggio politico.
Ora io credo che, a parte pochi santi, non sappiamo a chi votarci, ma tutta questa vicenda e la situazione in cui vive oggi l'informazione in Italia mi ricorda un'altra performance di Lenny Bruce, quando negli anni 60 diceva che "è molto duro fermare un'informazione, perché la parola in se stessa non ha nessuna conseguenza. Ciò che la costituzione proibisce è un ostacolo al sistema di comunicazione. Non voglio che nessuno limiti il diritto di dire una cosa e sentirla un'altra volta. Perché l'informazione fa il paese forte. Perché la conoscenza della sifilide non è istruttiva? Se non ne sei a conoscenza, e conosci solo le cose buone, e lasciano passare solo le cose buone, diffondendo ciò che essi pensano sia buono, finisci come Hitler".
Oggi, fermare l'informazione è diventato facile. Specialmente se si hanno a disposizione giornali, riviste e TV. Chissà se è nato un altro dittatore?

venerdì 23 ottobre 2009

UN OSPEDALE... TUTTO D'ORO


L'ospedale di Sciacca possiede una mini-riserva aurea. Lo ha scoperto il direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale, Salvatore Olivieri, quando ha ricevuto la telefonata di un funzionario della banca tesoreria del Giovanni Paolo II che chiedeva indicazioni sulla destinazione da dare ad alcuni lingotti d'oro depositati presso l'istituto di credito da alcuni anni.
Una richiesta che lo ha lasciato sorpreso, anche se il mistero è stato subito spiegato dal suo predecessore, Luigi Marano. "Si tratta - ha detto l'ex direttore generale - di un premio che avevamo ricevuto come ospedale tra i più rinomati sul fronte dell'accoglienza nell'ambito di un concorso nazionale". Insomma, come ne il milionario o in qualsiasi concorso televisivo, i premi sulla bravura e sull'efficienza di una azienda ospedaliera non si ricevono in materiale per la farmacia, ma si danno in lingotti d'oro. Per dirla tutta, l'ospedale di sciacca quindi ha partecipato a questo concorso a premi, non sappiamo se lascia o raddoppia, il milionario, I fatti miei, o Vota il tuo ospedale preferito, ed ha vinto, non sappiamo se il primo, il secondo o il terzo premio consistente in un numero imprecisato di lingotti d'oro che l'ex manager dell'ospedale di Sciacca, non potendoli usare nelle corsie, lo ha depositato in banca. D'altronde è vero che l'oro da la vista ai ciechi, ma forse all'ospedale di Sciacca serviva ben altro.
Certo che è veramente incredibile. Sapevamo che c'erano concorsi di tutti i tipi, ma che ci fosse anche un concorso nazionale fra ospedali ci risulta veramente nuovo, ed incredibile, il fatto che i vincitori non ricevano materiale per le proprie strutture ma... lingotti d'oro.
Il peso totale dei lingotti sarebbe di 600 grammi. Oggi la quotazione dell'oro si aggira sui 22 euro al grammo. La mini-riserva dunque avrebbe un valore di 11.000 euro circa. Non certo una grande cifra. Pare comunque che il nuovo manager Olivieri abbia già dato disposizione alla banca di vendere i lingotti e magari, lo diciamo noi, spendano un po' di soldi per lenzuola e ddt contro le zanzare.

POSTO FISSO


Da Micromega

giovedì 22 ottobre 2009

LEONTE: TRE ASSESSORI TECNICI DA SOSTITUIRE


Il tribunale amministrativo regionale ha dicchiarato ammissibile il ricorso elettorale presentato dalla lista Democratica che lo scroso mese di giugno ha partecipato alle elezioni comunali in appoggio al sindaco Vito Bono. La lista non ha raggiunto il quorum per soli due voti ed ha presentato ricorso, patrocinato dall'avvocato Leonardo Cucchiara. Su questa vicenda abbiamo ascoltato l'ex consigliere comunale ed ex assessore Fabio Leonte, il quale è andato anche oltre.
"Il sindaco Vito Bono deve rendersi conto che è stata una vittoria politica, e che non può nominare tre assessori tecnici non riconoscendo il ruolo che il PD ha dato a queste elezioni comunali. Queste le dichiarazioni rese dall'ex assessore Fabio Leonte, intervendo oggi alla trasmissione radiofonica di TRS “Radio trampa”. "Indipendentemente da come andrà il conto delle schede, ha continuato Leonte, è giusto che il PD abbia la sua visibilità in consiglio comunale. I tecnici si nominano se c'è bisogno, non come prima scelta assessoriale".
E non è l'unico. Anche Franco Zammuto e Simone di Paola erano sulla stessa lunghezza d'onda. E domenica si va alle urne per eleggere il segretario nazionale, con un PD che è in fase di "guerriglia" con le scelte di Vito Bono anche se, è giusto dirlo, non gli fa mai mancare il sostegno in consiglio comunale.

MEGLIO IL CARCERE CHE LA MOGLIE


Questa notizia, pubblicata dall'Ansa è veramente incredibile.
Preferisce il carcere alla vita coniugale e allora evade dagli arresti domiciliari e si reca alla stazione dei carabinieri. Dopo essere stato processato per direttissima è stato però nuovamente sottoposto ai domiciliari ed è dovuto tornare a casa. La vicenda, dicono i carabinieri, é avvenuta a Villabate, alle porte di Palermo. Santo Gambino, muratore di 30 anni, si è recato dai militari e si è fatto mettere le manette pur di non litigare più con la moglie che per l'ennesima volta l'aveva accusato di non fare nulla per il sostentamento dei due figli minori. I militari l'hanno così arrestato ma dopo il processo è stato costretto a tornare a casa e a riconciliarsi con la moglie che lo attendeva a casa. L'uomo era ai domiciliari dopo essere stato arrestato nel marzo scorso dai militari della stazione di Ficarazzi per abbandono di rifiuti speciali e ingombranti. Gambino era stato infatti sorpreso a scaricare da un autocarro materiale edile.
Insomma, il Gambino torna a casa e dovrà ancora una volta avere a che fare con la moglie. Gli consigliamo un bel divorzio.

mercoledì 21 ottobre 2009

LA CANTINA CENTOPASSI


Il 27 ottobre alle ore 11:00 il Consorzio Sviluppo e Legalità e l´Associazione Libera inaugurano a S.Cipirello in C.da Don Tomaso la Cantina Centopassi.
Lo stabilimento enologico realizzato dal Consorzio Sviluppo e Legalità in un bene confiscato, ai sensi della legge antimafia, a Giovanni Genovese, è stato finanziato dal Ministero dell´Interno DPS grazie ai fondi del PON Sicurezza 2000-2006.
La Cantina, ubicata in un´area estesa 17 mila metri quadri e circondata da altri 6 ettari di terreno anch´essi confiscati alla mafia, è destinata alla trasformazione di uve di alta qualità, bianche (Chardonnay, Catarratto, Grillo) e rosse (Nero d´Avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Perricone) prodotte nei vigneti del Consorzio Sviluppo e Legalità. Ha una capacità di 2100 ettolitri per una produzione finale di circa 350.000 bottiglie l´anno.
La struttura nel suo complesso è composta da un padiglione che ospita il ciclo di produzione con le relative attrezzature e macchinari e, leggermente staccato ma collegato da un'unica copertura, un corpo annesso che comprende l´ingresso al pubblico, gli uffici per l´amministrazione, i locali per il personale, spogliatoi con servizi igienici e un laboratorio di analisi; il tutto composto da semplici forme rettangolari coperte da un soffitto "a botte".
La Cantina Centopassi sarà gestita dalla Cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra, che grazie ad un cofinanziamento dell´Assessorato regionale dell´Agricoltura nell´ambito della misura 4.06 del P.O.R. Sicilia 2000- 2006 ne ha implementato gli impianti di produzione.
La prossima primavera vedrà qui imbottigliate le selezioni monovarietali Centopassi e i blend della linea Placido Rizzotto; qui si porta al pieno delle possibilità l'ambizione delle cooperative che animano Centopassi di produrre vini di alta qualità, che interpretino lo straordinario territorio del Corleonese.
Mi sa che comincerò a bere del... buon vino!

martedì 20 ottobre 2009

RISPOLVERIAMO IL TEATRO MARCHESA


Oggi, martedì 20, nella mia trasmissione radiofonica ho avuto ospite il consigliere comunale del PD Simone Di Paola (secondo ospite del PD dopo Franco Zammuto). Alla domanda sulla politica culturale dell'amministrazione saccense ha risposto riproponendo un vecchio tema: la mancanza di spazi. A Sciacca ci sono almeno sette associazioni culturali che si occupano di teatro, e nessuna di queste può programmare un proprio cartellone invernale per mancanza di uno spazio teatrale o di una struttura. la proposta di Simone Di Paola è quella di acquisire, da parte del comune, il teatro di contrada Marchesa.
Basterà questo ad avere un cartellone culturale per tutto l'anno? Io credo di no, ma si accettano consigli e suggerimenti.

venerdì 16 ottobre 2009

TUTTO STO CASINO... PER UNA TARTARUGA


Cassette audio e le trascrizioni dell'incontro fra Silvio Berlusconi con una escort sono stati pubblicati su Internet. E si riaccende lo scandalo sulla vita privata del primo ministro.
Il quotidiano italiano La Repubblica e L'Espresso, pubblica frammenti di una conversazione nella camera da letto tra il signor Berlusconi e Patrizia D'Addario, la donna che i suoi collaboratori descrivono come una prostituta.
Ms D'Addario, che ha già parlato con i media, sostiene di aver effettuato le registrazioni nel corso di due visite che ha fatto a Palazzo Grazioli, residenza di Berlusconi a Roma, con una serie di altre donne ad ottobre e novembre dello scorso anno . I nastri sono stati presentati come prova per sostenere le sue accuse.
In uno, presumibilmente registrata il 4 novembre, Berlusconi dice alla signora D'Addario di aspettarlo accanto ad un poster che gli è stato donato da Vladimir Putin, il Primo Ministro russo.
Berlusconi : "Io faccio una doccia. . . e poi mi aspetta sul letto grande..., se ha finito prima "
La D'Addario risponde:" Quale letto. . . quello? "
Berlusconi: "Si."
D'Addario: "Oh, com'è bello, con le tende."
Berlusconi non ha negato che la donna andò nella sua residenza, ma ha detto che non sapeva che fosse una prostituta. E non ha fatto commenti sui nastri.
Un'altra conversazione, si presume sia stata registrata il giorno dopo, ha avuto luogo tra la sig.ra D'Addario e Giampaolo Tarantini, l'imprenditore che è sotto inchiesta da parte dei magistrati di Bari con l'accusa di corruzione e favoreggiamento della prostituzione.
Sig.ra D'Addario dice: "Non abbiamo chiuso gli occhi per tutta la notte."
Mr Tarantini risponde: "Posso immaginare, come è andata?"
Ms D'Addario: "Bene, ma non c'era nessun assegno in pagamento".
Mr Tarantini: "Davvero?"
Ms D'Addario: "Giuro. Come mai? Mi hai detto che ci sarebbe stato un assegno a pagamento. Mi ha dato un piccolo regalo, non so cosa, una piccola tartaruga. "
From The Times July 21, 2009
Josephine McKenna in Rome

giovedì 15 ottobre 2009

SINE FRONTERA... IN DIRETTA A RADIO TRAMPA


Il progetto, nasce nel 2001, da un idea di Antonio Resta (voce, chitarra acustica), che insieme a Simone Rebucci (chitarra elettrica) e Riccardo “mabus” Moretti (batteria) da vita a quello che oggi viene definito, uno dei gruppi Folk-Rock più intensi del panorama musicale italiano. Nel 2002 la band è al completo con Fabio Ferrari (basso) Simone Dalmaschio (percussioni) Paolo Sterzi (violino) e Marco Ferrari (fisarmonica). I Sine Frontera sognano un mondo senza muri mentali e frontiere culturali, suonano in ogni dove, il progetto è in costante movimento e viaggia su un ipotetica linea ferroviaria che passa confini e raccoglie strada facendo, storie e musiche di posti lontani. ”Dall’Irlanda al sud America passando per la bassa padana” la forza del gruppo è il live, nel quale la tenacia, l’esperienza e l’amalgama, creano un sound potente e sincero. le partecipazioni ai concorsi nazionali come Arezzo Wave e le frequenti esibizioni live, hanno portato l’attuale formazione a ricevere consensi sempre maggiori, fino ad aggiudicarsi numerosi premi. Nel 2003 esce il loro primo cd “Sine Frontera” e si aggiudicano il ‘Premio Millenaria di Gonzaga (MN) come “miglior qualità espressiva”, nell’estate del 2004 vincono il Casoni Music Live Festival (RE) che li porterà a salire nel novembre dello stesso anno sul palco del M.E.I. Festival (RA) “meeting delle etichette indipendenti”. Il 2005 li vede protagonisto sul palco del teatro Ariston al Mantova Musica Festival, al fianco di artisti come Eugenio Finardi,Yo Yo Mundi, Teresa De Sio, Roy Paci.. Da qui prende vita la fase più concreta della loro carriera : le loro canzoni cominciano a sentirsi in radio e vengono fatte le prime interviste per radio e giornali; aprono i concerti a The Neck, band irlandese capitanata da Leeson O’Keefe (ex Popes al fianco di Shane Mac Gowan). Sempre nel luglio dello stesso anno esce il loro secondo cd “Sola Andata”. Il tour 2006 raggiunge moltissime regioni italiane, tra cui la Sardegna e termina ad Oradea (Romania) per il Fall Festival dove tra le altre cose aprono il grande concerto degli Alphaville, storica band degli anni ottanta. Nel Giugno del 2007 tornano di nuovo sul palco del Mantova Musica Festival questa volta in veste di ospiti, raccolgono tutto il materiale registrato durante la tournèe e pubblicano il loro terzo lavoro discografico “Live Tour”, una raccolta di brani interamante registrati dal vivo, più un inedito,”La Carovana”. Sarà l’album di addio di Riccardo Moretti e Paolo Sterzi, che poco dopo lasciano il gruppo. Successivamente viene riproposta in versione radiofonica “Posizione Orizzontale” già presente sul loro primo album “Sine Frontera” ed entrano nella classifica dei brani più trasmessi dalle “Radio Indi”. A fine anno fanno il loro ingresso nella band Simone Angiuli (violino) e il batterista argentino Daniel Oracio Crocco. Nel corso del tour 2008 i Sine Frontera partecipano al Festival europeo a favore delle popolazioni del Tibet, organizzato a Les Houches (Francia) per “Concert Pour le Tibet”, in concomitanza con l’inizio delle Olimpiadi in Cina. Il 2009 inizia con la realizzazione del loro quarto album “20 Now”.
Il gruppo sarà ospite della trasmissione radiofonica "RADIO TRAMPA" condotta da Accursio Soldano, martedì alle 10.30

mercoledì 7 ottobre 2009

AVVISTATO UN UFO AD AGRIGENTO



26 settembre 2009, nella zona di Monserrato, fra Porto Empedocle ed Agrigento, ad un tratto va via la luce, i lampioni si spengono. Il cielo però è limpido. Verso le 21 nel cielo appare una sfera luminosa, uno di quelli che solitamente vengono definiti con il termine UFO, oggetto volante non identificato. Le foto, scattate da un ex poliziotto della Questura di Agrigento, Gaetano Castellano, oggi in pensione, sono rimaste nel cassetto fino ad oggi. Parlare di UFO non è facile, -ci ha detto- si rischia di non essere creduti, ma di sicuro quello che abbiamo visto non era un aereo, anche perché, subito dopo, è passato un aereoplano ed abbiamo potuto notare benissimo la differenza, sarebbe interessante sapere se il comandante del velivolo, nel suo rapporto, ha segnalato qualcosa di strano. L'oggetto in cielo era di colore grigio argentato e si notava particolarmente per la mancanza di illuminazione pubblica, ha cominciato a muoversi, poi si è messo di lato, rispetto al nostro punto di osservazione ed è andato via velocemente. La cosa strana è che quella sera, e a quell'ora, la luce elettrica c'era in tutte le zone, c’era ad Agrigento, Porto Empedocle, San Leone, esclusa la zona dove si vedeva questo oggetto.

sabato 3 ottobre 2009

IL CIRCO PIERANTONI


C'era un tempo in cui quando arrivava il circo, erano tutti felici. Finalmente arrivava lo spettacolo, con numeri stupefacenti. I loro camion colorati e i clown dipinti sulle fiancate ravvivavano la città. Erano piccoli circhi, ma riuscivano a portare tanta felicità. Nella zona dove abitavo io c'era una piccola piazzetta, e ogni anno, puntualmente arrivava il Circo Pierantoni. Quattro tiranti piantati per terra e via al montaggio del tendone a strisce giallo e blu. La piazza era piccola, ma anche col tendone montato, c'era spazio per il traffico veicolare.
A quel tempo c'era solo un cinema che proiettava a settimane alterne le eroiche gesta di Maciste e di Ercole, e i film di Franchi e Ingrassia, non c'era internet, e in pochi avevano la televisione. Il circo era la novità che tutti aspettavano per un anno intero, e quando arrivava, in quella piazza posta al centro di un complesso di case popolari, la gente si lanciava in una spontanea gara di solidarietà.
Era come se la famiglia si allargasse, come se fossero arrivati i parenti da un'altra città.
Mia madre forniva l'elettricità per le luci lampeggianti della cassa, la nostra vicina di casa lasciava il cancello aperto, ed ogni tanto arrivava qualcuno del circo a riempire un bidone d'acqua, sia per gli animali che per il loro fabbisogno; non ci si poteva permettere il lusso di comprare l'acqua minerale. In cambio, i bambini curiosavano, chiedevano, volevano scoprire i segreti. Come faceva quella bella ragazza a camminare su quel filo posto a due metri di altezza? Qual era il segreto di quel ragazzo che si infilava in bocca una torcia e sputava fuoco? Mi svelò il trucco una mattina, dentro la sua roulotte, e fu per me la fine di un mito.
Ma il Circo Pierantoni era una famiglia, faceva parte della famiglia, di tutti, a volte rimaneva nella stessa piazza per quasi un mese. E ricordo ancora la gente che, seduta su quelle gradinate fatte con tavole di legno, seguiva attentamente, anche alla ventesima replica, “O zappatore”, la Cavalleria rusticana, o la storia di Peppino Musolino, ed alla fine del secondo tempo, quando la recita finiva, tirava fuori dalle tasche i fazzoletti. Poi tutti a casa. Anche oggi il circo aveva concluso il suo spettacolo. Pierantoni era il Mario Merola siciliano.
Giovanni Lozopone, ma come dichiara lui stesso, “nessuno mi conosce con questo nome”, è nato a Marsiglia, in Francia, ma dall'età di 8 anni abita in Sicilia e ha passato tutta la sua vita nel circo. Prima insieme al padre, poi, dal 1961 con un proprio circo regionale, ha cominciato a viaggiare per paesi e città portando in giro il nome di un colonnello della casa di Pinerolo.
“Quando mio nonno morì, cadendo dal trapezio, Rodolfo Pierantoni, anche lui circense e titolare del circo dove lavoravano i miei nonni, si offrì di fare da tutore a mio padre, mio zio e mia zia, che a quel tempo erano giovanissimi. Crescendo con lui, siamo stati, da sempre, conosciuti come i figli di Pierantoni”
Fino al 1993, quando, per ragioni d'età, deise di chiudere la sua attività circense. L'ultima serata è stata a Lentini, con un incasso di 3 milioni: un grande incasso per quei tempi. Quello fu l'ultimo spettacolo del Circo Pierantoni,
Oggi Giovanni Lozopone, meglio conosciuto come Gianni Pierantoni, ha 79 anni, vive a Francofonte dove ha acquistato un piccolo pezzo di terra e ci ha messo su le giostre per i bambini. Ma la tradizione continua, sua figlia Egle adesso fa parte della grande famiglia Togni, mentre noi abbiamo le nostre idee, le nostre identità e i nostri deliri, disseminati in vari blog.

venerdì 25 settembre 2009

GLI SBILENCHI "SPECIALI" DEL COMUNE DI SCIACCA


Chi cura il sito del comune di Sciacca è, per usare un eufemismo, quantomeno disattento, oppure è un autentico burlone, uno di quelli che si diverte e fare scherzi.
Lo abbiamo notato scorrendo le pagine del sito istituzionale e soffermandoci nella sezione dedicata agli “speciali”. Questa sezione viene presentata come “di sicuro interesse ed in continua crescita, dove saranno trattati argomenti non di natura burocratica, ma sarà una zona di cultura per ricordare e far conoscere a tutti gli avvenimenti e gli uomini che hanno veicolato il nome di Sciacca nel tempo.
Bene, andiamo a vedere quali sono gli avvenimenti culturali e quali sono, secondo il parere del curatore del sito, o dell'amministrazione comunale, gli uomini che hanno veicolato il nome di Sciacca. Se vi aspettate la storia di Mariano Rossi, di Giuseppe Licata, di Tommaso Fazello, rimarrete delusi. Per chi cura questa sezione, gli avvenimenti di maggiore interesse culturale che propone la nostra città sono il carnevale e il natale, insomma niente di nuovo sotto il sole.
Ma che la sezione speciale del sito del comune di Sciacca sia una burla, lo si capisce dall'elenco delle personalità. Un miscuglio incredibile. C'è il noto scultore Filippo Bentivegna, al quale sono stati dedicati libri, convegni e si cerca anno dopo anno di rivalutarne la figura, c'è il pioniere dell'aviazione mondiale Giuseppe Bellanca, quasi sconosciuto ai saccensi, ma molto noto nel resto del mondo, e fin qui tutto bene. Insieme a questi è stato inserito il signor Giuseppe Riggio che, secondo le note che lo accompagnano, con tanto di foto, aveva un negozio di abbigliamento e si dilettava a fotografare tanto da crearsi uno studio dilettantistico. Siamo sicuri che il signor Riggio sarà stata una brava persona, che come tutte le brave persone meritano di essere ricordate da amici e familiari, ma che c'entra con Bentivegna e Bellanca e con gli uomini che hanno veicolato il nome di Sciacca nel mondo?
Ma il fatto più eclatante di questa sezione rappezzata, è l'inserimento, nella sezione uomini illustri, di Peppe Nappa. Insomma, gli uomini importanti della città sono Bentivegna, Bellanca, Riggio e Peppe Nappa.
Chi è Peppe Nappa? Qualcuno di voi penserà che è la famosa maschera di carnevale, ebbene no! Se cliccate sopra Peppe Nappa vi ritrovate la foto del sindaco Vito Bono, con relativa descrizione.
Si, siamo sicuri, è sicuramente uno scherzo. Ma consigliamo vivamente al sindaco Vito Bono di far aggiustare il sito, anche perché su internet naviga tutto il mondo, e sarebbe increscioso che qualche utente di Bolzano o di Milano, volendo parlare col sindaco, chiamando il centralino, chieda di Peppe Nappa.

giovedì 24 settembre 2009

IL DIBATTITO POLITICO SU PADRE PIO


L'ex sindaco Pippo Turco è contrario allo spostamento della statua di Padre Pio dal sito in cui si trova, a San Michele. Contrario anche l'ex sindaco Mario Turturici il quale dichiara che “l'avevo detto che non si spostava, chi diceva il contrario faceva solo campagna elettorale”. L'attuale sindaco Vito Bono dice che, malgrado l'approvazione del progetto, con tutte le prescrizioni, la statua di Padre Pio non si sposterà.
Bene. Prendo atto che questo argomento è, allo stato attuale, il massimo dei discorsi politici che questa città propone. Tutti parlano di quella statua di Padre Pio, piazzata al centro di una piazza e contorniata, specialmente nelle sere d'estate, di vecchiette che recitano il rosario che, con un po' di acume, si potrebbe proporre come attrazione turistica del tempo che fu... che è... e forse che sarà.
Ma se il progetto di ammodernamento di quella piazza, che allo stato attuale è un obbrobrio, (divisa in tre parti con differenti modalità di pavimentazione e di materiali usati), perché non spostare una statua? Quale danno si reca ai fedeli che si piazzano davanti la statua a chiedere la grazia? Io credo nessuno! In ogni caso!
Tanto per cominciare, mi sembra che Padre Pio sia l'unico santo che non si trova in chiesa. E' fuori, alle intemperie, sia a San Michele che nel sito dell'ospedale e sarebbe il caso di portarlo nei luoghi deputati al culto, cioè dentro le chiese. Se uno vuol pregare Padre Pio, così come qualsiasi santo a cui è devoto, o lo fa in casa, oppure in chiesa, fermarsi in ogni angolo della città o in pubblica piazza mi ricorda tanto quelle scene in cui il musulmano piazza il tappeto per terra e rivolgendosi a La Mecca si mette a pregare, in qualsiasi posto si trovi. Ci manca solo che attorno alla statua del santo di Pietralcina ci piazzino le bancarelle di gadget e lumini.
Ma se proprio vogliamo fare un discorso politico-santificante, perché non piazziamo una statua della Madonna del Soccorso in Piazza Scandaliato? Le panchine già ci sono.

martedì 8 settembre 2009

E IO MI FACCIO LA COMPAGNIA...


Finite le serate estive e gli spettacoli, facciamo un breve resoconto con una situazione che è saltata subito agli occhi, non sono dello spettatore, ma anche di tutti i saccensi. E parliamo di teatro. O meglio, di teatro amatoriale.
La compagnia dell’isola guidata da Vincenzo Catanzaro ha messo in scena, “Emozioni al chiaro di Luna” di Vincenzo Catanzaro. La compagnia “Lupus in fabula” guidata da Aldo Craparo ha messo in scena “Il pericolo numero 1” di Aldo Craparo.
L’associazione “porta vagnu” ha portato in scena “L’apparenza inganna” una commedia musicale in due atti di Enzo D’Asaro, il quale ne ha curato anche la regia.
La compagnia teatrale “Teatro Oltre” il cui direttore artistico è Franco Bruno, ha messo in scena un lavoro di Franco Bruno dal titolo “per amicizia, per onore e per amore”.
La compagnia Music3 di Monte e Di Marca, ha messo in scena un lavoro di Salvatore Monte e Antonio di Marca.
Insomma, ogni compagnia teatrale mette in scena opere del proprio direttore artistico che ne cura anche la regia. E a questo andazzo non si sottraggono neppure le compagnie super amatoriali, quelle fatte in parrocchia e quelle costruite a scuola che, pure, avrebbero la possibilità di presentare lavori di grandi autori, analizzare e scoprire nuovi linguaggi, ed invece continuano a proporre lavori di neo registi e autori.
Fatti i conti, a Sciacca abbiamo almeno 6 compagnie di teatro amatoriale che presentano 6 lavori dei loro direttori artistici. Quindi, o a Sciacca abbiamo grandi autori che cercano spazio e si creano le proprie compagnie, oppure abbiamo sei compagnie che hanno paura di Beckett.

martedì 1 settembre 2009

IMPARA L'ARTE E METTILA IN PRATICA


La Provincia Regionale di Agrigento organizza l’11° Edizione del progetto “Impara l’arte” rivolta a 5 giovani inoccupati di età compresa fra i 16 e i 25 anni, che abbiano assolto all’obbligo scolastico, residenti nella provincia di Agrigento. Il progetto consentirà ai giovani di partecipare a 5 corsi di formazione pratica in laboratori artigianali della provincia della durata di sei mesi.
La formazione dei giovani sarà affidata a 5 Artigiani, regolarmente iscritti presso la C.C.I.A.A. di Agrigento, il cui laboratorio sia in regola con il D. L.vo n.° 626/94, ciascuno dei quali dovrà addestrare un giovane, scelto dalla Provincia a seguito di apposita selezione. Agli artigiani affidati verrà concesso un finanziamento complessivo di € 4.000,00, dei quali € 3.000,00 per l’indennità da corrispondere ai giovani partecipanti ( mesi 6 x € 500.00 x n. 1 giovane ) e € 1.000,00 per pagamento oneri assicurativi, rimborso spese per materiale utilizzato, incentivo maestro - istruttore e spese varie di esercizio. Alla domanda dovrà essere allegata una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà che indichi la categoria di iscrizione alla Camera di Commercio e la relativa decorrenza, nonché la conformità del proprio laboratorio al D.L.vo n.626/94 e successive modifiche ed integrazioni.
La domanda redatta in carta semplice, dovrà essere inviata alla Provincia Regionale Settore Promozione turistica – Attività economiche e produttive, Piazzale Aldo Moro, 1

giovedì 27 agosto 2009

ARTICOLO DELLA RIVISTA "VISION"


Jerry Italia, collega del periodico "Vision" che è pubblicato a Gela, ha voluto farmi questa intervista.

15 MINUTI ALLO SCIACCA FILM FEST


domenica 30 agosto18.00 sala degli archi. CONCORSO CORTOMETRAGGI: III BLOCCO (repliche)

18.00 sala dell’albero. CONCORSO DOC: UN METRO SOTTO I PESCI (replica) di Alessandro Rossi, Italia 2006, 56’

19.30 sala dell’albero. SPAZIO TV: VADO ALLA MARINA… E TORNO di Calogero Parlapiano e Massimo D’Antoni, Italia 2009, 30’

a seguire: 15 MINUTI: STORIA DI MARCO MARCHESE GIOVANE SEMINARISTA di Accursio Soldano, Italia 2008, 15’

20.00 sala dei palchi. CINEMA INVISIBILE: LASCIAMI ENTRARE di Tomas Alfredson, Svezia 2008, 114’

20.00 sala degli archi. SPAZIO SICILIA: L’ISOLA CHE E’ IN ME: IN VIAGGIO CON VINCENZO CONSOLO di Ludovica Tortora De Falco, Italia 2008, 75’

21.00 sala Luna Cine campidoglio Multisala. CINEMA INVISIBILE: VALZER CON BASHIR (replica) di Ari Folman, Germania, Francia Israele 2008, 87’

21.00 cortile orquidea. EVENTI: VINYLIKA IN CONCERTO

22.00 arena giardino. CERIMONIA DI PREMIAZIONE

a seguire: GRAN TORINO di Clint Eastwood, USA 2008, 116’

sabato 8 agosto 2009

LA LINEA VERDE DELLA VOCAZIONE TURISTICA


a Menfi, Fausto Leali e a Sciacca Don Bachy, non si può certo dire che la linea verde della canzone italiana abiti da queste parti, ma, come si dice, chi si accontenta gode e per i nostalgici riascoltare le vecchie canzoni italiane e i vecchi successi fa sempre piacere. Un po' come è successo lo scorso anno con i variopinti vecchietti dei Cugini di campagna, quando la piazza Scandaliato era piena per ascoltare Anima mia. Finito il pezzo, la piazza si spopolò. Magari, in mezzo a tanta musica discotecata, riascoltare gli angeli negri o Poesia farà bene alle coronarie.
Il concerto di Fausto Leali si terrà in piazza Vittorio Emanuele a Menfi. A Sciacca invece, il primo appuntamento musicale dell’estate saccense è previsto in piazza Scandaliato con il concerto del mitico Don Backy.
Insomma, c'è un punto in comune (oltre alla musica). Nei paesi della provincia di Agrigento ci si accontenta del cantante di turno. E così, mettiamo una pietra tombale sulla vocazione turistica. per favore, non parliamone più.

venerdì 7 agosto 2009

A.A.A. SPAZZINO CERCASI

AAA spazzino cercasi, anche lavoratore socialmente utile o male che va opratore ecologico, insomma, qualcuno che ogni tanto dia una pulita nei quartieri del porto, nella via caricatore, dopo giornalmente i turisti passano per recarsi a vedere i pescherecci, dove gli abitanti convivono con piccoli scarafaggi e piante che screscono tranquillamente, e dove gli abitanti del quartiere preferiscono non uscire da casa per paura di beccarsi qualche malattia.
Siamo nella zona del porto, la stessa zona dove l’assessore Piazza, nei giorni scorsi, ha invitato la gente a rispettare le ordinanze e le norme esistenti per la sicurezza, l’igiene e
il decoro dell’area portuale con lo scopo di migliorare gli standard di vivibilità di un popoloso quartiere, di un vasto luogo di lavoro e di un importante sito di attrazione turistica. Ebbene, allo stato attuale l’attrazione turistica è data dai cumuli di immondizia e dalle erbacce che crescono ai lati della scalinata.
In quella zona, inoltre, l’assessore Piazza ricordava che dovrebbe esserci una ordinanza che disciplina la circolazione veicolare “al fine di evitare pericoli e intralci, salvaguardare la sicurezza delle persone e migliorare la fruibilità del porto”. Fermo restando che a pochi interessa il traffico veicolare che, in un modo o nell’altro è sicuramente meno caotico della via Marx nelle ore serali, quel che conta è la mancanza totale di pulizia e la scomparsa di quelli che una volta si chiamavano spazzini, che poi si sono chiamati operatori ecologici, e che oggi fanno parte della tradizione popolare.

martedì 21 luglio 2009

C'ERA UNA VOLTA ...L'AZZURRO FEST

Organizzata dal Comune di Sciacca, lo scorso anno, il 15 luglio cominciava una tre giorni dedicati alla promozione del pesce azzurro. Si trattava di appuntamenti dedicati a pesca, artigianato, arte, gastronomia, con convegni, mostre e spettacoli. La manifestazione era stata denominata "Azzurro Fest", e si è svolta all´interno del complesso monumentale "Santa Margherita" di via Incisa.Il workshop, che ha riscosso un notevole successo di pubblico, verteva sui temi scientifici legati alle risorse ittiche, alle tecniche di pesca e produzione, alle proprietà salutari e benefiche. Tutte le aziende produttrici saccensi ed il pubblico incontrarono docenti universitari e studiosi dell´Icram- l'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, ed esperti del settore.Le aziende produttrici avevano preparato stand dove era possibile degustare i prodotti del mare.
Ebbene, come ogni buona manifestazione che si rispetti e che possa avere un continuum nel tempo, anche Azzurro fest si è conclusa alla prima edizione. Nessuno sa che fine abbia fatto, o almeno, sino ad oggi non si hanno notizie di una riproposizione. Centro storico desolatamente deserto.
E' il solito discorso: organizzare manifestazioni che durino un solo anno e che, per un motivo o per l'altro non vengono riproposte. Qual è il motivo di questo? Mancanza di organizzazione? Giunta appena insediata e presentata?
Aspettiamo che l'estate finisca, mentre gli altri organizzano premi letterari, (S. Margherita Belice), rassegne teatrali (Cattolica Eraclea) e concerti (Agrigento).

venerdì 10 luglio 2009

DA PARTITO DEMOCRATICO A POVERI DIAVOLI


Come ha detto un mio amico, “il PD perde anche quando vince”, o presume di aver vinto. La scelta del segretario cittadino Coco di non fare l’assessore, ha di fatto azzerato la presenza del PD in giunta, a favore di “tecnici” e di cusumaniani. Gianfranco Vecchio ha un assessorato, Filippo Bellanca la presidenza del consiglio e il PD ha il mal di pancia.
Avevano un assessore designato, Vincenzo Marinello, e non è stato riconfermato, per decidere chi dovesse prendere il posto di Coco, i saccensi se ne sono andati ad Agrigento a farsi dire cosa dovevano fare, nel frattempo Stefano Girasole si auto-sospendeva dal partito, ed alla fine la scelta era caduta sul “socialista” Enzo Sabella che è stato bocciato da Vito Bono, il quale ha mantenuto fede al suo “io sono indipendente”.
La domanda è: il PD a Sciacca conta qualcosa? I suoi dirigenti hanno voce in capitolo nella politica cittadina? E perché tutto ciò che è stato proposto dall’MPA è stato accettato e quello proposto dal PD è stato bocciato? Ma la domanda clou è: perché Vito Bono ha bocciato Enzo Sabella, persona che lo stesso PD aveva indicato a sostituire Coco?
In ogni caso, gli assessori adesso sono sei, quindi si può cominciare a lavorare con il beneplacito di Di Mauro e di Cusumano, che hanno manifestato tutta la loro gioia attraverso lettere e comunicati stampa di reciproca soddisfazione. Per i Poveri Diavoli ci saranno tempi migliori. Magari, per la rinascita del partito a Sciacca, Pippo Turco chiederà la tessera del partito, oppure ci si riunisce, con una manifestazione aperta a tutti e si cambia... rotta, prima della rottura totale.

lunedì 6 luglio 2009

VIA DEGLI ANARCHICI CAPPUCCINI


In via Cappuccini, sono state rifatte le strisce pedonali che, teoricamente dovrebbero servire ai pedoni per attraversare la strada quando il semaforo verde lo consente. Alcuni giorni prima erano state fatte le strisce che delimitano la zona in cui si può parcheggiare accanto al marciapiede. Queste, dovrebbero servire all’automobilista per parcheggiare tranquillamente. E invece bastano pochi minuti di ripresa televisiva, sia essa di mattina o di pomeriggio, o stare fermi a guardare, per dimostrare che la via cappuccini è il simbolo dell’anarchia del senso civico.
Automobili parcheggiate fuori dalle strisce che delimitano il parcheggio, con mezza ruota sul marciapiede, ed altra ruota a invadere la corsia di marcia, altri che parcheggiano tranquillamente sopra le strisce pedonali ed un’area riservata ai pedoni, con tanto di cartello, piena di automobili e scooter. Senza contare le numerose infrazioni al codice della strada, con auto parcheggiate davanti le entrate delle banche o sopra i marciapiedi con l’automobilista pronto a dire il fatidico “rimango solo 2 minuti”. Frase che non dirà mai perché in via cappuccini, zona di ingresso nella città ad alta densità di traffico veicolare e piena di negozi, un vigile urbano non c’è, non sanno cosa sia, non si vede.
Ma non sono solo gli automobilisti ad essere indisciplinati. Non meno colpe hanno i pedoni, che, incuranti del semaforo attraversano la strada quando gli pare più comodo, anche a semaforo rosso e molto lentamente. Insomma, alla maggior parte dei pedoni che transitano in via cappuccini, di rispettare i segnali stradali non gliene frega proprio niente.
Senza contare l’inquinamento acustico, con clacson di tutti i tipi che, a partire dalla mattina strombazzano a volontà. Insomma, se si vorrà mettere mano alla toponomastica, si può cambiare via dei cappuccini, in via dell’anarchia. Se non altro, sapremo che in quella zona sono tutti anarchici.

martedì 16 giugno 2009

UN SALUTO A IVAN DELLA MEA

È morto sabato notte all'ospedale San Paolo di Milano il cantautore, poeta e scrittore Ivan Della Mea. Aveva 69 anni. La cerimonia per dargli e l’ultimo saluto è stata oggi, presso il Circolo Arci Corvetto, di cui è stato presidente, in via Oglio 21 a Milano. Non molto famoso per molti, ma un mito per alcuni. Comprai il primo disco di Ivan della Mea a Brescia, durante una "festa dell'unità", poi altri titoli, ma quello che amavo di più era il suo disco "il rosso è diventato giallo".
Nato a Lucca il 16 ottobre 1940, si era presto trasferito a Milano dove, insieme a Gianni Bosio, fu tra i fondatori del Nuovo canzoniere Italiano. Dagli anni '90 era direttore dell'Istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino.
Insieme a personaggi come Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Della Mea con i Dischi del Sole, una collana fondamentale per la cultura italiana, ha documentato una stagione in cui la musica accompagnava, da un lato, i fermenti giovanili degli anni '60 e, dall'altro, testimoniava dello stretto legame tra la politica della sinistra e le lotte del nostro Paese. A quel tempo, alla fine degli anni 70 io viaggiavo fra Sciacca e Brescia, e avevo una idea precisa della sinistra. Erano i tempi delle lotte, degli articoli sul quotidiano "L'Ora" e di qualche telefonata di "minacce". Oggi siamo ridotti al "democratico" che per fortuna, non è ancora "cristiano"

Il suo vero nome era Luigi e la sua attività si è svolta pressoché interamente a Milano, dove si era trasferito giovanissimo e dove ha cominciato a scrivere canzoni. Di quel periodo, il brano più famoso è Cara Moglie. Per la sua carriera di autore e di militante l'incontro fondamentale è stato quello con Gianni Bosio. Negli anni '90 è stato anche il direttore dell'Istituto De Martino, uno delle più prestigiose istituzioni dell'antropologia musicale italiana. Tra i titoli più famosa della sua discografia il Rosso è diventato giallo, Se qualcuno ti fa morto, La nave dei folli, La piccola ragione di allegria.

Un saluto al grande Ivan Della Mea, che ha accompagnato con i suoi disci, insieme a Claudio Lolli e pochi altri, la mia gioventù.

lunedì 15 giugno 2009

NON C'E' DUE SENZA TRE?


Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad il 25 maggio 2008 ha detto che le relazioni del suo Paese con l'Italia «sono buone”. Insomma, detto dall’ex pasdaran della rivoluzione di Khomeini, che partecipò nel 1979 al sequestro di 444 ostaggi americani nell’ambasciata a Teheran, c’è da credergli. Anche se la sua “vacanza romana” non è stata da ricordare.
Muammar Gheddafi che ha concluso da poco la sua vacanza a Roma, è venuto in Italia per "dare seguito al consolidamento delle relazioni tra i due Paesi, dopo la firma del Trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia il 30 agosto dello scorso anno a Bengasi da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il colonnello". Anche qui, proteste. Però è venuto in Italia.
Adesso ci manca solo il generalissimo Than Shwe, capo della giunta militare in Birmania che viene in Italia ad incontrare il nostro premier, e forse, finalmente, molti capiranno che stiamo andando verso una repubblica di chiaro stampo fascista.

venerdì 12 giugno 2009

COLA PESCE ESISTE DAVVERO

di Accursio Soldano
Se navigando per il mediterraneo, lungo le coste della Sicilia, vi imbatterete in una forma strana di pesce, non preoccupatevi, potrebbero essere i figli di Cola e di una Ninfa. Perché, gli uomini pesce esistono veramente e già nel 1726, uno studio ne accertava l’esistenza.
In verità le leggende che riguardano la Sicilia sono molte. Secondo il poeta Pindaro (Pitiche, I, versi 13-28), come già Eschilo (Prometeo incatenato, versi. 351-372), il gigante Tifeo giaceva sotto l'intera regione compresa tra l'Etna e Cuma, collegando in questo modo i fenomeni vulcanici campani con quelli della Sicilia.
La leggenda dice che la Sicilia è sorretta da questo gigante, che osò lottare contro Zeus e impadronirsi della sede del cielo. E per questo motivo venne condannato a questo supplizio. Sopra la sua mano destra stava Peloro (Messina), sopra la sinistra Pachino, e mentre Lilibeo gli comprimeva le gambe, sopra la testa era posato l'Etna. Le eruzioni del vulcano, secondo la leggenda, erano dovute alla rabbia di Tifeo che dal fondo del mare proiettava sabbia e vomitava fiamme dalla bocca. Spesso si sforzava di smuovere il peso e di scrollarsi di dosso le città e le grandi montagne: allora la terra tremava. Il mito di Tifeo, venne citato e sfatato, addirittura da Dante Alighieri che lo inserì nella sua Divina Commedia in una quartina nell'ottavo canto del Paradiso.
Ma a sfatare ancor di più questa leggenda, arrivò un frate spagnolo, Benito Jeronimo Feijo che rivisitando le leggende siciliane scrisse un'opera in nove volumi pubblicati dal 1726 al 1740 e arrivò a sostenere l'esistenza degli uomini-pesci. Questi, in linea di principio, secondo le teorie del monaco, sono veri e propri esseri umani che un bel giorno hanno risposto alla chiamata delle acque.
Nel sesto volume del suo “Teatro Critico Universal”, pubblicato nel 1726, il frate abbonda in dettagli e addirittura svela i nomi di coloro che in qualche modo gli hanno fatto perdere quel carattere di scetticità che lo accompagnava, fino ad ammettere la possibilità dell'esistenza degli uomini pesce. Al punto che, per giustificare la leggenda di Francisco de La Vega, l’uomo-pesce di Lierganes, il frate porta come esempio, la storia di Cola Pesce.
La leggenda racconta che, Cola passava più tempo in mare che sulla terra ferma. Conosceva le ninfe e seguiva le sirene. Per questo motivo, i messinesi lo chiamarono Cola Pesce. Federico II, avendo ricevuto notizie delle strabilianti imprese di questo ragazzo, lo volle mettere alla prova promettendogli grandi doni e la mano della principessa se avesse superato tre prove. Il re, dal Palazzo Reale, gettò una prima volta, nel tratto di mare sottostante, un vaso d'oro e invitò Cola Pesce a ripescarlo. Il pescatore, dopo essersi tuffato, riaffiorò con in mano il vaso d'oro lanciato una prima e una seconda volta.
Al terzo tentativo, che era quello decisivo, Cola Pesce rimase in fondo al mare e non riapparve più in superficie. In realtà egli non era morto ma successe che, giunto in fondo al mare, si era accorto che una delle tre colonne, la colonna Peloro che, secondo la leggenda era sostenuta da Tifeo, si era incrinata e stava per spezzarsi con la conseguenza che Messina potesse sprofondare da un momento all'altro. Fu così che decise di rimanere in fondo al mare, per sostenere sulle sue spalle la colonna di Capo Pelòro.
Forte di questo racconto, e delle notizie apprese sul conto dell'uomo di Lierganes, fatti i dovuti riscontri con i testimoni oculari dell'epoca, il monaco spagnolo, lasciando da parte ogni inclinazione verso i dettami della dottrina della Chiesa, arrivò ad ammettere l'esistenza degli uomini pesce.
Secondo Feijoo, ad una naturale inclinazione verso il mare ed una speciale predisposizione per il nuoto, si aggiunge la pratica continuata, tanto dell'esercizio natatorio come della ritenzione della respirazione. Tutto questo porta a risultati sorprendenti, come quelli che riuscirono ad ottenere Francisco de la Vega e Cola Pesce. Che esistono veramente e vivono nelle profondità degli oceani.
In più, accertata la possibilità di esistenza di questi individui, secondo il monaco spagnolo risulta naturale che uomini e donne con queste abilità, avessero dato vita ad una razza di uomini-pesce.
Insomma, nel mediterraneo, ancora oggi ci si può imbattere in strani esseri, metà uomo e metà pesce. Niente di anormale: potrebbero essere i figli di Cola e di una Ninfa.

giovedì 11 giugno 2009


di Accursio Soldano
Vito Bono, elegante medico, con la passione di camminare a piedi, comprare i giornali all’edicola Coco di via cappuccini e fare colazione nel bar di fronte, (pagando sovente caffè, più per gentilezza e bontà d'animo che per altro) è il nuovo sindaco di Sciacca ed è stato eletto direttamente al primo turno ottenendo il 51,5% dei consensi.La candidatura di Vito Bono, supportata da 5 liste, ha avuto la meglio su quelle di Mario Turturici, sindaco uscente e appoggiato dal PdL, che ha avuto il 33% dei voti, su quella di Giuseppe Bono, a capo della lista “Bono Sindaco” che ha superato il 6 %, su quella di Alfredo Ambrosetti, esponente dell’UdC che ha realizzato il 5,7%, su quella dell’avvocato Stefano Scaduto della lista “Popolari per Sciacca” (1,9%) e su quella, infine, di Simone Lucchesi Palli, candidato dell’IdV che, supportato dal deputato nazionale Ignazio Messina arriva solo all’1%, segnando la fine (almeno a Sciacca) dell'influenza messiniana.

Ma, a dispetto di quel che si possa pensare dai numeri, non è stata una battaglia politica. E’ stata la lotta fra il sindaco uscente Mario Turturici, accompagnato da diffusi commenti di "è antipaticu" e Vito Bono, accompagnato dall’epiteto di “bravu cristianu”.

Se lotta politica c’è stata, i simboli dei partiti erano veramente pochi.

Vito Bono ha già ringraziato quanti lo hanno sostenuto ed ha promesso che rimarrà quello di sempre, ossia “un sindaco tra la gente, il sindaco di tutti, anche di quelli che non lo hanno votato, e soprattutto, indipendente”.
Ma c’è un altro dato che accompagna le elezioni saccensi da almeno 20 anni a questa parte. Per battere il centro destra, non deve candidarsi la sinistra, quando l’ha fatto, ha sempre perso. Ha perso candidandosi contro Ignazio Messina che si presentava, prima con un movimento politico, La Rete, e poi con la Lista Messina, ha perso quando la sinistra si è schierata contro Ignazio Cucchiara che ha presentato una lista civica alternativa alla sinistra, ed ha perso contro Mario Turturici cinque anni fa. Siamo seri: l'ultimo candidato a sindaco, veramente di sinistra, è stato Siso Montalbano. Poi solo alieni!
Vito Bono ha dichiarato sin da subito che è il primo sindaco indipendente a vincere le elezioni. Elezioni nelle quali, ancora una volta, la sinistra di Sciacca, che oggi festegia, ha perso in partenza, non presentando neppure il simbolo del partito e con i suoi iscritti disseminati in varie liste. Se c’è qualcuno che ha vinto, parlando di partiti, questo è l’MPA di Marciante e Turco, che con Cusumano e Montalbano formano il “nuovo” che ritorna.
Tutti gli altri candidati si sono spartiti la parte rimanente della torta: accettabili i risultati di Giuseppe Bono e di Alfredo Ambrosetti, deludenti quelli di Stefano Scaduto, molto scarsi quelli di Simone Lucchesi Palli.Adesso, finiti i festeggiamenti, inizia la corsa alle poltrone e alle alleanze. Vito Bono ha dichiarato che è un uomo e un sindaco indipendente, senza nessuna tessera di partito, ed io gli credo perché l'ha dimostrato. Ciò significa che non dovrebbe tenere conto delle alleanze in campagna elettorale e scegliere gente competente in ogni settore della vita pubblica.
Ma naturalmente, tutti, i fantapolitici saccensi di sinistra, centrosinistra, centro del centro sinistra, di centro e di destra, fra poco cominceranno a portare le fatture per riscuotere la poltrona.
Una nota a margine molto personale. Mi sono accorto che il sindaco Vito Bono, nelle due o tre volte che ci siamo visti, mi ha appena accennato un saluto, quasi irritato.
Mi auguro che questo sia dovuto al fatto che IO abbia detto o fatto qualcosa che ha offeso la persona Vito Bono (cosa che non ho mai fatto) e che il passaggio da “accù, vuoi il caffè” ad un saluto appena accennato e infastidito non sia dovuto alla mia scelta di candidarmi in una lista contraria alla sua coalizione. Nel primo caso potrei anche accettare il cambio d'umore, nel secondo, mi verrebbe difficile capirlo.
In ogni caso, chiarisco fin da adesso (nel caso qualcuno avesse questo timore) che non ho nessuna intenzione di “presentarmi” davanti la porta a chiedere l'elemosina. Né come persona e tantomeno come giornalista. Per questo lascio il posto a qualche mio collega abituato alle questue.
Faccio gli auguri di buon lavoro al nuovo sindaco, sperando di incontrare al bar Vito Bono.

lunedì 8 giugno 2009

LA "COSA BERLUSCONI" VISTO DA SARAMAGO


di Josè Saramago (Premio Nobel per la letteratura)

No veo qué otro nombre le podría dar. Una cosa peligrosamente parecida a un ser humano, una cosa que da fiestas, organiza orgías y manda en un país llamado Italia. Esta cosa, esta enfermedad, este virus amenaza con ser la causa de la muerte moral del país de Verdi si un vómito profundo no consigue arrancarlo de la conciencia de los italianos antes de que el veneno acabe corroyéndole las venas y destrozando el corazón de una de las más ricas culturas europeas. Los valores básicos de la convivencia humana son pisoteados todos los días por las patas viscosas de la cosa Berlusconi que, entre sus múltiples talentos, tiene una habilidad funambulesca para abusar de las palabras, pervirtiéndoles la intención y el sentido, como en el caso del Pueblo de la Libertad, que así se llama el partido con que asaltó el poder. Le llamé delincuente a esta cosa y no me arrepiento. Por razones de naturaleza semántica y social que otros podrán explicar mejor que yo, el término delincuente tiene en Italia una carga negativa mucho más fuerte que en cualquier otro idioma hablado en Europa. Para traducir de forma clara y contundente lo que pienso de la cosa Berlusconi utilizo el término en la acepción que la lengua de Dante le viene dando habitualmente, aunque sea más que dudoso que Dante lo haya usado alguna vez. Delincuencia, en mi portugués, significa, de acuerdo con los diccionarios y la práctica corriente de la comunicación, "acto de cometer delitos, desobedecer leyes o patrones morales". La definición asienta en la cosa Berlusconi sin una arruga, sin una tirantez, hasta el punto de parecerse más a una segunda piel que la ropa que se pone encima. Desde hace años la cosa Berlusconi viene cometiendo delitos de variable aunque siempre demostrada gravedad. Para colmo, no es que desobedezca leyes, sino, peor todavía, las manda fabricar para salvaguarda de sus intereses públicos y privados, de político, empresario y acompañante de menores, y en cuanto a los patrones morales, ni merece la pena hablar, no hay quien no sepa en Italia y en el mundo que la cosa Berlusconi hace mucho tiempo que cayó en la más completa abyección. Éste es el primer ministro italiano, ésta es la cosa que el pueblo italiano dos veces ha elegido para que le sirva de modelo, éste es el camino de la ruina al que, por arrastramiento, están siendo llevados los valores de libertad y dignidad que impregnaron la música de Verdi y la acción política de Garibaldi, esos que hicieron de la Italia del siglo XIX, durante la lucha por la unificación, una guía espiritual de Europa y de los europeos. Es esto lo que la cosa Berlusconi quiere lanzar al cubo de la basura de la Historia. ¿Lo acabarán permitiendo los italianos?

Articolo di El Pais 6 giugno 2009


Non vedo che altro nome si possa dare. Qualcosa di pericolosamente vicino ad un essere umano, una cosa che fa festival, organizza orge in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, è un virus che rischia di essere la causa di morte nel paese della morale, se non un grande inizio di vomito nella coscienza degli italiani, prima della fine, riempiendo le vene di veleno per distruggere il cuore di una delle le culture più ricche in Europa.

I valori fondamentali della convivenza umana sono calpestati ogni giorno con i piedi viscidi di Berlusconi, che tra i suoi molti talenti ha la capacità di essere un funambolo delle parole, di invertire l'intenzione e il significato, come nel caso del Popolo della Libertà, che è il nome del partito per l’assalto al potere. L'ho chiamato “criminale” e questa cosa non mi dispiace. Per motivi di natura sociale e semantici che altri possono spiegare meglio di me, il termine reato, in Italia, ha una più forte carica negativa che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.
Per tradurre in maniera chiara che cosa penso della “cosa Berlusconi” ho usato il termine nel senso che la lingua di Dante gli dà normalmente, anche se ho il dubbio che Dante l’abbia mai utilizzato. Criminalità nel mio portoghese, significa, secondo i dizionari e la pratica della comunicazione "atto di commettere reati, rompendo le leggi o le norme morali."
La definizione si basa su Berlusconi “cosa” senza una ruga, senza tensione, al punto da essere come una seconda pelle. Per anni, la cosa Berlusconi ha commesso crimini di gravità variabile. E se non bastasse, non solo disobbedisce alle leggi, ma, peggio ancora, fa fare leggi per salvaguardare i suoi interessi pubblici, privati di politico, d’uomo d'affari, di accompagnatore di bambini. E non vale la pena parlarne in termini di norme morali, poche persone nel mondo e in Italia non conoscono Berlusconi.
Questo è il Primo Ministro italiano, questa è la “cosa” che il popolo italiano ha eletto due volte per servire come modello, questa è la strada verso la rovina dove si stanno trascinando i valori di libertà e di dignità che hanno permeato la musica di Verdi e la politica di Garibaldi, quelli che hanno presentato l’Italia del XIX secolo, durante la lotta per l'unificazione. Una guida spirituale per l'Europa e per gli europei. Questo è quello che la “cosa” Berlusconi vuole buttare in un bidone dei rifiuti della storia. Gli italiani consentiranno questa fine?

sabato 6 giugno 2009

POCHE DONNE, NESSUN EXSTRACOMUNITARIO.


Donne. Si parla tanto di donne in politica, delle quote rosa che dovrebbero esserci e che invece non ci sono, si parla della politica al femminile, e alla resa dei conti, si scopre che le donne, in ambito politico sono sempre una piccola parte. Insomma, una specie di precari della politica.
A guardare le liste per queste elezioni amministrative, si scopre che dei 379 candidati al consiglio comunale, le donne inserite nelle liste sono solo 53, insomma, solo il 14 per cento del totale. Un numero veramente esiguo, ma in linea con tutte le precedenti tornate elettorali. Come a dire, si parla, si parla, ma alla fine, per le donne in politica, almeno a Sciacca, non cambia niente e non c’è spazio. Sembra che la politica, tranne rari casi, sia un fatto prettamente maschile.
La maglia nera va a due liste civiche che appoggiano il candidato Vito Bono. “La tua Sciacca” e “Democratici e liberi”, presentano in lista solo una donna. Insomma nella tua sciacca fatta di persone libere e amanti della democrazia, su 61 candidati, solo 2 solo donne.
Non scherzano nemmeno i popolari per Sciacca, del candidato Scaduto che hanno inserito nella lista solo due donne, mentre PDL, Forza Sciacca e alleanza azzurra, tre liste che appoggiano Mario Turturici, possono contare su un totale di 9 donne. Tre per ogni lista.
Chi può contare su un vero e proprio esercito di donne, è il dandidato dell’Italia dei valori Simone Lucchesi Palli. Nella sua lista, su 21 candidati ben 9 sono donne. Insomma, il 42 % dei candidati appartiene al gentil sesso.
Buon numero anche per Giuseppe Bono che presenta 7 donne in lista, 5 sono nella lista Democratici per Sciacca, 4 nell’MPA e nelle liste autonoma saccense, Impegno comune, e Sciacca al centro.
Sempre 4 è il numero delle candidate al consiglio comunale, inserite nella Lista Casini che presenta come candidato a sindaco Alfredo Ambrosetti.
Non sappiamo quante di queste donne saranno elette al consiglio comunale, ma di certo, ancora una volta, il numero sarà esiguo.
Una nota a margine. Nelle 14 liste, non risulta nessun extracomunitario. Nessuno degli emigrati che abita a Sciacca e che magari lavora in qualche bar o in campagna, si presenta come candidato a sostenere le ragioni di una comunità che, inutile nasconderlo, a Sciacca esiste ed è pure numerosa. E nessun gay dichiarato. Eppure ad Agrigento hanno creato il circolo arcigay. Sarebbe stato interessante avere, un rappresentante in consiglio comunale.

giovedì 23 aprile 2009

RICOSTRUZIONE DA RICOSTRUIRE

di Accursio Soldano
Il terremoto in Abruzzo ha riacceso, negli abitanti della valle del Belice colpita dal terremoto, vecchi dubbi, e riportato alla luce vecchie pratiche lasciate nei cassetti.
Nei paesi dove la ricostruzione, a quarant'anni dal sisma continua ancora, dove in alcune zone manca ancora l'illuminazione pubblica e le fognature, il recente terremoto che ha colpito la regione del centro Italia ha messo paura e posto delle domande: anche le abitazioni costruite dopo il terremoto del Belice sono state fatte usando materiale scadente?.
Nei paesi come Montevago, Santa Margherita Belice, Menfi e in tutti gli altri comuni dove la ricostruzione non è ancora finita, gli abitanti si ritrovano a guardare le loro abitazioni e gli edifici pubblici sperando che la ricostruzione post terremoto sia stata fatta bene e che gli edifici siano stati costruiti seguendo le regole. Ma così non è!
“Tutti i progetti presentati –ci dice il sindaco di Montevago Antonino Barrile che ha fatto parte della commissione ex articolo 5 ed aveva il compito di approvare i progetti– rispondevano alle normative antisismiche. Ma non credo che nessuno abbia mai fatto dei controlli sui materiali che venivano usati e non potrei garantire che al momento della ricostruzione siano state rispettate tutte le normative”.
Insomma, una cosa è il progetto presentato sulla carta ed approvato dalla commissione, altra cosa la messa in opera dello stesso. Nessun controllo da parte di nessuno.
La preoccupazione, che anche al sud, le abitazioni e gli edifici pubblici post-terremoto siano stati costruite male, ormai è diventata quasi certezza. Scuole, edifici comunali, chiese, asili, quasi tutti gli edifici pubblici del piccolo paese montano presentano crepe e, in molti casi, progetti di ristrutturazione presentati alla Regione e finiti nel dimenticatoio.
E se per la procura della Repubblica dell’Aquila l’ipotesi di reato è disastro colposo, eventuali crolli di edifici nei centri storici dei paesi del belice porterebbe a conseguenze ancora più gravi. Perché quelle case, quelle scuole e quelle chiese, costruite dopo il terremoto dovrebbero rispondere a criteri antisismici, dovrebbero essere sicure e figlie di una esperienza disastrosa, ed invece, così sembra che non sia.
A Montevago, paese completamente distrutto dal terremoto e ricostruito in una posizione diversa dall’originaria, i pilastri in cemento armato che sostengono una parte dell’edificio che ospita il comune presentano preoccupanti crepe. Uno di questi, è stato addirittura sostituito da un pilastro in ferro.
“Il problema del centro civico è serio, -ci dice l'ex sindaco Calogero Impastato- l'edificio che ospita il comune è seriamente danneggiato e pericolante. Ci sono dei pilastri collassati. Per evitare il crollo, c'era già stato un primo intervento con il posizionamento di pilastri in ferro ed avevamo presentato un progetto all'assessorato regionale ai lavori pubblici. Ma onestamente non so che fine abbia fatto e in quale cassetto sia stato buttato”
Insomma, malgrado la presentazione di due progetti di ristrutturazione, a Montevago si registra il silenzio da parte della Regione siciliana.
Ma non solo l'edificio comunale. La Chiesa, non ha uscite di sicurezza e gli edifici che ospitano scuole pubbliche hanno già subito interventi di restauro e consolidamento.
“Subito dopo la ricostruzione -continua l'ex sindaco Calogero Impastato- ci siamo accorti che c'erano edifici pubblici pericolanti. La scuola media era in uno stato di pericolo, presentava infiltrazioni d'acqua e siamo intervenuti con la redazione di progetti che poi abbiamo realizzato. Stessa situazione per quel che riguarda la scuola materna. Una cosa è sicura, gli edifici costruiti col denaro pubblico sono stati fatti, probabilmente, sia con materiale scadente, sia, da parte delle imprese, con poca attenzione. O almeno non tanto quanta ne meriterebbe una zona sismica come quella di Montevago.
Eppure, per quel che riguarda le opere pubbliche e private, ci doveva essere una commissione di vigilanza, ci dovrebbero essere prove di laboratorio, commissioni di collaudo, un sistema che garantisce che le imprese siano qualificate, una responsabilità del produttore di calcestruzzo, del costruttore, del direttore lavori. Ma quel che risulta chiaro a tutti è che, nella fretta e nella disperazione della ricostruzione, nessuno ha effettuato controlli e probabilmente molte costruzioni, oggi, come quarant'anni addietro, non resisterebbero ad una eventuale scossa tellurica.
“La situazione è quella che è -ci dice il sindaco Antonino Barrile- per chiudere la pratica servirebbero ancora 17 milioni di euro, ma se teniamo conto che dei 50 milioni previsti dalla Finanziaria Prodi, il governo Berlusconi ne ha tolti ben dodici, parlare di ricostruzione, diventa ridicolo. E' il momento di pensare ad uno sviluppo socio economico, e per questo ci vuole un intervento deciso dello Stato. In caso contrario, anche ricostruire le abitazioni diventa superfluo, perché senza futuro, la gente continuerà ad emigrare”.
Ma se la ricostruzione va avanti, nel marzo del 2006 si è chiuso il capitolo delle baraccopoli nei paesi della valle del Belice colpite dal sisma e se n’è aperto un altro: quello degli affitti a carico del bilancio della Regione.
Le ruspe, su indicazione del Dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana demolirono le baracche ancora in piedi, e procedettero alla riqualificazione delle aree. Un costo di quasi 7 milioni di euro per eliminare definitivamente le baraccopoli esistenti nei comuni di Santa Margherita, Menfi, Vita e Partanna, mentre a Poggioreale e Salaparuta si è proceduto alla bonifica delle aree. Tutte le famiglie che ancora abitavano in baracche sono state trasferite in alloggi privati, con affitto a carico della Regione siciliana. E sono ancora lì.
A Menfi sono quasi 100 le famiglie in attesa della costruzione di 75 alloggi, ma la ditta che si è aggiudicata l’appalto e che doveva cominciare i lavori nel novembre scorso, ha poi rinunciato.
Ma se in questi paesi, dove le baracche avevano il tetto in eternit, il rischio era quello di contrarre malattie polmonari, a Montevago, dove ancora la ricostruzione non è finita, la situazione è diversa. Le vecchie baracche in legno del villaggio “Trieste”, nella maggior parte dei casi sono state trasformate in piccole villette unifamiliari con giardino intorno, buone per le vacanze estive o per brevi affitti mentre quelle del villaggio “Tempo” hanno ancora il tetto in amianto e aspettano solo un’opera di bonifica. Ma nessuno parla di demolizione.