mercoledì 12 novembre 2008

MURI SPORCHI E SANZIONI


Il sindaco Mario Turturici ha illustrato questa mattina ai responsabili delle forze dell'ordine i contenuti del provvedimento per la prevenzione e il contrasto di fenomeni quali atti vandalici, danni al patrimonio pubblico e privato, deturpamento di edifici e manufatti. Si tratta di un'ordinanza che il sindaco di Sciacca, emetterà sulla base del decreto legge del Ministro dell'Interno Maroni, convertito in legge lo scorso luglio dal Parlamento, che reca "misure urgenti in materia di sicurezza pubblica" e attribuisce nuove funzioni e poteri ai sindaci in materia di "sicurezza urbana".

Ed è una ordinanza che scaturisce dalle segnalazioni che la redazione giornalistica di Tele Radio Sciacca ha fatto (con servizi al TG e nella trasmissione 15 minuti) e denunciato. La riunione di questa mattina si è svolta nella Sala Giunta. Presenti, tra gli altri, il dirigente del Commissariato di Polizia Maria Elena Testoni, il maresciallo dei carabinieri Puma, il commissario della Polizia Municipale Nino Guarino, e gli assessori alla Polizia Municipale Mariella Campo e al Patrimonio Giuseppe Caruana.

Fermo restando la giusta presa di posizione del sindaco contro gli atti vandalici, per i quali è ancora da decidere l'ammontare delle sanzioni amministrative da applicare contro chi viola l'ordinanza, che per legge vanno da un minimo di 25 a un massimo di 500 euro, ci si chiede dove dove è andato a finire il senso civico dei saccensi e la buona educazione dei giovani.

LA FAMIGLIA, ... PRIMA DI TUTTO!


Alla famiglia tengono anche loro, chi osava dubitarne? Insomma, poteva il virus di parentopoli risparmiare i deputati regionali? Non poteva. E infatti mogli e figli di parlamentari hanno preso d' assalto i piani alti di Palazzo dei Normanni. Sono entrati nelle stanze del consiglio di presidenza. E anche chi in questi giorni ha issato il vessillo del moralizzatore deve fare i conti con questa "febbre": Paolo Ruggirello, il deputato questore dell' Mpa che ha denunciato pubblicamente tentativi di truffa nella registrazione delle presenze in aula, ha assunto nella sua segreteria non uno ma due stretti congiunti. Ovvero la moglie Maria Concetta Triscari e la figlia Lucia. Per loro un posto da esterni in uno staff che può contare fino a sette addetti non dipendenti dell' amministrazione dell' Ars. Le indennità non sono da capogiro: per pagare tutti i suoi collaboratori, un deputato questore ha a disposizione 14 mila euro lordi ogni mese. Ma Ruggirello ama, evidentemente, essere circondato da persone di fiducia. Di casa. Anche due deputati segretari hanno voluto al loro fianco i parenti. Giuseppe Gennuso, altro esponente dell' Mpa, deputato siracusano che nella scorsa legislatura si incatenò all' interno del Palazzo per sollecitare il completamento del tratto autostradale Cassibile-Rosolini, ha ingaggiato come collaboratore, a spese dell' Ars, il figlio Salvatore. Ed Edoardo Leanza, parlamentare ennese del Pdl, lo ha imitato: assunto il figlio Biagio. Circostanze che spostano lo scenario di parentopoli dagli uffici di gabinetto della Regione (dove tutto ha avuto inizio con le dimissioni della figlia dell' assessore alla Presidenza Giovanni Ilarda) a quelli del Parlamento più antico d' Europa. Un' Assemblea che proprio nei giorni scorsi era stata scossa dall' inusitato invito alla trasparenza lanciato da Ruggirello. Mai, almeno in tempi recenti, si era ascoltato un deputato questore lanciare un' accusa così pesante: Ruggirello aveva denunciato il tentativo di due parlamentari dell' Udc di inserire nel sistema informatico, a seduta d' aula già chiusa, la loro presenza. Un' operazione che i due deputati avrebbero voluto compiere, per intascare il gettone di presenza di 129 euro, attraverso un tecnico della ditta che gestisce i computer a Sala d' Ercole. In seguito alla denuncia, Ruggirello era stato convocato a Palazzo di giustizia dal sostituto Sergio De Montis e la Procura aveva aperto un fascicolo sulla vicenda. Poi il presidente dell' Ars Francesco Cascio è andato personalmente a trovare il procuratore capo Francesco Messineo per consegnargli i documenti relativi alle presenze d' aula. E il consiglio di presidenza, mercoledì scorso, aveva approvato una relazione dei responsabili della società che gestisce il sistema informatico: attesterebbe che il computer non può più accendersi a seduta conclusa. Ma nessuno è in grado di provare che il tentativo di modificare il file delle presenze si sia consumato. E su questa strada potrebbero proseguire le indagini giudiziarie.

Da "La Repubblica"

Emanuele Lauria